Secondo i dati diffusi dalla Società italiana di Nefrologia, si stima che la malattia renale colpisce circa il 10% della popolazione, e i pazienti che ne soffrono in forma media o grave quasi raggiungono 4,5 milioni.
In generale, la mortalità correlata alle malattie renali va aumentando di anno in anno, al punto che, entro il 2040, potrebbe diventare la quinta principale causa di morte.
C’è però poca consapevolezza dell’importanza dei reni per l’organismo e, in particolare, di come anche questo organo possa subire gli effetti di uno stile di vita scorretto. Ma a cosa servono i reni, e come possiamo mantenerli in salute? Approfondiamo l’argomento con il dottor Stefano Rota, nefrologo di Humanitas Gavazzeni.
Che cosa sono i reni e a cosa servono?
I reni sono posizionati posteriormente alla cavità addominale, lunghi circa 10.5-12 cm, pesano circa 160 grammi ciascuno e hanno una forma simile a un fagiolo.
Essi svolgono funzioni molto importanti per il nostro organismo: eliminano le scorie di sostanze, compresi alcuni farmaci, introdotte nell’organismo, mantengono in equilibrio il contenuto corporeo di acqua, sali, acidi, bicarbonati e altre sostanze, adattandolo alle diverse condizioni esterne, stimolano la produzione di globuli rossi da parte del midollo osseo mediante la produzione di eritropoietina, mantengono in buona salute le ossa favorendo l’assorbimento di calcio dall’intestino attivando la vitamina D e l’azione calcificante del paratormone prodotto da ghiandole situate nella tiroide.
Ancora, i reni consentono la regolazione della pressione arteriosa attraverso l’assorbimento o l’eliminazione di acqua e sale e la produzione di ormoni, come la renina e le prostaglandine, in una relazione molto complessa con il sistema nervoso, cuore e vasi sanguigni.
Cosa succede quando i reni sono malati?
La malattia dei reni comporta la perdita, in modo acuto o cronico, delle loro specifiche funzioni, quindi l’incapacità di eliminare sostanze acide e le scorie di sostanze introdotte con la dieta, l’accumulo di farmaci, la riduzione della produzione midollare di globuli rossi, l’alterazione della struttura dell’osso che diventa più esposto a fratture e fenomeni di calcificazione delle pareti delle arterie, ritenzione di acqua e sale con la comparsa di ipertensione arteriosa e danno cardiovascolare, l’aumento dell’infiammazione che provoca un sequela di alterazioni del metabolismo di zuccheri, grassi e proteine e danni immunologici.
Come riconoscere la malattia renale cronica?
Per riconoscere la malattia è sufficiente eseguire un esame del sangue controllando il valore di creatinina e l’esame delle urine in base ai quali il medico curante e il nefrologo consiglieranno ulteriori accertamenti.
Questa condizione, presente in circa il 10% della popolazione generale e nel 40% degli anziani, è una delle prime cause di morte in Italia, ma è misconosciuta in circa il 60% della popolazione, cosicché circa il 40% dei pazienti giunge troppo tardi dal nefrologo. Questo avviene perché la perdita della funzione renale, generalmente lenta e asintomatica, consente all’organismo di adattarsi a una riduzione dell’efficienza del rene anche attorno al 95%.
Quali sono le condizioni di maggiore rischio?
Le condizioni da noi indipendenti sono l’invecchiamento e malattie ereditarie, mentre per altre condizioni quali il diabete mellito, l’obesità, l’abuso di farmaci e fumo, l’ipertensione arteriosa, calcolosi molto possiamo fare per ridurre il rischio.
Cosa possiamo fare per mantenere i reni sani?
È importante seguire fin dall’infanzia uno stile di vita adeguato riducendo l’apporto di sale e calorie in eccesso, il regolare esercizio fisico per ridurre il rischio di obesità e malattie metaboliche correlate, la riduzione dell’apporto di alcool e l’astensione dal fumo e l’uso inappropriato di farmaci.