Che il fumo di tabacco provochi malattie mortali e sia indirettamente la causa di morte più importante nei paesi industrializzati è ormai risaputo; solamente in Italia, circa 80.000 decessi ogni anno sono riconducibili al tabagismo.
Negli ultimi anni, ha preso piede un modo diverso di fumare, a detta di molti più sicuro e meno dannoso: la sigaretta elettronica. Ce ne sono di diversi tipi, con meccanismi di funzionamento anche molto dissimili. Il ministro della Sanità, Beatrice Lorenzin, ha di recente esternato in alcune interviste la sua visione, confermando l’impegno del ministero nella lotta al tabagismo e, in generale, agli stili di vita non sani e dicendosi favorevole a inserire la sigaretta elettronica nell’elenco dei dispositivi medici, se gli studi in corso ne dimostreranno l’efficacia come ausilio per smettere di fumare.
Ne abbiamo parlato con la dottoressa Licia Vanessa Siracusano, oncologa e referente del Centro Antifumo di Humanitas Cancer Center.
Dottoressa, che cosa pensa delle parole del ministro Lorenzin?
«Certamente le parole spese per confermare che gli sforzi del ministero per la lotta al fumo di sigaretta proseguiranno sono confortanti. Per quanto riguarda l’efficacia della sigaretta elettronica come dispositivo per smettere di fumare, è necessario attendere i risultati dei molti studi clinici in corso. Nella mia esperienza personale, tuttavia, ritengo che si debbano operare alcune distinzioni. Prima di tutto, esistono differenti tipologie di sigaretta elettronica, sia dal punto di vista del funzionamento sia da quello delle sostanze che vengono rilasciate, ed è quindi doveroso studiare quali siano le modalità meno dannose per la salute e più sicure. Inoltre, una certa percentuale dei fumatori, che diventa più consistente quando si parla di “grandi fumatori” (per intendersi, chi fuma più di venti sigarette al giorno) molto difficilmente riesce a smettere senza ricorrere all’aiuto di uno psicologo che sia specializzato in questo genere di problemi. Anzi, proprio per questa tipologia di fumatori, quello stesso ausilio potrebbe rischiare di peggiorare la situazione, perché alcuni tipi di dispositivo per il fumo elettronico possono rilasciare nicotina continuativamente fino all’equivalente di un intero pacchetto di sigarette in pochi minuti e un uso poco responsabile potrebbe alimentare ulteriormente la dipendenza da nicotina, anche tralasciando il rischio di avvelenamenti, dato che la nicotina è una sostanza tossica».
Quindi lei non è favorevole all’utilizzo della sigaretta elettronica in assoluto?
«Questo non è esatto. È molto probabile che la sigaretta elettronica sia, in generale, meno dannosa di quella “tradizionale” e quindi sia meglio lasciare perdere il pacchetto di “bionde” in favore della sigaretta elettronica. Tuttavia, anche se gli studi dimostreranno l’efficacia della sigaretta elettronica come ausilio per chi vuole smettere, credo che sarà necessario promuovere l’utilizzo e la prescrizione sotto stretto controllo medico, per controllare che l’uso che viene fatto di questo dispositivo sia di tipo responsabile e indirizzare correttamente i fumatori per i quali esso non è sufficiente e che necessitano, in aggiunta, della consulenza di uno psicologo».
Risposte della dottoressa Licia Vanessa Siracusano oncologa e referente del Centro Antifumo di Humanitas Cancer Center |