Mangiare in maniera sana può diventare un’ossessione al punto da rinunciare a uscite di gruppo o cerimonie dove mancherebbe il controllo sul cibo? La fissazione per il cibo sano viene definita ortoressia, non classificata però come un disturbo del comportamento alimentare come, ad esempio, l’anoressia o la bulimia.
Secondo i dati del Ministero della Salute, contenuti nel documento Le buone pratiche di cura nei Disturbi del comportamento alimentare – 2014, in Italia sono circa 3 milioni le persone che soffrono di questo tipo di disturbi. Di ortoressia invece si è occupata Nutrimente, un’associazione per la prevenzione, la cura e la conoscenza dei disturbi del comportamento alimentare che ha promosso un’indagine in merito.
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La rilevazione è stata condotta su circa 1.200 italiani, uomini e donne, fra 18 e 65 anni di età, monitorando i principali social network, blog, forum e community dedicate, per valutare il rapporto degli italiani con il cibo. Circa 450mila persone (molti più uomini che donne) soffrirebbero di ortoressia. Ben 1 italiano su 3 dichiara di avere almeno un amico fissato con l’alimentazione, cosa che non sempre vuol dire “soffrire di ortoressia”, ma rientrare nella categoria di persone a rischio.
Cos’è dunque l’ortoressia?
Il termine è stato coniato nel 1997 da Steven Bratman, un dietologo americano. L’ortoressico – spiega l’associazione – sviluppa una vera e propria fobia per i cibi che considera “pericolosi”, ad esempio gli Ogm. E questa ossessione può portare a una dieta molto restrittiva ma anche all’isolamento sociale. Il focus non è sul peso o sulla forma corporea ma sul mantenere il proprio corpo sano, specifica Nutrimente. «L’ortoressia non è un disturbo alimentare vero e proprio ma un disturbo ossessivo-compulsivo che si ripercuote ugualmente in modo importante sul modo di alimentarsi e quindi anche sulla salute», dice la dottoressa Manuela Pastore, dietista dell’ospedale Humanitas.
Cosa caratterizza il comportamento di una persona a rischio di ortoressia?
Innanzitutto una rigida pianificazione dei pasti, con un calcolo preciso delle dosi e per evitare cibi ricchi di sale e zucchero od Ogm; poi il tempo trascorso al supermercato per scegliere gli alimenti più salutari; infine il pensiero ossessivo del cibo.
«Alimentarsi in modo sano non significa avere paura del cibo, di cui peraltro non possiamo fare a meno, ma imparare a sceglierlo in funzione di necessità e gusti e della presenza di disturbi digestivi e non, che con la dieta possono trovare giovamento. Purtroppo tanta confusione su quale sia una dieta corretta è stata alimentata dalla nascita, in crescita negli ultimi anni, di nuove scelte alimentari spesso estreme giustificate, ognuna, come l’unica via per trovare o ritrovare il benessere».
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«Tutte escludono una o più categorie di alimenti in cerca dello stile alimentare perfetto e che rende immune da qualunque forma di malattia. Bello in teoria, ma davvero difficile tenendo contro della rosa di fattori di rischio di una patologia. Spesso questi estremismi non sono necessari ma al contrario possono essere molto dannosi e controproducenti», conclude la dottoressa.