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Diabete

Diabete di tipo 1 e diabete di tipo 2: le differenze

Circa il 5,3% della popolazione italiana – oltre 3 milioni di pazienti – soffre di diabete mellito. Il diabete è una malattia in crescita a livello mondiale e la sua diffusione è causata dall’insieme di diversi fattori, in particolare nei Paesi occidentali. Ne sono un esempio da un lato il progressivo invecchiamento della popolazione, abitudini alimentari scorrette e il conseguente aumento di persone obese, ma dall’altro anche l’incremento di diagnosi precoci e, per contro, una diminuzione del tasso di mortalità dei pazienti diabetici.

Di diabete di tipo 1 e di tipo 2 abbiamo parlato con il dottor Marco Mirani, diabetologo in Humanitas.

Diabete mellito: le cause

Il diabete è causato dall’iperglicemia, ossia dall’aumento del livello di glucosio nel sangue, dovuto a un difetto di secrezione dell’insulina, l’ormone prodotto dal pancreas deputato al controllo dei livelli di zucchero, o a una sua azione inadeguata.

Esistono due diverse tipologie di diabete mellito: il diabete di tipo 1 e il diabete del tipo 2, due patologie molto diverse tra loro, sia per le modalità di insorgenza che per la terapia e l’impatto sulla vita dei pazienti. Il diabete mellito è una patologia talvolta subdola perché può insorgere senza sintomi particolarmente evidenti e rimanere silente per diverso tempo; nei casi acuti, invece, possono aversi sintomi quali: stanchezza, poliuria (aumento del volume urinario) con conseguente polidipsia (aumento della sete), calo di peso corporeo, dolori addominali.

Le conseguenze a lungo termine dell’iperglicemia portano alla comparsa delle complicanze del diabete come la retinopatia, la nefropatia, la neuropatia e le malattie cardiovascolari (malattia coronarica, ictus, arteriopatia degli arti inferiori).

Diabete di tipo 1: una patologia autoimmune

Il diabete di tipo 1 affligge tra il 3% e il 5% dei diabetici, tende a insorgere  nell’infanzia e nell’età adolescenziale (più raramente anche in pazienti già adulti)  ed è una patologia autoimmune: è dovuto un’assenza totale di insulina per via della distruzione delle cellule beta del pancreas dovuta alla comparsa di autoanticorpi. Le effettive cause di questa anomala risposta immunitaria non sono ancora note: potrebbe però essere associata a fattori ereditari su cui agiscono determinanti ambientali, come per esempio alcune infezioni virali.

Diabete di tipo 2: una malattia multifattoriale

Il diabete tipo 2 è il più comune e riguarda più del 90% dei pazienti con diabete e tende a presentarsi dopo i 30-40 anni d’età.

Sono diversi i meccanismi implicati nella genesi di questa patologia metabolica, ma il difetto iniziale è classicamente rappresentato da una insulino-resistenza, ossia una ridotta azione dell’insulina a livello degli organi bersaglio che porta a un eccesso della produzione epatica di glucosio e a una sua ridotta utilizzazione da parte dei muscoli.

La familiarità, uno stile di vita sedentario, un’alimentazione troppo ricca di grassi e zuccheri, il sovrappeso corporeo sono alcuni dei fattori di rischio più rilevanti per l’insorgenza di questo tipo di diabete.

L’iperglicemia può avere un’insorgenza graduale: il diabete di tipo 2 può infatti essere silente per diversi anni prima di portare allo sviluppo dei sintomi e spesso all’esordio possono già essere presenti le complicanze tipiche della malattia.

Il diabete si può prevenire?

Al momento non è possibile prevenire l’insorgenza del diabete di tipo 1, ma si può prevenire il diabete di tipo 2 adottando uno stile di vita il più sano possibile. Bisognerebbe optare per una dieta sana, a basso contenuto di grassi e calorie, praticare una regolare attività fisica ed evitare il sovrappeso.  Queste accortezze sono particolarmente efficaci nel caso del diabete di tipo 2: alcuni studi confermano che uno stile di vita adeguato è più efficace di un intervento farmacologico nel ridurre la glicemia.