ReWalk è un esoscheletro robotico che consente alle persone paraplegiche di poter temporaneamente fare a meno della carrozzina, perché consente di poter stare in piedi, girarsi e camminare. In Italia sono cinque i centri di riabilitazione nei quali si può familiarizzare con il suo dispositivo, ma il suo grande vantaggio è che può essere utilizzato in totale autonomia.
ReWalk può essere usato dalle persone che naturalmente godono dell’uso delle braccia e delle spalle, che possono tollerare la posizione eretta e hanno un sistema cardiovascolare in salute. È stato ideato dall’ingegnere Amit Goffer che tuttavia non può usarlo perché tetraplegico. L’esoscheletro deve essere usato con delle stampelle che supportino i movimenti e può essere usato in casa, al lavoro e all’esterno. È un dispositivo che funziona con delle batterie congegnate per durare tutto il giorno ed essere ricaricate di notte.
ReWalk, uno strumento che aumenta l’indipendenza
L’impatto di ReWalk sulla vita quotidiana di chi lo usa è notevole: aumenta la loro indipendenza, aiuta a migliorare i rapporti con le altre persone, consente di accedere a luoghi privi di rampe e di prendere con facilità gli oggetti posizionati più in alto. In corso di valutazione i benefici legati al “camminare” inteso come esercizio fisico (dalla riduzione del grasso in eccesso ai miglioramenti delle funzioni cardiorespiratorie alla riduzione del dolore derivante da una prolungata posizione da seduti).
Per il dottor Bruno Bernardini, responsabile di Riabilitazione neurologica di Humanitas, si tratta di un ausilio di tecnologia avanzata «semplice e intelligente che porta numerosi vantaggi da un punto di vista terapeutico. È come se si imparasse nuovamente a camminare, dal momento che la protesi simula uno schema completo del cammino. Inoltre – continua – il paziente è coinvolto in maniera attiva perché guida il movimento, beneficiando anche dall’esercizio fisico che svolge».
Oltre al guadagno in termini di autonomia, questo strumento di riabilitazione robotica «rompe uno stigma: agli occhi di molte persone, purtroppo, la carrozzina è immediatamente sinonimo di disabilità e dipendenza, anche se in tanti casi non è così», conclude l’esperto.
Commento del dottor Bruno Bernardini Responsabile Riabilitazione neurologica di Humanitas |
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