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Urologia

Tumore alla vescica: che ruolo ha il fumo?

11/09/2024

Secondo l’ultimo rapporto annuale “I numeri del cancro in Italia”, il tumore alla vescica è il quinto più diagnosticato nel nostro Paese. Le cause sono diverse: il fumo è un fattore di rischio?

Ne parliamo con il professor Alberto Mandressi, urologo presso Humanitas Mater Domini e i centri medici Humanitas Medical Care.

 

Quali sono le cause del tumore alla vescica?

Come il tumore al polmone, anche il tumore della vescica ha nel fumo di sigaretta il principale fattore di rischio. 

I prodotti chimici della combustione del fumo di sigaretta, una volta inalati, vengono assorbiti dal sangue e poi filtrati dai reni, che rilasciano questi composti tossici nelle urine, accumulandoli nella vescica.

Altri fattori di rischio sono:

  • Età. Il carcinoma della vescica è più comune negli anziani.
  • Sesso. I maschi hanno un’incidenza quattro volte maggiore rispetto alle femmine.
  • Fattori ambientali e esposizioni professionali. L’esposizione a carcinogeni come le ammine aromatiche, gli idrocarburi policiclici, gli idrocarburi clorati e l’arsenico, presenti nell’industria dei coloranti, dei metalli, della gomma e dei prodotti petroliferi, aumenta il rischio.
  • Radiazioni ionizzanti. Trattamenti di radioterapia nella regione pelvica possono aumentare il rischio di sviluppare il carcinoma della vescica.
  • Alimentazione e obesità. Il consumo di carni rosse e l’obesità aumentano il rischio di sviluppare un carcinoma della vescica.
  • Infiammazioni croniche della vescica. Queste possono essere un fattore di rischio per il carcinoma squamoso della vescica, come accade nelle infezioni da schistosoma, un protozoo parassita endemico nel delta del Nilo.

 

Quali sono i sintomi del tumore alla vescica?

Il tumore alla vescica può manifestarsi con diverse caratteristiche e modalità. Nella maggior parte dei casi, viene diagnosticato come una vegetazione all’interno della vescica, noto come polipo vescicale, che è limitato alla mucosa, lo strato più superficiale della vescica a contatto con l’urina. Questi sono tumori non infiltranti il muscolo.

Più raramente, il tumore alla vescica viene diagnosticato in una fase avanzata, quando ha già infiltrato gli strati più profondi della vescica, e in questo caso si tratta di tumori muscolo-invasivi.

Inoltre, basandosi sulle caratteristiche cellulari del tumore, si distingue tra tumori a basso grado e tumori ad alto grado, con questi ultimi che risultano essere i più aggressivi.

 

In quanto tempo si sviluppa il tumore alla vescica?

Il tempo di latenza tra l’inizio del fumo e la manifestazione del tumore della vescica è stimato intorno ai 30 anni. Anche per le esposizioni professionali ai fattori di rischio, i tempi di latenza tra l’esposizione e l’evidenza del tumore si misurano in anni.

Smettere di fumare, però, riduce il rischio di sviluppare il tumore della vescica di circa il 40% in soli 4 anni, e lo azzera entro 20 anni. L’abolizione di coloranti come l’anilina e i suoi derivati nell’industria delle vernici ha significativamente ridotto l’incidenza dei tumori tra i lavoratori esposti a tali sostanze.

Questo dimostra che il tumore della vescica può essere prevenuto prima ancora di essere curato, poiché molte delle sue cause sono conosciute. Evitare il fumo di sigaretta, sia attivo che passivo, è fondamentale.

Inoltre, controllare le emissioni tossiche nell’ambiente, proibire le sostanze critiche nell’industria e monitorare la qualità e la quantità dell’alimentazione sono misure che tutti possono adottare per ridurre l’incidenza del carcinoma della vescica. Questi sforzi contribuiranno a migliorare la salute delle generazioni future.

 

Tumore alla vescica: quali sono i sintomi?

La vescica è un organo che si distende e si contrae, rendendo comune il sanguinamento dei polipi vescicali. L’ematuria, ossia la presenza di sangue nelle urine, sia visibile a occhio nudo (macroscopica) sia rilevata solo al microscopio (microscopica), è il sintomo iniziale più frequente del cancro alla vescica. Altre forme di tumore vescicale, come i carcinomi in situ, che sono tumori superficiali ad alto grado, possono causare sintomi irritativi. Questi comprendono un aumento della frequenza e un forte stimolo a urinare, simili ai sintomi della cistite. Nei casi più gravi, dove i tumori sono muscolo-invasivi, il dolore pelvico può essere un segnale significativo della loro presenza.

 

Gli esami per la diagnosi del tumore alla vescica

In presenza di ematuria, due esami di facile esecuzione rappresentano il primo passo per diagnosticare un tumore vescicale: l’ecografia e la citologia urinaria.

L’ecografia dell’addome, con specifica attenzione all’apparato urinario, permette di evidenziare la presenza di polipi o alterazioni strutturali della parete vescicale. L’esame citologico delle urine, analizzando la forma delle cellule presenti nelle urine, consente di identificare la presenza o meno di cellule tumorali.

Qualora questi due esami iniziali risultassero negativi o dubbi, la cistoscopia diventa un necessario completamento della diagnostica di base. Si tratta di un esame ambulatoriale che, grazie all’uso di strumenti flessibili e di piccolo calibro, minimizza il disagio per il paziente, ma consente un’identificazione sicura non solo della presenza di polipi, ma anche di alterazioni cromatiche della mucosa indicative di un tumore.

Una volta identificato il tumore, se le caratteristiche morfologiche dimostrano una malattia superficiale, si procede alla rimozione attraverso la resezione endoscopica, conosciuta come TUR (Transurethral Resection). Questo intervento mini-invasivo consente non solo di rimuovere la lesione, ma soprattutto di determinare le caratteristiche della malattia, distinguendo tra tumori di basso e alto grado. I tumori di alto grado sono potenzialmente aggressivi, con capacità di metastatizzare e invadere la parete vescicale, orientando così i successivi passi terapeutici e i ritmi dei controlli. La TUR rappresenta quindi una procedura sia diagnostica che terapeutica.

Se invece dalla diagnostica di base emerge il sospetto di una malattia vescicale non superficiale ma in fase più avanzata, prima di eseguire la TUR si procede con approfondimenti diagnostici sistemici come la TAC o la RMN per “stadiare” il tumore, cioè per valutare l’estensione locale della malattia, l’eventuale coinvolgimento dei linfonodi e la presenza di metastasi a distanza.

La TAC (Tomografia Assiale Computerizzata) utilizza i raggi X in combinazione con mezzo di contrasto iodato per ottenere immagini dettagliate degli organi interni tramite scansioni a spirale continue. Analogamente, la RMN (Risonanza Magnetica Nucleare) usa onde di radiofrequenza per generare immagini dettagliate dei tessuti molli, risultando superiore alla TAC nella valutazione dell’estensione locale del tumore, specialmente nelle fasi avanzate della malattia.

Nella pratica clinica, oltre a queste metodiche, vengono utilizzate altre tecniche diagnostiche per completare e affinare la diagnosi. I biomarcatori genetici o molecolari sono test impiegati sia nella fase iniziale diagnostica per migliorare l’affidabilità della citologia urinaria, sia nel follow-up per gestire i controlli cistoscopici nel tempo.

La PET (Tomografia a Emissione di Positroni) è una tecnica di medicina nucleare che utilizza un radiofarmaco, come il fluoro-desossiglucosio (18F-FDG-PET), il quale si accumula nelle lesioni neoplastiche con elevato metabolismo. Questo permette l’identificazione di metastasi difficilmente individuabili con altre tecniche di imaging, particolarmente utilizzata nella valutazione linfonodale nelle malattie avanzate e nel follow-up dopo terapie multiple sistemiche.

 

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