L’anemia sideropenica, ovvero l’anemia da carenza di ferro, è tra le forme di anemia più comuni e può interessare persone di ogni età, con un particolare aumento dell’incidenza nei bambini, negli adolescenti e nelle donne in età fertile, ma anche in gravidanza e/o in allattamento.
Il ferro è presente in quantità molto elevata nell’organismo, essendo un minerale essenziale per i processi metabolici. Se i livelli di ferro diminuiscono, può esservi un minor apporto di ossigeno nel sangue, poiché contribuisce alla formazione di emoglobina, ma anche un’alterazione di diversi processi metabolici che impattano sul benessere generale dell’organismo, la cui manifestazione più tipica è un forte senso di stanchezza.
L’anemia da carenza di ferro può dipendere da diverse cause, tra cui problematiche di assorbimento e un’alimentazione errata. Cosa mangiare in caso di anemia da carenza di ferro?
Ne parliamo con la dottoressa Barbara Sarina, ematologa presso l’IRCCS Istituto Clinico Humanitas Rozzano.
Che cos’è l’anemia da carenza di ferro?
L’ossigeno è fondamentale per il nostro organismo e per la salute degli organi, dei muscoli e dei tessuti. In particolare, l’ossigeno è trasportato nel sangue grazie all’emoglobina: quando questa proteina manca, perché il livello di ferro non è sufficiente per produrne una quantità adeguata, si sviluppa l’anemia da carenza di ferro.
Tra i sintomi di carenza di ferro indichiamo:
- astenia, ovvero una stanchezza e debolezza generalizzata
- mancanza di respiro
- tachicardia
- pallore
- mal di testa
- capogiri
- insonnia
- irritabilità
- freddo alle estremità degli arti
- formicolio alle gambe
- fragilità delle unghie
- perdita di capelli
In generale, i sintomi sono legati a un indebolimento dell’organismo dovuto sia alla minor ossigenazione del sangue, sia all’alterazione di diverse reazioni enzimatiche che dipendono dalla presenza di ferro e che causano squilibri al sistema immunitario, a quello di termoregolazione e al sistema di neurotrasmissione cerebrale.
Cosa mangiare se si ha il ferro basso?
Il ferro nei cibi che mangiamo abitualmente può essere di due forme: parliamo di ferro emico se deriva da alimenti di origine animale, e di ferro non emico, se invece deriva da alimenti vegetali.
Il ferro emico viene assorbito molto velocemente dall’organismo e in quantità elevate, mentre il ferro non emico viene assorbito solamente per il 10%. Gli alimenti maggiormente ricchi di ferro emico sono il fegato e le frattaglie, ma anche le carni bovine, di maiale, di agnello, di cavallo, di pollo, di tacchino e di faraona.
Non bisogna sottovalutare che una dieta ricca di carni rosse può comportare un aumento del colesterolo e costituire quindi un fattore di rischio per diverse patologie, pertanto va seguita sotto controllo dello specialista dietologo.
Tra il pescato, in caso di carenza di ferro sono indicati i crostacei, i molluschi e pesci come trota, tonno, baccalà, acciughe e sarde.
Per quanto riguarda l’alimentazione vegetale, un ottimo apporto di ferro è dato da verdure a foglia verde, come la lattuga, e frutta secca come noci e nocciole, mandorle e pistacchi. Si possono anche integrare alla propria alimentazione fonti proteiche ricche di ferro come i legumi in generale, i fagioli, le lenticchie, i ceci, i lupini e il tofu. Infine, un’alimentazione equilibrata richiede anche l’utilizzo di pasta, pane e cereali, che contengono una quantità di nutrienti importantissimi.
Da non dimenticare che la vitamina C contribuisce all’assorbimento del ferro: un trucco può dunque essere aggiungere del succo di limone agli alimenti che stiamo per mangiare o all’acqua bevuta durante i pasti, oppure utilizzare come contorno verdure ricche di vitamina C, come pomodori, peperoni, cavoli e broccoli, oppure terminare i pasti con agrumi o verdure come kiwi, ribes e uva.
Infine, le persone che sviluppano anemia dovrebbero limitare l’assunzione in corrispondenza dei pasti di alcuni alimenti che ostacolano l’assorbimento di ferro: parliamo di latticini, caffè, tè e cioccolato.