È tutta una questione di interruttori, alcuni devono essere accesi, altri spenti. Benvenuti nel regno dell’improvvisazione musicale visto sotto la lente d’ingrandimento delle neuroscienze.
Grazie ai progressi della ricerca scientifica, infatti, è possibile dare risposte sempre più chiare e precise sul rapporto fra musica e cervello. Con la Risonanza Magnetica, gli studiosi sono in grado di “vedere” all’opera le aree del cervello coinvolte in attività non solo motorie ma anche neuro-cognitive come ad esempio l’ascolto, la composizione ma anche l’improvvisazione della musica.
Esplorare il cervello anche nelle sue funzioni
Sull’onda di alcune ricerche uscite in questi ultimi anni, il Neuro-radiologo americano di origine cinese Charles Limb della Johns Hopkins University, si è fatto costruire una tastiera a-magnetica di plastica per poterla introdurre all’interno della Risonanza Magnetica. Successivamente ha coinvolto una serie di jazzisti abituati a fare jam sessions, quindi avvezzi all’improvvisazione e li ha lasciati liberi di esprimersi. Lo studioso ha così potuto osservare che ci sono aree del cervello specifiche che si attivano (ovvero quelle frontomesiali dedicate all’improvvisazione) e aree che per poter lasciare libero spazio alla creatività vengono inibite (ovvero quelle dedicate alla criticità e alla razionalità del soggetto). Bisogna, dunque, liberare alcune zone del cervello perché possano lasciare liberi di creare.
“Le Neuroscienze, le tecniche neuro-radiologiche e le tecniche di Neuroimaging, oggi consentono di esplorare il cervello nella sua funzione e non solo nella sua struttura, ovvero riusciamo quasi a capire, ma non ci siamo ancora, che cosa sta alla base dei processi della creatività in generale (non solo musicale ma anche grafica, verbale) partendo proprio dalla musica”.