Se la tiroide funziona male il sistema cardiocircolatorio è esposto a qualche rischio? Risponde il professor Andrea Lania, docente di Endocrinologia presso Humanitas University e responsabile dell’Unità Operativa di Endocrinologia di Humanitas.
All’ultimo congresso dell’Endocrine Society negli Stati Uniti è stato presentato uno studio che ha associato le variazioni dei livelli di tiroxina libera, ormone prodotto dalla tiroide, a un maggior rischio di sviluppare aterosclerosi. I ricercatori dell’Erasmus Medical Center di Rotterdam (Olanda) hanno condotto uno studio prospettico su poco più di novemila soggetti, con all’incirca 64 anni di età in media, per valutare l’associazione tra funzione tiroidea, aterosclerosi subclinica, eventi aterosclerotici come malattia coronarica e ictus, e mortalità da eventi cardiocerebrovascolari avversi dovuti ad aterosclerosi. I soggetti sono stati seguiti per poco meno di 9 anni.
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Dopo aver corretto i dati per una serie di fattori (dall’età alla colesterolemia, dal diabete all’ipertensione all’assunzione di farmaci anti-colesterolo al fumo), il team ha associato gli alti livelli di FT4 (la tiroxina libera) con un maggior rischio di incidenza e mortalità da aterosclerosi indipendentemente dagli altri fattori di rischio cardiovascolare e anche a un maggior rischio di aterosclerosi subclinica. In conclusione, dicono i ricercatori, la correlazione tra funzione tiroidea e aterosclerosi sarebbe mediata da fattori di rischio cardiovascolari ancora poco noti o da percorsi alternativi.
Ipo-, ipertiroidismo e rischio cardiovascolare
La relazione tra ormone T4 e profilo cardiovascolare non è stata ancora approfondita dalla ricerca scientifica mentre quella con le più comuni alterazioni della funzione tiroidea è stata ampiamente riscontrata: «E’ noto come l’ipo e l’ipertiroidismo anche nelle forme subcliniche abbiano un impatto significativo sul rischio cardiovascolare », ricorda il professor Lania.
«L’ipo e l’ipertiroidismo subclinico sono due forme “iniziali” di malfunzionamento della tiroide nelle quali il TSH è il solo ormone ad essere alterato. In caso di TSH inferiore a 0,1 mU/l, ovvero in caso di ipertiroidismo subclinico, è ormai stato dimostrato come nella popolazione anziana tale condizione si associ ad un maggior rischio di patologia ischemica e aritmia cardiaca. Anche in caso di ipotiroidismo subclinico, l’indicazione è per il trattamento di tale condizione nei pazienti anziani con TSH superiore a 10».
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«La relazione con l’ormone tiroxina libera, come suggerito dalla ricerca in oggetto, andrà invece ulteriormente approfondita. Al momento – conclude lo specialista – rappresenta un’evidenza ancora poco documentata che dovrà essere confermata su popolazioni più ampie».