Novità per il trattamento del diabete. Dopo l’ok delle autorità europee negli scorsi mesi, è arrivata anche in Italia l’insulina biosimilare per i pazienti con diabete di tipo 1 e di tipo 2. Ma di che farmaco si tratta? L’abbiamo chiesto ai professionisti di Humanitas.

Il diabete è una malattia del metabolismo che interessa in Italia circa 5 milioni di persone. La sua terapia comprende la somministrazione di insulina alla luce della carenza di questo ormone certamente nel caso di diabete di tipo 1 ma l’insulina è indispensabile a volte anche in caso di diabete di tipo 2.

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Le opportunità per i pazienti si allargano con l’entrata in commercio dell’insulina biosimilare. L’insulina biosimilare non presenta particolari vantaggi sulla salute del paziente. È importante capire che non si tratta di un farmaco generico, che a volte può presentare eccipienti e formulazioni differenti con ridotta efficacia e/o aumentato rischio di effetti collaterali rispetto al farmaco originale. Viceversa la biosimilarità è un concetto differente: il farmaco, in questo caso l’insulina, è prodotta allo stesso modo dell’originale, quindi ha gli stessi effetti del suo simile. L’unico vantaggio è economico: essendo scaduto il brevetto, il costo dovrebbe essere inferiore.

Quali pazienti potranno prendere l’insulina biosimilare?

Teoricamente potrebbero assumere l’insulina biosimilare tutti i pazienti già in trattamento con glargine ed i nuovi pazienti affetti da diabete non compensato che necessitano di un trattamento insulinico basale», risponde lo specialista che avverte: «La scelta di un tale trattamento spetta però allo specialista, viste le differenti esigenze tra paziente e paziente e le differenti opzioni terapeutiche a disposizione. Sicuramente non deve essere solamente la riduzione dei costi la motivazione della scelta terapeutica per i nostri pazienti.

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