Quando il pancreas si infiamma le cause possono essere molteplici. La sua infiammazione, la pancreatite, può inoltre essere di due tipi differenti: acuta e cronica. Quali sono le differenze e quali i percorsi di cura possibili? Ne parliamo con il professor Alessandro Zerbi, Responsabile di Chirurgia Pancreatica in Humanitas.
Pancreatite acuta: esordio, sintomi e terapia
Esordisce in maniera improvvisa ed è una malattia molto variabile, che può presentarsi in forma lieve o severa. “La pancreatite acuta si manifesta in genere con un dolore violento che interessa i quadranti più alti dell’addome e che spesso si irradia anche al dorso – ha spiegato Zerbi -. Possono inoltre aversi episodi di vomito e una compromissione delle condizioni generali a causa del dolore”. La causa più frequente di pancreatite acuta è la calcolosi della colecisti (o calcoli della cistifellea) e in alcuni casi la pancreatite acuta è il primo segnale di calcolosi. Un’altra causa, seppur meno rilevante rispetto alla prima, è l’abuso di alcol, inteso come un episodio di consumo eccessivo di alcolici. Come si tratta una pancreatite acuta? Nella stragrande maggioranza dei casi l’approccio oggi preferito è quello più conservativo. Laddove possibile il trattamento medico, endoscopico o radiologico è preferito rispetto a quello chirurgico. “Nei pazienti con pancreatite acuta in forma lieve (circa l’85% dei casi) sono sufficienti 2-3 giorni di digiuno e la somministrazione di flebo per rifornire l’organismo dei liquidi persi – ha precisato lo specialista -. Opzioni di trattamento più complesse sono invece necessarie nei casi più seri. Può essere necessario anche il ricovero, talvolta perfino in terapia intensiva se il danno ha colpito molti altri organi come rene, polmone, sistema circolatorio”.
Il ruolo della prevenzione nella pancreatite cronica
Nei pazienti con pancreatite cronica occorre innanzitutto intervenire sullo stile di vita. Alcol e il fumo, che agiscono spesso da concausa, devono essere ridotti o eliminati drasticamente. Importante anche il ruolo dell’alimentazione: spesso infatti i pazienti con pancreatite cronica non si nutrono in maniera adeguata. “Potrebbe inoltre essere indicata l’assunzione di enzimi pancreatici sostitutivi per migliorare l’assorbimento del cibo – ha spiegato il professor Zerbi -: questi pazienti infatti producendo meno succhi ed enzimi soffrono di un minor assorbimento di ciò che mangiano”. La terapia è dunque dapprima medico-comportamentale e se occorre endoscopica, con l’inserimento di stent all’interno del pancreas per facilitare il deflusso del succo pancreatico. Nelle forme più avanzate potrebbe rendersi necessario l’intervento chirurgico, che può prevedere anche l’asportazione di parte del pancreas.