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Favorire uno stile di vita sano: il manifesto per una città in salute

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Città e salute. Un binomio al quale l’Oms, l’Organizzazione mondiale della Sanità ha dedicato una delle passate edizioni della Giornata mondiale della Salute. L’urbanizzazione, uno dei fenomeni tipici dello scorso secolo, è associata a numerosi fattori di rischio per il benessere: dallo smog all’inattività fisica a un’alimentazione non equilibrata, dalle dipendenze come fumo e alcol alle malattie infettive.

Abitare in città, in altre parole, significa adottare uno stile di vita diverso caratterizzato da lavori sedentari e diverse abitudini. A uno stile di vita non corretto, però, sono correlate malattie croniche non trasmissibili come l’obesità e il diabete. L’incidenza di queste malattie segue tendenzialmente i processi di urbanizzazione in atto in tutto il mondo. Il numero di persone con queste malattie è meno di mezzo miliardo; oggi 250 milioni di persone con diabete vive in città, secondo Idf-International diabetes federation.

Il dato è rilanciato da HealthCity Think Tank, un gruppo di esperti che si pone l’obiettivo di analizzare il contesto economico-sanitario, sociologico, clinico-epidemiologico e politico-sanitario, per studiare i determinanti della salute nelle città. Il think tank ha elaborato un manifesto, “La Salute nelle città: bene comune”, per dare alle amministrazioni locali e alle istituzioni delle indicazioni utili a mettere a punto strategie per migliorare gli stili di vita e la salute del cittadino. Il presidente del comitato promotore è il ministro della Salute Beatrice Lorenzin.

Ecco i 10 punti del manifesto:

  • Ogni cittadino ha diritto ad una vita sana ed integrata nel proprio contesto urbano. Bisogna rendere la salute dei cittadini il fulcro di tutte le politiche urbane.
  • Assicurare un alto livello di alfabetizzazione e di accessibilità all’informazione sanitaria per tutti i cittadini, aumentando il grado di autoconsapevolezza.
  • Inserire l’educazione sanitaria in tutti i programmi scolastici, con particolare riferimento ai rischi per la salute nel contesto urbano.
  • Incoraggiare stili di vita sani nei luoghi di lavoro, nelle grandi comunità e nelle famiglie.

(Per approfondire leggi qui: Riunioni di lavoro a piedi: così si fa movimento anche in ufficio)

  • Promuovere una cultura alimentare appropriata attraverso programmi dietetici mirati, prevenendo l’obesità.
  • Ampliare e migliorare l’accesso alle pratiche sportive e motorie per tutti i cittadini, favorendo lo sviluppo psicofisico dei giovani e l’invecchiamento attivo.
  • Sviluppare politiche locali di trasporto urbano orientate alla sostenibilità ambientale e alla creazione di una vita salutare.
  • Creare iniziative locali per promuovere l’adesione dei cittadini ai programmi di prevenzione primaria, con particolare riferimento alle malattie croniche, trasmissibili e non trasmissibili.
  • Considerare la salute delle fasce più deboli e a rischio quale priorità per l’inclusione sociale nel contesto urbano.
  • Studiare e monitorare a livello urbano i determinanti della salute dei cittadini, attraverso una forte alleanza tra Comuni, Università, Aziende sanitarie, Centri di ricerca, industria e professionisti.

Se i destinatari del manifesto sono i pubblici amministratori, la responsabilità è del singolo

Vivere in città, infatti, presenta potenziali rischi legati alla sedentarietà ma anche tante opportunità. Quello che conta è la volontà della persona, ricordano i professionisti di Humanitas. Chi ha capito l’importanza del movimento farà di tutto per vivere una vita attiva. Naturalmente se l’ambiente urbano mette a disposizione le infrastrutture necessarie per favorire l’attività fisica, dalle piste ciclabili a una rete di trasporti pubblici efficienti, il gioco è più facile. Ma l’assenza di queste infrastrutture, seppur da condannare, non deve diventare un alibi: anche una pedalata sulla cyclette davanti alla tv è utile per combattere la sedentarietà.

(Per approfondire leggi qui: Non solo sport: lava i piatti e cura il giardino per vivere di più!)