Lo smartphone è, ormai, un oggetto che fa parte della quotidianità di tutti, un oggetto indispensabile per essere sempre connessi con il mondo e vivere il presente. Abusare dello smartphone, tuttavia, può comportare dei rischi per la salute.
Le onde impiegate per i collegamenti alla rete che lo smartphone emette non sono sempre innocue, specie se ci si espone a un contatto prolungato. Tuttavia è anche sulla luce blu prodotta dallo schermo sulla quale negli ultimi anni si stanno conducendo numerosi studi.
Per approfondire l’argomento abbiamo parlato con il professor Paolo Vinciguerra, Responsabile del Centro Oculistico di Humanitas e docente di Humanitas University.
Luce blu e occhio
Si chiama luce blu quella radiazione compresa tra i 380 e i 500 nanometri. È una forma di luce a cui si è esposti naturalmente durante il giorno, ma in quantità minori rispetto a quando si fissa lo schermo di uno smartphone o di un computer.
L’occhio umano è abituato a essere esposto alla luce blu di giorno e reagisce di conseguenza. Se sottoposta a una fonte potenzialmente intensa, la pupilla tende a restringersi per regolare il flusso luminoso, tuttavia non è in grado di discriminare la natura della lunghezza di onda.
Se il soggetto presta molta attenzione a ciò che esegue, l’ammiccamento – cioè il ritmico chiudersi delle palpebre – si fa meno frequente.
Questa condizione in cui gli occhi si chiudono con minore frequenza causa una sostanziale secchezza della superficie corneale. La differenza, che è di circa cinque volte in meno al minuto, rende le difese dell’apparato visivo più deboli.
Inoltre la visione a una distanza ravvicinata, come quella del computer o dei cellulari, determina l’orientamento dei bulbi oculari in convergenza affinché entrambi osservino il medesimo campo. Quando protratta, questa condizione nei pazienti predisposti può causare disturbi del coordinamento oculare
I sintomi e la sindrome da computer
Al problema della luce blu è legata la cosiddetta CVS (Computer Vision Syndrome), o sindrome da computer. La CVS è una sindrome molto diffusa tra le persone che passano molte ore sui dispositivi elettronici. È caratterizzata da prurito, arrossamento degli occhi, affaticamento, offuscamento e sdoppiamento della vista, bruciore, mal di testa frequenti e si estende anche ai dolori al collo.
Nonostante i sintomi della CVS, che pure si presentano da paziente a paziente con differenti livelli di intensità, tendano a sparire dopo poche ore dalla fine del lavoro, la luce blu è dannosa, comunque, anche a lungo termine.
La luce blu interferisce infatti con la produzione della melatonina, quando l’esposizione avviene durante la sera. La melatonina è un ormone che regola il ritmo sonno veglia dell’organismo, e per questo utilizzare per molto tempo dispositivi elettronici prima di dormire può provocare disturbi del sonno. Inoltre, la prolungata e costante esposizione è in alcuni casi caratterizzati da emissione di lunghezze di onda non controllati, in grado di danneggiare l’epitelio pigmentato retinico.
Dato che questa parte dell’occhio svolge varie funzioni, tra cui quella di eliminare materiali di scarto depositati sulla retina, un suo danneggiamento comporta l’insorgere lesione all’epitelio pigmentato della macula, che talvolta influisce sulla vista in modo irreversibile.
L’importanza di un controllo dall’oculista
In particolare per chi lavora molte ore al computer, effettuare regolari controlli da uno specialista è un ottimo modo di tenere sempre sotto controllo la salute dei propri occhi.
L’oculista è infatti in grado di valutare lo stato della vista e del film lacrimale, prescrivere i rimedi più opportuni a seconda del caso, guidare il paziente nell’esecuzione di esercizi specifici per eventuali deficit da convergenza, difetti frequenti tra chi soffre di CVS.