{"id":1781,"date":"2005-04-05T00:00:00","date_gmt":"2005-04-04T22:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/humanitasalute.it\/aneurismi-una-ricerca-cergas\/"},"modified":"2024-08-10T09:20:57","modified_gmt":"2024-08-10T07:20:57","slug":"63987-aneurismi-una-ricerca-cergas","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.humanitasalute.it\/prima-pagina-ed-eventi\/63987-aneurismi-una-ricerca-cergas\/","title":{"rendered":"Aneurismi, una ricerca CERGAS"},"content":{"rendered":"<p>Coiling versus clipping. Ossia trattamento endovascolare e trattamento chirurgico a confronto, dal punto di vista economico. E\u2019 questo lo scopo della ricerca effettuata dal CERGAS, il Centro di Ricerche sulla Gestione dell\u2019Assistenza sanitaria e sociale dell\u2019Universit\u00e0 Bocconi, la prima di questo genere svolta in Italia, i cui risultati sono stati presentati nel corso del XX Congresso Nazionale di Neuroradiologia tenutosi a Milano lo scorso settembre. Ne parliamo con la <strong>dott.ssa Aleksandra Torbica<\/strong>, ricercatrice del CERGAS, e con il <a href=\"http:\/\/www.humanitas.it\/ich\/index.cfm?circuit=Oggetti&name=CaricaOggetto&ID=355&modalita=view\" target=\"_blank\" rel=\"noopener\"><strong>prof. Riccardo Rodriguez y Baena<\/strong><\/a>, responsabile dell\u2019Unit\u00e0 Operativa di Neurochirurgia di Humanitas e il <strong>prof. Federico Zappoli Thyrion<\/strong>, neuroradiologo interventista di Humanitas. <\/p>\n<p><strong>L\u2019aneurisma intracranico e i suoi trattamenti<\/strong> <br \/>\u201cL\u2019aneurisma intracranico o cerebrale – spiegano i nostri specialisti – \u00e8 lo sfiancamento della parete di un\u2019arteria cerebrale che ha la forma a sacco. Colpisce prevalentemente soggetti <strong>tra i 40 e i 60 anni<\/strong> ed \u00e8 <strong>silente<\/strong>, ossia non presenta sintomi clinici evidenti fino all\u2019emorragia cerebrale provocata dalla sua rottura, con serie conseguenza per la vita del paziente: circa un terzo muore o resta invalido allo stato vegetativo, un terzo ha un recupero parziale con disturbi neurologici non invalidanti e un terzo ha un recupero completo. In Italia sono circa tre milioni le persone che convivono con un aneurisma (tra il 5 e il 10% della popolazione), di cui due terzi donne. Per questi pazienti si \u00e8 sempre posto il dubbio se intervenire chirurgicamente o meno, convivendo quindi con il rischio della rottura. Grazie a uno studio internazionale, ISUIA (International Study Unrupted Intracranial Aneurysm), \u00e8 possibile quantificare il rischio di rottura di un aneurisma cerebrale e mettere cos\u00ec in risalto le situazioni in cui \u00e8 necessario intervenire. Pare infatti che la rottura di un aneurisma non sia casuale, ma dipenda da fattori quali le dimensioni (se \u00e8 pi\u00f9 grande di un centimetro il rischio di rottura raddoppia) e la localizzazione (gli aneurismi pi\u00f9 rischiosi sono quelli dell\u2019arteria comunicante del cervello, pi\u00f9 profondi e difficili da trattare). <br \/>Nella <strong>chirurgia dell\u2019aneurisma cerebrale<\/strong> se la rottura \u00e8 gi\u00e0 avvenuta si interviene per evitare un secondo episodio, altrimenti si previene con due trattamenti: la <strong>microchirurgia (clipping)<\/strong> e l\u2019<strong>embolizzazione endovascolare (coiling)<\/strong>. L\u2019intervento chirurgico viene effettuato con l\u2019ausilio del microscopio operatorio, che permette al chirurgo di raggiungere l\u2019aneurisma e di escluderlo dall\u2019arteria con una clip permanente di titanio, cos\u00ec che non si possa pi\u00f9 rompere. Un intervento di altissima precisione reso possibile dalle nuove metodiche diagnostiche, che offrono una rappresentazione accurata e precisa dell\u2019aneurisma e del sistema vascolare circostante. Vengono utilizzate la <strong>TAC spirale<\/strong>, che ricostruisce l\u2019immagine in tre dimensioni, e l\u2019<strong>angiorisonanza magnetica<\/strong>, che raggiunge risultati paragonabili a quelli dell\u2019angiografia senza per\u00f2 essere invasiva. <br \/>Con il <strong>trattamento endovascolare<\/strong>, invece, si arriva all\u2019aneurisma tramite un catetere inserito nell\u2019arteria femorale e guidato dal neuroradiologo, che si avvale dell\u2019<strong>angiografia con mezzo di contrasto<\/strong> per rendere visibile il sistema vascolare circostante. L\u2019aneurisma viene quindi riempito di spirali metalliche che determinano la formazione di un trombo. La scelta di questa tecnica viene fatta valutando le caratteristiche dell\u2019aneurisma, lo stato di salute del paziente, l\u2019et\u00e0 e la presenza di un neuroradiologo di provata competenza. Lo scopo \u00e8 quello di ottenere i migliori risultati con il sistema meno invasivo possibile tra quelli a disposizione\u201d. <\/p>\n<p><strong>La ricerca del CERGAS: obiettivi e campione<\/strong> <br \/>\u201cL\u2019obiettivo della ricerca – spiega la dottoressa Torbica – \u00e8 stato identificare, valutare e misurare i costi sanitari diretti associati ai due diversi trattamenti dell\u2019aneurisma intracranico, cio\u00e8 quello endovascolare (coiling) e quello chirurgico (clipping). I pazienti sono stati selezionati in due strutture ospedaliere di Milano, il Policlinico e il San Raffaele, per un totale di 230 pazienti nell\u2019arco di due anni. Questa ricerca rappresenta un primo studio pilota, a cui seguir\u00e0 una ricerca pi\u00f9 ampia, che coinvolger\u00e0 un maggior numero di centri e di pazienti. <br \/>I costi che abbiamo preso in considerazione sono quelli relativi alla prima prestazione ospedaliera per aneurisma e per ciascun trattamento si \u00e8 calcolato il valore medio di consumo delle risorse dei due ospedali. Sono stati esclusi dall\u2019analisi gli aneurismi multipli e quelli giganti, la cui dimensione superava i 25 millimetri. Aneurismi che per la loro tipologia sono soggetti a diverse complicazioni e che quindi potevano introdurre nell\u2019analisi economica i cosiddetti confounding factors dal punto di vista economico, che avrebbero comportato una difficolt\u00e0 nel confrontare i dati a causa di un maggior consumo di risorse. Si \u00e8 cercato quindi di ottenere gruppi di pazienti relativamente omogenei per poter operare un confronto significativo e giungere a conclusioni sensate. <br \/>I dati raccolti relativi al campione riguardavano l\u2019et\u00e0, il sesso, il livello Hunt & Hess (scala internazionale che si utilizza per misurare la gravit\u00e0 di un aneurisma: va da 0 a 5), la dimensione dell\u2019aneurisma (piccolo o grande), la sua localizzazione (anteriore e posteriore), la diagnosi all\u2019ammissione e alla dimissione e le patologie concomitanti. Per quanto riguarda le risorse utilizzate, invece, i dati raccolti concernevano le giornate di degenza (in neurochirurgia e in terapia intensiva), la durata della procedura, lo staff coinvolto, gli esami strumentali effettuati durante il ricovero (Angiografia, <a href=\"http:\/\/www.humanitas.it\/pazienti\/diagnosi\/risonanza-magnetica\/569-risonanza-magnetica\">Risonanza Magnetica<\/a>, <a href=\"http:\/\/www.humanitas.it\/pazienti\/diagnosi\/tac\/772-tac\">TAC<\/a>, AngioRM), il materiale utilizzato durante la procedura e le diverse procedure effettuate durante il ricovero. <br \/>La valutazione dei costi \u00e8 stata effettuata secondo la procedura microcosting. Questo approccio, considerato \u201cgold standard\u201d nelle valutazioni economiche, si articola in due fasi: nella prima si raccoglie la quantit\u00e0 delle risorse utilizzate come unit\u00e0 fisiche (giorni di degenza, durata della procedura in minuti, numero di persone dello staff coinvolte, numero di esami effettuati…); nella seconda fase si valutano le risorse, moltiplicando quindi i dati raccolti con i costi unitari, ottenuti dalla contabilit\u00e0 analitica dei due ospedali che hanno partecipato alla ricerca\u201d. <\/p>\n<p><strong>Risultati e conclusioni<\/strong> <br \/>\u201cLa voce di costo che ha avuto l\u2019impatto pi\u00f9 rilevante sul risultato finale (costo totale) – prosegue la dottoressa Torbica \u2013 \u00e8 la degenza, risultata di 11,17 giorni in neurochirurgia e 2,37 giorni in terapia intensiva per paziente con la procedura coiling (endovascolare) e di 19,04 giorni in neurochirurgia e 6,9 giorni in terapia intensiva con il trattamento clipping (chirurgico). Il differente risultato non \u00e8 dovuto solo alla procedura prescelta, ma anche al fatto che nei due gruppi confrontati erano presenti pazienti con diversi livelli H&H, cio\u00e8 di gravit\u00e0 dell\u2019aneurisma, che necessitano di giorni di degenza diversi. Analizzando per\u00f2 i risultati per ogni livello di H&H, si osserva comunque una tendenza tra i pazienti trattati con la procedura coiling a una minore degenza. <br \/>Il trattamento chirurgico \u00e8 quello che presenta i maggiori costi per quanto riguarda la degenza, in modo significativo, e il personale e la sala operatoria impiegati, mentre il trattamento coiling risulta pi\u00f9 costoso per quanto concerne il materiale utilizzato e, in misura minore, gli esami effettuati. <br \/>Una delle motivazioni che ha spinto ad effettuare questa analisi dei costi \u00e8 proprio il costo del materiale utilizzato nel trattamento endovascolare. In generale l\u2019impatto immediato dell\u2019introduzione di una nuova tecnologia \u00e8 il suo prezzo d\u2019acquisto; la valutazione economica ha l\u2019obiettivo di identificare, misurare e valutare tutte le risorse che si utilizzano per la sua erogazione, non solo il suo prezzo di mercato. L\u2019obiettivo di queste analisi \u00e8 proprio quello di informare i decisori sul fatto che le loro scelte hanno un impatto economico che va oltre il lato finanziario (prezzo d\u2019acquisto). <br \/>Il costo totale per paziente \u00e8 risultato di 17.343,31 euro per la procedura coiling e di 25.372,40 euro per la procedura clipping. Questo risultato, pur non significativo dal punto di vista statistico, vista l\u2019esiguit\u00e0 del campione considerato, indica tuttavia una tendenza a un minor consumo di risorse da parte della procedura endovascolare. <br \/>Tali risultati, che non permettono di trarre conclusioni robuste dal punto di vista statistico, portano alla necessit\u00e0 di allargare il campione, sia in termini di numero di pazienti che di centri ospedalieri. Inoltre, al fine di stimare il costo totale per paziente, sar\u00e0 necessario considerare altri costi oltre a quelli ospedalieri e dovr\u00e0 includere anche un periodo di follow up, comprendente ad esempio i controlli periodici e le eventuali recidive. Uno studio pi\u00f9 ampio \u00e8 in programma e avremo modo di presentarvi i risultati che ne deriveranno\u201d. <br \/>\u201cLa ricerca \u2013 concludono i nostri specialisti \u2013 \u00e8 di estrema importanza se si considera da un lato l\u2019elevato costo della assistenza sanitaria nei paesi industrializzati, dove la ricerca tecnologica continua a produrre sempre nuove, pi\u00f9 sofisticate e costose apparecchiature; e dall\u2019altro l\u2019elevato costo sociale delle malattie cerebrovascolari con alta incidenza di complicanze invalidanti. Un ospedale moderno \u00e8 una complessa macchina organizzativa che assorbe risorse per erogare servizi e soltanto l\u2019ottimizzazione nell\u2019impiego delle risorse mediante un\u2019attenta analisi del rapporto costo-beneficio permetter\u00e0 di contenere i costi di una assistenza sanitaria che incide in maniera sempre pi\u00f9 rilevante sul bilancio\u201d. <\/p>\n<p>A cura di Elena Villa <\/p>\n<p><em>Nella foto, il prof. Riccardo Rodriguez y Baena<\/em><\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"<p>Trattamento endovascolare e trattamento chirurgico a confronto. 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