C’è chi fa fatica ad addormentarsi e chi si sveglia nel cuore della notte, provando a riprendere sonno, spesso invano. L’insonnia ha diverse facce e può presentarsi anche con il volto del disturbo del mantenimento del sonno: «Non si è in presenza di una difficoltà a ad addormentarsi; si chiudono gli occhi, si dorme qualche ora e poi ci si sveglia. Allora si cerca di chiuderli nuovamente, magari si dorme ancora per un po’ e poi ci si sveglia ancora. Il sonno diventa quindi superficiale, fino a che non ci si alza senza sentirsi riposati, senza aver beneficiato di un sonno ristoratore», aggiunge la dottoressa Lara Fratticci, neurologa di Humanitas.
Irritabili e deconcentrati
La difficoltà a prendere sonno o il mancato godimento di un sonno continuato, interrotto più volte e anzitempo rispetto a quanto auspicato, hanno un impatto rilevante sulla vita individuale. Di giorno, infatti, possono manifestarsi fatica, sonnolenza, difficoltà cognitive, a mantenere la concentrazione o l’attenzione, ad esempio, fino a disturbi dell’umore e irritabilità.
Il disturbo del mantenimento del sonno è più comune tra le donne che fra gli uomini. Le sue cause possono essere varie: «Possono essere problematiche organiche, come i disturbi del sonno, ad esempio le parasonnie, caratterizzate da comportamenti anomali, in cui c’è una iperattivazione del sistema nervoso autonomo simpatico, oppure la sindrome delle gambe senza riposo», ricorda la specialista.
L’iperattivazione del sistema nervoso può essere data anche da altre condizioni che comportano una difficoltà a mantenere il sonno: «Condizioni come lo stress psicologico e disturbi come la depressione o l’ansia. Spesso il paziente riferisce di non essere in grado di “spegnere il cervello” e per questo non riesce a dormire a sufficienza».
Nelle donne si potrebbe avere esperienza dell’insonnia con l’avvicinarsi della menopausa ma anche il semplice invecchiamento potrebbe comportare una riduzione delle ore di sonno, con risvegli notturni ripetuti e sveglie precoci.
Per una buona igiene del sonno
Quali i possibili rimedi? «È necessario individuare la causa della del disturbo. In questo modo si potrà definire il trattamento più adeguato. Se ad esempio la privazione del sonno è riconducibile a disturbi dell’umore si può pensare a una terapia cognitivo-comportamentale, oppure si potrà rivedere la terapia farmacologica eventualmente correlata all’insonnia. Ci sono farmaci – spiega la dottoressa Fratticci – come gli ACE inibitori o i beta-bloccanti che possono non favorire il sonno».
È importante poi che il paziente metta in atto una buona igiene del sonno, anche creando un ambiente che favorisca il riposo notturno: «Non devono esserci fonti luminose o rumori; il paziente non deve assumere caffeina e sostanze stimolanti nel corso delle ultime ore del pomeriggio; deve evitare i sonnellini pomeridiani e non deve usare il letto come postazione per guardare la Tv o stare al computer». Ancora, sarebbe meglio che non praticasse attività fisica nelle due/tre ore prima di andare a letto e che una volta sveglio di notte provasse a fare qualcosa di rilassante per cercare nuovamente di addormentarsi.
Poi c’è la cosiddetta restrizione del sonno. Se il paziente riconosce di dormire sei ore a notte ma sta a letto otto ore, dovrebbe cercare di andare a letto per dormire sei ore e trascorrere a letto solo quelle ore. Poi, dopo aver appreso questa consuetudine, cercherà di andare a letto un quarto d’ora prima ogni settimana: «Il criterio è provare a dormire solo in quella fascia di tempo in cui il sonno è maggiormente ristoratore, più profondo, al fine di aumentare progressivamente le ore di sonno e tendere verso le sette/otto ore», conclude la specialista.