La risonanza magnetica nucleare (RMN), tra gli strumenti di diagnosi più moderni e affidabili oggi a disposizione dei medici specialisti, potrebbe essere utilizzata anche nella determinazione di una prognosi. Nello specifico, per la prognosi e l’individuazione di possibilità di recupero dei pazienti che, avendo subito un ictus ischemico o emorragico, accusano deficit cognitivi e motori.
«In Humanitas – dice il dottor Marco Grimaldi, responsabile dell’Unità operativa di Neuroradiologia di Humanitas – stiamo studiando quanto i grossi fasci nervosi – in particolare quello cortico-spinale – dopo un’ischemia riescano a trasmettere ancora impulsi motori al midollo spinale. Lo stiamo facendo sfruttando le forti potenzialità della Risonanza magnetica nucleare, e in particolare le applicazioni per lo studio funzionale e ultrastrutturale, associando i dati raccolti con esami del sangue, valutazioni cliniche e analisi dei risultati funzionali».
Obiettivo: ottimizzare il recupero funzionale post-ictus
Lo studio viene effettuato su pazienti che abbiano avuto un episodio ischemico da circa due settimane, siano cioè in quella fase che viene definita subacuta. «L’obiettivo del nostro progetto di ricerca – sottolinea il dottor Grimaldi – è identificare criteri oggettivi di prognosi in questi pazienti, che possano fornire utili informazioni per meglio affrontare il delicato passaggio tra la gestione clinica della fase acuta e l’impostazione del percorso riabilitativo. Crediamo che gli esiti del nostro lavoro potranno essere utili per offrire agli specialisti le migliori informazioni per impostare la strategia di recupero funzionale di ogni singolo paziente».
La ricerca di Humanitas e il 5×1000
Il progetto di Humanitas “Al cuore della prevenzione: nuovi marcatori predittivi di ictus e infarto” è tra i progetti che potranno essere sostenuti attraverso il versamento del 5×1000.
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