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Riposino, per i giapponesi si chiama inemuri: dobbiamo imparare da loro?

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In Giappone nessuno ci fa caso: addormentarsi in pubblico è un’abitudine assolutamente normale. Persino a lavoro, spesso sui mezzi pubblici. Loro, che di notte dormono poco, di giorno appena possono ne approfittano. Si chiama “inemuri”, un riposino di pochi minuti con il quale sospendere le attività, recuperare le energie e riprendere a lavorare, magari fino a sera tardi. Già, perché i giapponesi sono noti in tutto il mondo per essere molto produttivi, dei grandi lavoratori, e per esserlo fino in fondo devono in qualche modo rigenerarsi.

Una recente ricerca della University of Michigan (Stati Uniti) pubblicata su Science Advances ha individuato nei giapponesi e negli abitanti di Singapore i popoli che nel mondo dormono di meno: 7 ore e 24 minuti. Lo studio, che ha raccolto i dati attraverso un’app ideata dallo stesso ateneo per gestire il jet-lag, ha provato proprio a valutare l’influenza che la “cultura”, le abitudini, esercitano sul sonno: quante ore si dorme, a che ora si va a letto e a che ora ci si sveglia. I giapponesi dormono poco, vanno a letto tardi e si svegliano presto.

Il sonnellino è accettato anche sul posto di lavoro

Un sondaggio di qualche anno fa della National Sleep Foundation americana aveva sempre collocato i giapponesi al primo posto tra i popoli “gufi” con una media di ore di sonno addirittura più bassa: 6 ore e 22 minuti, con 2 nipponici su 3 che avevano confessato di dormire meno di 7 ore a notte.

(Per approfondire leggi qui: Notte in bianco? Ecco come riprendersi)

Ma contro la fatica i giapponesi possono per l’appunto ricorrere all’inemuri, che letteralmente significa “essere presenti quando si dorme”. Un pisolino socialmente accettato, quasi un punto di orgoglio, un segno distintivo di una persona che lavora molto, non un sintomo di pigrizia o svogliatezza come potrebbe essere visto qui da noi. Alcune aziende hanno fatto di necessità virtù permettendo ai propri dipendenti di riposare durante l’orario di lavoro per garantire sempre un buon rendimento.

Dovremmo prendere esempio dai giapponesi?

«Attenzione: la pennichella può essere ristoratrice ma in un contesto diverso da quello appena descritto e riferito ai giapponesi», spiega il dottor Vincenzo Tullo, specialista neurologo e responsabile dell’ambulatorio sulle cefalee di Humanitas. «Dietro l’inemuri, come detto, ci sono ritmi sregolati tra sonno e veglia, poche ore di sonno e riposi notturni ridotti. E sappiamo che i disturbi del sonno possono ripercuotersi sul benessere generale, sulla salute cardiovascolare, del metabolismo, sull’equilibrio ormonale. Questo la medicina lo sa benissimo, basti pensare ai problemi accusati dai lavoratori su turni anche notturni».

Tirare fino a tardi, svegliarsi presto e non riposarsi a sufficienza non è dunque un’abitudine corretta. E il riposino pomeridiano? «Occasionale o consuetudinario, l’importante è che sia un “riposino” e non un “riposone”, ovvero di breve durata, massimo un’ora (quando è possibile farlo) per non interferire con il riposo notturno», ricorda il dottor Tullo.

Quali sono i benefici del pisolino pomeridiano?

«Può aiutare a recuperare un po’ di forze, soprattutto se post-prandiale, quando le capacità cognitive possono annebbiarsi temporaneamente. Ma ricordiamo che è la notte il momento in cui l’organismo ricarica le batterie: non possiamo pensare di recuperare di giorno quanto perso di notte», conclude lo specialista.

(Per approfondire leggi qui: Il “pisolino” ristabilisce le difese immunitarie)