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Immunoterapia e tumori, testato in Germania un vaccino “universale”

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Passi avanti della ricerca sul vaccino “unico” contro i tumori. Ricercatori dell’Università Johannes Gutenberg di Mainz (Germania) hanno testato con successo un vaccino che, già a basse dosi, si è mostrato capace di innescare una risposta immunitaria efficace contro il tumore. Il vaccino è stato testato sia su modelli sperimentali che su tre pazienti colpiti da melanoma in stadio avanzato, un tumore della pelle.

Il vaccino si presenta come una capsula fatta di “goccioline” di grasso che contiene le ”istruzioni genetiche” per provocare la risposta immunitaria mirata: una molecola di Rna intercambiabile a seconda del tumore da combattere. Una volta iniettata per via endovenosa, la capsula raggiunge milza, linfonodi e midollo osseo dove viene “ingoiata” dalle cellule immunitarie, le cellule dendritiche. Qui la capsula rilascia l’Rna per avviare una risposta immunitaria contro il tumore. Le cellule dendritiche traducono l’Rna in una proteina tumorale che scatena la reazione immune.

(Per approfondire leggi qui: Immunità e cancro: le difese naturali dell’organismo contro i tumori)

Il professor Alberto Mantovani, direttore scientifico di Humanitas e docente di Humanitas University, dalle pagine di Repubblica invita alla cautela visto l’esiguo numero di pazienti su cui è stata effettuata la sperimentazione. Tuttavia, al di là di questo dato, lo studio «ricorda l’importanza di combinare quello che sappiamo di immunologia del cancro e genomica. Il sistema immunitario, come emerge dalla ricerca tedesca, può riconoscere il cambiamento continuo dei tumori che sono un bersaglio mobile. Ma proprio perché cambiano in continuazione maschera, questo costituisce un punto debole. Si possono individuare, volta per volta, le nuove “maschere” dei tumori. L’approccio di vaccinazione è la nuova sfida. Finora i vaccini sono stati usati solo in via preventiva, non in fase terapeutica».

Proprio nel melanoma l’immunoterapia ha dato i risultati migliori

«Il sistema immunitario è come un’automobile con molti freni. Nei tumori ci sono “tanti freni”. Uno di questi è stato tolto nel melanoma permettendo al 20% dei pazienti trattati di sopravvivere a 10 anni di distanza. Lavorando su un altro freno sono sicuro che otterremo il 50% di risultati positivi nel melanoma avanzato. Queste stesse terapie sono state approvate anche per il carcinoma al polmone e alle vie urinarie. Ma è presto per dire se il prolungamento di sopravvivenza porterà anche a delle cure», conclude il professore nell’intervista a Repubblica.

(Per approfondire leggi qui: Mantovani: “Dall’immunoterapia contributo decisivo contro il melanoma”)