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Quando l’orecchio ti parla: diversi sintomi per diversi disturbi

Quando parliamo in modo generico di mal d’orecchio non facciamo riferimento a un solo disturbo, ma a diversi sintomi con possibili diverse cause, dietro le quali si possono celare problematiche banali ma anche patologie di rilievo. Ce ne parla il dottor Luca Malvezzi, otorinolaringoiatra di Humanitas. È importante non trascurare mai alcun sintomo riferito a quest’organo così delicato e fondamentale per la nostra vita relazionale, tempestivamente richiedere un consulto che possa individuare il problema e confezionare la soluzione più adatta.

La situazione più banale con la quale frequentemente ci si confronta, che può determinare sensazione di fastidio all’orecchio (ovattamento auricolare), più raramente dolore, e calo uditivo con rumori associati (acufene e fullness) è il tappo di cerume. Questa situazione spesso è associata allo scorretto tentativo di igienizzare l’orecchio con i famigerati bastoncini di cotone, a volte correlata all’inefficace meccanismo di self clearing dell’orecchio associato a patologie cutanee come la psoriasi. Alla visita corrisponde l’immediata risoluzione del problema.

(Per approfondire leggi qui: Meno attenti ai suoni, così gli smartphone ci rendono “sordi”)

È importante non banalizzare mai il calo uditivo. Questo sintomo merita una pronta valutazione specialistica comprensiva di esame audiometrico. L’ipoacusia improvvisa può correlarsi a problematiche diverse. Il suo immediato riconoscimento attiva un processo diagnostico e terapeutico, che in alcuni casi può concludersi con la preservazione dell’udito. Diversamente la diagnosi tardiva comparsa l’inevitabile perdita della funzione d’organo.

Otite media, spesso dopo influenza o raffreddore

In caso si avverta ovattamento auricolare (la sensazione è paragonabile a quando si ha la testa sott’acqua), autofonia, ovvero la nostra voce che rimbomba come se parlassimo con l’eco e fullness, il tipico rumore che si percepisce mettendo la conchiglia sull’orecchio, probabilmente si ha un’otite media sieromucosa. Spesso preceduta da un episodio di raffreddamento o influenzale, quest’otite si caratterizza per la presenza di muco retrostante la membrana del timpano. Il trattamento si basa sull’utilizzo di cortisone per bocca (generalmente è sufficiente una terapia di dieci giorni) associata ad esercizi di autoinsufflazione, ovvero la manovra di compensazione (soffiare l’aria con naso e bocca chiusa), che allargando la tuba di Eustachio favoriscono la fuoriuscita di muco dall’orecchio medio. In caso di sovrainfezione allo steroide andrà associato l’antibiotico. Importante limitare l’utilizzo di un falso amico, il fluidificante del muco, che spesso peggiora o prolunga la sintomatologia.

(Per approfondire leggi qui: Udito, ecco i consigli per proteggersi dal “mal di rumore”)

Otite esterna, un classico fastidio estivo

Se il dolore è forte e si avverte anche solo toccando l’orecchio o alla masticazione allora probabilmente si tratta di un’infezione della parte esterna dell’orecchio e del condotto uditivo spesso correlata alla prolungata permanenza in acqua. L’otite esterna è più tipica del periodo estivo, quando si frequentano con più intensità piscina e mare. La macerazione della cute del condotto fornisce l’ideale terreno di coltura per la crescita e proliferazione batterica. Nei mari molto puliti l’otite esterna può essere provocata dai microorganismi che vivono in acqua, che si depositano nel condotto uditivo e che, morendo, liberano tossine favorenti l’infezione. Solitamente l’astensione dall’attività in acqua e l’utilizzo di medicamenti antibiotici e steroidei locali, associati ad antalgici come il paracetamolo, portano alla completa risoluzione del problema nell’arco di dieci giorni.

 

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