L’ictus in Italia è la terza causa di morte dopo le malattie ischemiche del cuore e il cancro. Ogni anno sono circa 196mila i nuovi casi di ictus. Gli sforzi della ricerca scientifica internazionale sono rivolti a far luce su diversi aspetti relativi a questa patologia del sistema cardio-cerebro vascolare. Ma in che direzione si sta muovendo la ricerca? Risponde la dottoressa Simona Marcheselli, responsabile dell’Unità operativa di Neurologia d’urgenza e Stroke Unit dell’ospedale Humanitas.
«La ricerca sull’ictus sta cercando di identificare i fattori di infiammazione, o comunque dei marcatori nel sangue delle persone, che possono metterli a rischio di ictus. Inoltre si sta cercando di capire perché in alcuni casi le terapie di riperfusione non funzionano in maniera corretta e di sviluppare nuovi farmaci per la prevenzione secondaria dell’ictus».
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Le terapie di riperfusione sono quelle terapie a cui si ricorre subito dopo un evento ischemico per di sciogliere il trombo e salvaguardare la maggior parte di tessuto cerebrale colpito.
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«Soprattutto si sta cercando di identificare in maniera più specifica i fattori di rischio per quella quota di ictus ischemici cosiddetti criptogenetici, di cui al momento non si conoscono ancora le cause», aggiunge la dottoressa Marcheselli.
Le malattie cardio-polmonari sono tra le aree di ricerca in cui sono impegnati gli specialisti di Humanitas assieme ai tumori, alle malattie neuromotorie, a quelle dell’apparato digerente e alle malattie autoimmuni e degenerative.
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Il lavoro dei ricercatori di Humanitas va avanti anche grazie al 5 per mille, perché cura e ricerca scientifica vanno nella stessa direzione. Qui tutte le informazioni su come destinare, nella propria dichiarazione dei redditi, 5×1000 a Humanitas.