Tutte le dipendenze sono considerate dalla medicina come malattie psichiatriche: vengono infatti contemplate nel manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali.
La dipendenza da tabacco non fa certamente eccezione.
Con la dottoressa Licia Siracusano, coordinatrice del Centro Antifumo di Humanitas, cerchiamo di capire da cosa è innescata questa dipendenza e come questa agisce su diversi aspetti della nostra vita.
Cos’è una dipendenza patologica
Per dipendenza patologica si intende una condizione morbosa complessa che può generare nell’individuo sofferenza a vari livelli, nel contesto familiare e in quello sociale, provocando danni fisici e psicologici. Parliamo di dipendenza quando l’individuo non può prescindere da una sostanza o da un comportamento, rischiando la totale perdita di controllo nel momento in cui questa viene a mancare.
Entriamo nella sfera patologica dopo un certo tempo, che può variare da persona a persona, ma che si può “calcolare” prestando caso a tre fattori.
Perdita di controllo: la capacità decisionale viene meno, e lascia spazio alla ripetizione coattiva, spesso inconscia, del comportamento. Parliamo in questo caso di fumo a catena.
Priorità: il fumo diventa al centro dei propri interessi rispetto alla vita personale, ai rapporti e convenzioni sociali, alle responsabilità.
Interferenza con la vita di relazione: i rapporti preferenziali diventano quelli in cui ci sono persone affini alla situazione di dipendenza. Ecco che i fumatori stringono rapporti più intimi con altri fumatori.
Da che cosa è innescata la dipendenza da tabacco?
Similmente ad altre dipendenze, come quella da alcol o da sostanze stupefacenti, la dipendenza dal tabacco ha gli stessi presupposti: la nicotina è la sostanza stupefacente da cui il fumatore è dipendente.
A differenza di altre sostanze, la nicotina non induce importanti modificazioni della personalità o effetti psicotici visivi, quanto una leggera euforia, che scompare dopo pochi minuti. Tuttavia la nicotina è un potentissimo veleno neurotossico: ne sopravviviamo solo perché nelle sigarette ne è contenuta una piccola dose, ma potenzialmente è letale.
Di solito un fumatore accanito le assorbe giornalmente fino a 40 milligrammi.
Come agisce sul fisico?
La dipendenza fisica è legata alla presenza dei recettori della nicotina, che si sono adeguati a un determinato livello di nicotina nel sangue. Quando questo livello si abbassa, dopo circa due ore dalla precedente sigaretta, i recettori richiamano il fumatore, inducendolo ad assumere altra nicotina.
L’esposizione prolungata alla nicotina farà in modo che una parte dei suoi recettori nicotinici sia sempre in uno stato di desensibilizzazione. Questo ovviamente, lo spingerà a fumare più spesso, e così via.
E a livello psicologico?
La dipendenza psicologica è legata a quella fisica, perché è determinata dal rapporto tra i recettori della nicotina e la nicotina stessa: il rilascio di sostanze gratificanti, anti-ansia e anti-stress che questo legame comporta è piacevole per il fumatore.
Per questo motivo, la dipendenza psicologica viene continuamente riattivata da situazioni esterne, poiché la sigaretta viene in soccorso per affrontare i momenti stressanti della quotidianità, o per farsi accettare in un contesto sociale: uno dei motivi per cui è più difficile smettere, o non iniziare, risiede proprio nel fatto che fumare sigarette è un comportamento considerato normale, senza che sia ribadito a sufficienza quanto costituisca un problema reale per la salute.
È necessario però valutare anche il contesto ambientale, che include sia le relazioni affettive e familiari e il sistema sociale sia le influenze culturali del fumatore. Questi aspetti hanno un ruolo fondamentale nello sviluppo dei comportamenti di dipendenza, tenendo conto che la relazione tra individuo e ambiente è biunivoca: il contesto influenza la persona e viceversa.