La fibrillazione atriale è il tipo più comune di aritmia cardiaca, il disturbo a carico del sistema elettrico del cuore. Ma come si manifesta questa patologia e quali sono i segnali da non sottovalutare? Ne parliamo con il dottor Maurizio Gasparini, Responsabile dell’Unità Operativa di Elettrofisiologia ed Elettrostimolazione di Humanitas.
Il battito alterato
Il cuore è formato da quattro “camere”: due superiori, gli atri, e due inferiori, i ventricoli. Quando gli atri si contraggono a un ritmo troppo rapido e in maniera irregolare, ecco che si è in presenza di fibrillazione atriale: la contrazione della parte superiore del cuore non è sincronizzata con quella della parte inferiore. L’aritmia è un disturbo del sistema elettrico perché gli impulsi elettrici che fanno battere il cuore non vengono trasmessi in maniera corretta e arrivano ai ventricoli con una frequenza maggiore.
La fibrillazione atriale, che spesso insorge in età più avanzate, dev’essere diagnosticata tempestivamente perché può pregiudicare la salute cardiovascolare dell’individuo. Può infatti portare all’insorgenza dello scompenso cardiaco e può anche aumentare il rischio di ictus cerebrale. Quali sono i sintomi che possono far sospettare questa aritmia? «Una sensazione di battito aritmico, di tuffo al cuore, di sfarfallio al petto, di cuore in gola», ricorda il dottor Gasparini.
«Se la frequenza cardiaca è elevata si può avere una sensazione di battito d’ali ma si potrebbero avvertire anche stordimento e una sensazione di vertigini».
A volte però la fibrillazione è silente: «Sono le forme più subdole, in cui i sintomi quasi non vengono avvertiti. Interrogati a distanza i pazienti ricordano di aver avvertito un battito alterato, di aver fatto più fatica a fare le scale, di aver camminato con una sensazione di fiato corto».
Perché in questi casi bisogna fare più attenzione? «In questi casi la riduzione della capacità funzionale avviene lentamente. Inoltre con pochi sintomi si corrono maggiori rischi: la fibrillazione atriale che dura anche giorni o settimane può dare origine a cardioembolismo; in apparente pieno benessere all’improvviso si può essere colpiti da un ictus o da un attacco ischemico transitorio oppure si può sviluppare una cardiopatia secondaria o andare incontro a scompenso cardiaco».
Fibrillazione e pressione alta
La relazione emersa di recente tra la fibrillazione atriale e l’ipertensione potrebbe rivelarsi preziosa per diagnosticare l’aritmia: «In una percentuale elevata di pazienti con fibrillazione atriale questa è associata a ipertensione. Ecco che diventa utile dotarsi di apparecchi per misurare la pressione e che segnalino anche se il battito è irregolare. In pazienti di una certa età, con pressione alta, è consigliabile dotarsi di questi strumenti e riferire al medico eventuali variazioni rilevate dall’apparecchio. In questo modo si è messi sull’avviso dell’insorgenza di aritmia prima di altri pazienti», conclude lo specialista.