Ogni anno, il 4 febbraio, si celebra il World Cancer Day, la giornata mondiale della lotta contro il cancro.
Il tema dell’edizione 2020 è “I am and I will” (Io sono e io sarò), un augurio a salvare milioni di vite aumentando la consapevolezza e l’educazione alla prevenzione del cancro, spingendo governi e individui di tutto il mondo a fare qualcosa di concreto per contrastare la malattia.
Ne parliamo con il professor Armando Santoro, Direttore di Humanitas Cancer Center.
I numeri del 2019
Secondo il rapporto redatto da AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica) e AIRTUM (Associazione Italiana dei Registri Tumori, nel 2019 sono registrati circa 2000 casi di tumore in meno rispetto all’anno 2018: 371mila diagnosi (196.000 uomini e 175.000 donne) contro le 373mila nel 2018.
I tumori più frequenti sono quello alla mammella, (nel 2019 53.500 casi), al colon-retto (49000), al polmone (42.500), alla prostata (37.000) e alla vescica (29.700). Mentre si è vista una diminuzione dei casi di tumore al colon retto, allo stomaco, al fegato, alla prostata e, solo negli uomini, le neoplasie al polmone, che invece tendono ad aumentare nelle donne di circa il 2,2% annuo.
In crescita anche il tumore alla mammella, al pancreas, alla tiroide e i melanomi.
A cinque anni dalla diagnosi, grazie anche ai sempre più efficaci programmi di screening, la sopravvivenza degli individui colpiti da tumore è del 63% delle donne e il 54% degli uomini.
La diagnosi precoce fa la differenza
Le neoplasie, almeno inizialmente, sono circoscritte in una ristretta area del nostro organismo e la maggior parte delle volte sono asintomatiche. È questa la fase più importante in cui possono essere affrontate con un’efficacia maggiore: trattamenti chirurgici, farmacologici o radioterapia possono avere una maggiore probabilità di buona riuscita nella lotta contro il tumore.
Per fare questo, gli screening sono essenziali. Gli screening sono esami condotti su un certa fascia di popolazione, che hanno come obiettivo quello di individuare una malattia o alcune anomalie che potrebbero indicarne una. Gli screening oncologici, in particolare, servono a individuare tumori o alterazioni e fanno parte della cosiddetta prevenzione secondaria, quella che ha lo scopo di individuare la malattia in fase precoce, quando è più facilmente curabile. La prevenzione primaria, invece, punta a evitare l’insorgenza del cancro, intervenendo sugli stili di vita o sull’ambiente.
Cosa fare per ridurre i fattori di rischio?
La prevenzione si muove (anche) evitando alcuni comportamenti che aumentano le possibilità di riscontrare un tumore.
Smettere di fumare, prima di tutto: ogni anno, solo in Italia, muoiono di neoplasie causate dal fumo circa 80000 persone, un numero che aumenta di anno in anno. Altri fattori di rischio sono gli stili di vita sregolati, la sedentarietà, una dieta sbilanciata, povera di vitamine e satura di lipidi, ma anche il non sottoporsi regolarmente a controlli medici. È anche molto importante l’educazione alla salute, che non andrebbe mai sottovalutata.