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Rosso nutriente, verde “light”: i colori ci fanno decidere cosa mangiare?

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Dagli occhi alla gola. Le preferenze alimentari sarebbero guidate dai colori. Il rosso ci attirerebbe mentre il verde ci farebbe storcere il naso. Lo suggerisce una ricerca pubblicata su Scientific Reports e condotta dalla Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati di Trieste.

Il nostro cervello si attiverebbe, dunque, sulla base di una sorta di “semaforo al contrario”, con la vista a decidere cosa mangiare e cosa no. Gli occhi sarebbero in grado di orientarci verso i cibi più calorici e nutrienti a scapito di quelli più light. C’entrano, come argomentano i ricercatori, delle ragioni legate all’evoluzione.

Secondo alcune teorie, dicono gli scienziati, il nostro sistema visivo si è evoluto per scovare alimenti colorati che risaltassero dal verde fogliame della giunga: bacche, frutta e verdura. Tutti alimenti particolarmente nutrienti. Il sistema visivo umano, molto più sensibile nel distinguere una vasta gamma di colori rispetto alle specie animali, è particolarmente efficiente nel distinguere il rosso dal verde.

Il semaforo vale solo per la scelta del cibo

E proprio il rosso e il verde sarebbero delle “spie” dell’apporto nutritivo e calorico degli alimenti: più un cibo non processato tende al rosso, più è probabile che sia nutriente a differenza di quelli verdi, con meno calorie. A dimostrare quest’associazione sono state le scelte dei 68 individui che hanno preso parte agli esperimenti dell’istituto di Trieste. Ai loro occhi sono state sottoposte poco meno di 800 immagini. Secondo uno dei ricercatori questo varrebbe anche per i cibi processati, ovvero cotti, dove il colore perde questa sua proprietà “predittiva”.

La valenza di un “codice colore” non vale però per oggetti diversi dal cibo: solo gli stimoli alimentari farebbero pertanto accendere questo semaforo.

(Per approfondire leggi qui: Verdure, quattro consigli per farle mangiare ai bambini)

Le evidenze scientifiche prodotte dallo studio, concludono i suoi autori, potrebbero trovare applicazioni in diversi settori: dal marketing al trattamento dei disturbi alimentari alla definizione di programmi alimentari che incentivino scelte più salutari.

I colori avrebbero un ruolo nel decision making

«Si tratta di uno studio molto interessante perché è volto alla comprensione dell’evoluzione dei meccanismi che controllano il complesso comportamento alla base delle regolazione dell’assunzione di cibo nei primati e nell’Uomo», risponde la dottoressa Elisabetta Menna, ricercatrice di Humanitas e dell’Istituto di Neuroscienze del Cnr. «I risultati di questo studio – continua – sembrerebbero supportare l’ipotesi che la visione tricromatica svolga un ruolo essenziale nel processo di scelta del cibo e decision making. Recentemente anche altri studi avevano ipotizzato che lo sviluppo della visione tricromatica nei primati fosse stata dettata dalla necessità di identificare più facilmente i frutti dal fogliame nel bosco durante l’evoluzione».

«Sarebbe importante aumentare la numerosità di questo studio (non sono sicura che 68 soggetti siano sufficienti per trarre conclusioni solide), inoltre – nota la specialista – sarebbe molto interessante valutare le risposte di soggetti affetti da daltonismo che è un difetto caratterizzato da una cecità ai colori, ovvero nell’inabilità a percepirli (del tutto o in parte)».

Quali aree cerebrali sono attivate quando siamo sottoposti a uno stimolo alimentare?

«La regolazione dell’assunzione di cibo coinvolge l’ipotalamo, una struttura del cervello ventrale che comprende numerosi nuclei che attivano, controllano e integrano i meccanismi autonomici periferici, l’attività endocrina e molte funzioni somatiche quali l’assunzione del cibo, la termoregolazione, il sonno, e il bilancio idro-salino. Alla modulazione dei comportamenti che controllano l’assunzione di cibo concorrono anche altre strutture nervose situate al di fuori dell’ipotalamo, come i nuclei della base, il sistema limbico e la corteccia prefrontale e sono coinvolti diversi mediatori chimici come la serotonina e la dopamina.

(Per approfondire leggi qui: Chi è triste ha difficoltà a percepire i colori?)

«Recentemente l’applicazione di una nuova tecnica di neuroimaging funzionale – Functional Near-Infrared Spectroscopy (fNIR o fNIRS), che consente di misurare l’attività cerebrale mediante le variazioni emodinamiche – si è mostrata in grado di evidenziare gli effetti dei nutrienti e dei macronutrienti sull’attivazione della corteccia prefrontale e ha messo in evidenza come altre aree corticali, tra cui le regioni parietali, fronto-temporali e occipitali (visive) siano coinvolte in questo processo», conclude la dottoressa Menna.