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Salute A-Z

Mononucleosi: quali sono i sintomi? 

Molti conoscono la mononucleosi come la “malattia del bacio”: in realtà, questa infezione può dipendere da diversi fattori, e spesso colpisce gli adolescenti, ma anche i bambini. 

Approfondiamo l’argomento con il dottor Mario Montanari, infettivologo ed epatologo presso il centro Humanitas Medical Care di Varese. 

Cos’è la mononucleosi? 

La mononucleosi è un’infezione virale sostenuta dal virus di Epstein-Barr che si trasmette per via diretta (ad esempio attraverso la saliva) e per via indiretta (con la condivisione di oggetti come posate o bicchieri usati da un paziente infetto), e può avere un tempo di incubazione che varia tra i tra 30 e 50 giorni. 

La mononucleosi viene acquisita precocemente nei paesi in via di sviluppo, oppure in precarie condizioni igieniche. Nei paesi “avanzati”, l’infezione ha picchi durante l’età infantile e nell’adolescenza: inoltre, il virus può restare nella saliva fino a 5 mesi, e si può trasmettere con emotrasfusioni o trapianto di organi solidi o cellule staminali.

Mononucleosi: i sintomi 

La mononucleosi è una malattia spesso asintomatica, che può presentarsi con sintomi lievi e transitori come spossatezza, febbre, debolezza generale, ingrossamento dei linfonodi e della milza. Quando è in fase acuta, la mononucleosi si manifesta con mal di gola, spesso con placche biancastre sulle tonsille. Quando le placche raggiungono dimensioni notevoli, possono rendere la deglutizione difficoltosa. 

Le complicazioni, anche se poco frequenti, possono essere più gravi della patologia stessa e includono: 

– Epatite 

– Anemia emolitica e trombocitopenia 

– Miocardite 

– Sindrome di Guillan-Barré 

Come si cura la mononucleosi 

In genere, la mononucleosi ha un decorso benigno e i sintomi tendono a scomparire nel giro di qualche settimana. Va ricordato che la mononucleosi determina una transitoria immunodepressione che potrebbe favorire l’insorgenza di altre infezioni; nei casi in cui si è verificato un rilevante ingrandimento della milza, esiste il teorico rischio della sua rottura anche per traumi relativamente lievi; è necessario, quindi, limitare per alcune settimane le attività che potrebbero favorire eventi traumatici e infezioni respiratorie.