Gli ultimi giorni di gravidanza rappresentano un periodo particolarmente delicato, durante il quale è fondamentale un monitoraggio accurato sia della madre che del nascituro attraverso la cardiotocografia.
A cosa serve l’esame? Ne parliamo con la dottoressa Marinella Dell’Avanzo, ginecologa di Humanitas San Pio X.
Che cos’è la cardiotocografia?
La cardiotocografia è un esame che tra la 39esima e la 41esima settimana permette di valutare il benessere fetale monitorando la frequenza cardiaca del feto e confrontandola con l’attività contrattile dell’utero. Spesso a questo esame si associa una valutazione ecografica per determinare la quantità di liquido amniotico e una flussimetria dell’arteria ombelicale, al fine di ottenere un quadro completo dello stato di salute del feto.
Cardiotocografia: come si esegue il tracciato?
L’esame cardiotocografico si esegue posizionando due sensori, detti trasduttori, sull’addome della gestante. Uno dei sensori registra la frequenza cardiaca del feto, mentre l’altro monitora le contrazioni uterine. I dati vengono registrati in un tracciato, che consente al medico di valutare l’ossigenazione e lo stato metabolico del feto durante il monitoraggio.
Il tracciato può risultare nella norma, oppure evidenziare delle alterazioni che richiedono ulteriori indagini o un controllo più ravvicinato. Di solito, dopo la cardiotocografia, viene eseguita un’ecografia per completare la valutazione. Tutti i parametri raccolti durante questi esami sono essenziali per il medico, che li utilizza per monitorare il benessere materno e fetale e per prendere decisioni riguardanti il parto.
Per sottoporsi al monitoraggio cardiotocografico, è previsto l’accesso all’ambulatorio di gravidanza a termine o triage della gestante.
L’esame ha una durata variabile dai 30 ai 90 minuti, durante i quali la donna rimane distesa o semisdraiata, con la possibilità di girarsi su un fianco per migliorare il comfort. Questo esame è completamente non invasivo e non comporta rischi né per la madre né per il feto, e può essere ripetuto tutte le volte necessarie fino al momento del parto.
I controlli della gravidanza a termine
Nell’ambito dei controlli della gravidanza a termine, oltre alla cardiotocografia, vengono eseguiti anche un’ecografia e una visita ostetrica per valutare lo stato della cervice uterina e il benessere fetale in base alla flussimetria dell’arteria ombelicale. Questi esami sono di fondamentale importanza per il medico, non solo per prendere decisioni riguardo al parto, ma anche per fornire rassicurazioni alla madre circa il benessere del bambino.
Se il parto non è avvenuto spontaneamente entro la 41esima settimana di gestazione, viene fissata una data per l’induzione medica del travaglio, che di solito viene proposta tra la 41a settimana +3 (giorni) e la 41a settimana +5 giorni. In caso di induzione medica del travaglio, il monitoraggio cardiotocografico della frequenza cardiaca fetale e dell’attività contrattile uterina viene effettuato in modo continuo o intermittente, per garantire la massima sicurezza a madre e feto durante tutto il processo del travaglio.