La chirurgia plastica non è solo sinonimo di chirurgia estetica. Non sempre, infatti, gli interventi del chirurgo plastico servono a correggere dei difetti e migliorare l’aspetto fisico di un individuo. Basti pensare alla chirurgia ricostruttiva dopo un intervento per tumore al seno o alla chirurgia della mano. Anche la rinoplastica, ovvero l’intervento di chirurgia plastica del naso, può servire a diversi scopi, non solo estetici, rivelandosi uno strumento utile in caso di problemi alla respirazione, come spiega il professor Marco Klinger, responsabile dell’Unità Operativa di Chirurgia Plastica di Humanitas.
La rinoplastica
Si tratta di una delle procedure di chirurgia plastica facciale più comuni tanto negli uomini quanto nelle donne. Secondo i dati dell’American Society of Plastic Surgeons, nel 2016 gli interventi per rimodellare l’aspetto del naso sono stati i più eseguiti dopo la mastoplastica additiva e la liposuzione.
Con questa procedura si può correggere il profilo e la morfologia del naso, intervenendo sulle strutture cartilaginee e sulle ossa nasali. Per esempio si può cambiare la forma della punta del naso, eliminare la “gobba” visibile di profilo, o ancora modificare l’apice, cioè la parte in cui il naso si congiunge alla fronte. Ancora, si può ricorrere alla rinoplastica anche a seguito di un trauma, che ha modificato l’aspetto ma anche la “efficienza” del naso.
La rinosettoplastica funzionale è infine quel tipo di intervento che può essere eseguito dal chirurgo plastico per migliorare la funzione respiratoria. In quali casi si può eseguire? «La rinoplastica funzionale – risponde il professor Klinger – è indicata per risolvere i problemi di respirazione che hanno una causa “di sviluppo” (come il setto nasale deviato) e che sono conseguenza di traumi (come la frattura delle ossa nasali e del setto stesso) o di progressiva alterazione delle strutture nasali (come l’ipertrofismo dei turbinati). Durante lo stesso intervento, si può provvedere a migliorare la forma del naso».
Intervento e recupero
È consigliabile intervenire il più precocemente possibile? «Non ci sono indicazioni vincolanti, anche se respirare male comporta problemi e fastidi, come la difficoltà nella ventilazione, gola secca, russamento e anche apnee notturne».
In cosa consiste l’intervento e in quanto tempo il paziente recupera? «A seconda dei casi e delle necessità, si esegue il rimodellamento, con scopo funzionale ed estetico, del setto, delle ossa nasali e delle strutture cartilaginee. La durata dell’intervento – ricorda lo specialista – è compresa tra i 20 e i 60 minuti. Il recupero avviene in 7-10 giorni. Per 4-5 giorni il paziente indossa un tutore rigido, al fine di controllare l’edema e stabilizzare il risultato; per i 3-4 giorni successivi, invece, si riducono i possibili gonfiori applicando appositi cerotti. Si apprezza il risultato già pochi giorni dopo l’intervento, risultato che va ulteriormente migliorando nelle settimane successive con la progressiva riduzione del gonfiore fino alla sua definitiva scomparsa», conclude lo specialista.