Molti credono che il caffè faccia male al fegato. Vero o falso? L’abbiamo chiesto al dottor Roberto Ceriani, specialista in Medicina Generale ed Epatologia di Humanitas.
“Falso. Il caffè nero, quello tanto amato dagli italiani, non solo non fa male al fegato ma anzi lo protegge dall’aumento delle transaminasi, e di quegli enzimi che negli esami del sangue sono indicati con la sigla GGT che rappresentano un indicatore di sofferenza del fegato associato spesso a steatosi epatica nota anche come fegato grasso – spiega l’esperto. – In passato il consumo di caffè veniva sconsigliato a chi aveva problemi di fegato, mentre invece oggi sappiamo che bere due tazze supplementari di caffè al giorno comporta una riduzione del 44% di sviluppare cirrosi epatica, che è infiammazione cronica che altera la struttura del fegato e che è causata da infezioni virali, consumo eccessivo di alcol, disturbi del sistema immunitario, malattia del fegato grasso, legato a obesità e diabete e che può portare a tumore del fegato. Il caffè, è una miscela che contiene centinaia di composti chimici, e tutt’oggi non si sa quale di questi sia realmente responsabile della protezione del fegato. Bisogna però ricordare che, se anche il caffè contiene composti che hanno effetti antiossidanti e proprietà anti-infiammatorie, berne alcune tazze al giorno non può riparare il danno sistematico dato dall’obesità, dalla vita sedentaria, dal consumo eccessivo di alcool e da una dieta non adeguata. Concludendo bere due o tre tazzine di caffè al giorno, fa bene al fegato, anche se bisogna sempre tener conto della soglia di tolleranza individuale alla caffeina il cui eccesso, può causare insonnia, tachicardia e nelle persone predisposte anche disturbi gastrici.”