È tra le primedonne di sempre dello sport italiano. Dominatrice sui campi da tennis, è una donna forte anche nella vita, che per due volte ha avuto la meglio sulla terribile malattia.
Tennista di grande successo (campionessa d’Italia dal 1958 al 1975), con 264 presenze in nazionale e 30 in Federation Cup, conduttrice televisiva e giornalista. Ma anche donna. Lea Pericoli è una donna che per due volte è stata colpita da un tumore e che per due volte l’ha sconfitto. Merito della caparbietà e determinazione che l’ha sempre contraddistinta anche sul campo da tennis.
«Come nello sport, anche nella vita è importante partire dalla convinzione di poter superare gli ostacoli, quindi lottare per vincere. Ovviamente nel mio caso il merito va ai medici e al personale altamente specializzato di un centro di riferimento come Humanitas, che devo ringraziare e ai quali devo tutto» commenta Lea Pericoli, 78 anni compiuti il 22 marzo scorso, da 40 anni testimonial dell’Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro e della Lega Italiana per la lotta contro i Tumori, che vuole mandare un messaggio per ricordare quanto sia importante fare prevenzione e non arrendersi mai.
Lea, la prevenzione le ha salvato la vita?
«Sì, prima di tutto vorrei rammentare che è essenziale fare prevenzione, come da sempre ripetono tutti gli esperti. Ricordo che grazie alla prevenzione nel 1973 i medici scoprirono che avevo un carcinoma all’utero e che, grazie ad accurati controlli (mammografia ed ecografia), l’estate scorsa mi hanno diagnosticato un tumore al seno. Sono stata operata e mi sono salvata entrambe le volte. Nel 1973, sei mesi dopo l’intervento, riconquistai il titolo italiano, a testimonianza che non ci si deve mai lasciare andare e che lo sport può davvero aiutare chi viene colpito da tumore».
In che modo pensa che lo sport possa essere di aiuto a chi viene colpito da tumore?
«Lo sport è un’autentica scuola di vita che insegna a non piangersi addosso, che aiuta a stringere i denti e ad avere sempre atteggiamenti positivi. Ci sono gli alti e i bassi. Alle volte si perde! Però in fondo al cuore occorre lasciare accesa la speranza che si può ricominciare a vincere. Come nel tennis anche nella vita l’importante è “giocarsi” un punto alla volta, con ottimismo, come se quel piccolo punto fosse l’ultimo della vita. È un atteggiamento che scatena energia positiva e con l’energia positiva si vince!».
Ed è importante anche scegliere un centro di eccellenza per la cura del tumore?
«Assolutamente sì. È importante scegliere un centro di riferimento di eccellenza, con medici che sappiano trattare e curare la malattia senza angoscia o paura. Medici che oltre a essere degli eccellenti clinici siano anche amici, come è successo a me in Humanitas».
A cura di Lucrezia Zaccaria