Il perfezionismo tra le cause di stress estremo e della cosiddetta sindrome da burnout. Cercare di essere perfetti a tutti i costi può portare una persona a un passo dall’esaurimento emotivo. Un gruppo di ricercatori della York St John University e della University of Bath (Regno Unito) hanno passato in rassegna 43 ricerche sul perfezionismo in uno studio pubblicato sulla rivista Personality and Social Psychology Review.
In particolare i ricercatori si sono concentrati sulle tendenze al perfezionismo sul posto di lavoro. Qui, sottolineano i ricercatori, la voglia di raggiungere il massimo nelle performance ha costi maggiori: non solo aumenta lo stress ma anche le stesse prestazioni ne risentono. In altre parole si diventa meno produttivi.
Chi sono i perfezionisti?
«I perfezionisti hanno una valutazione di sé che dipende eccessivamente dal raggiungimento degli standard elevati che si auto impongono. Tutto ciò che è meno perfetto è fallimento, in una logica “tutto o nulla”, bianco o nero, perfetto o disastro totale», spiega la dottoressa Katia Rastelli, psicologa e psicoterapeuta dell’Unità operativa di Chirurgia bariatrica dell’ospedale Humanitas.
«Tuttavia – aggiunge – bisogna distinguere vari livelli di perfezionismo. Quello positivo rende la persona puntuale, affidabile, attenta e precisa. Le permette di dare il massimo al lavoro in termini di efficienza e produttività, per la gioia dei capi! Rende molto in ambito lavorativo ma è anche in grado di staccare la spina e di ricaricarsi, trovando il suo giusto ritmo e coltivando hobby e interessi personali, amicizie e svago».
«Quello negativo, invece, è quello collegato al burnout: sono dell’idea che si faccia maggiore riferimento ai cosiddetti tratti ossessivi (caratteristici tra l’altro dei disordini alimentari) che rendono le persone un po’ troppo rigide, poco flessibili e poco adattabili al contesto fluido che le circonda. Se gli standard interni sono così elevati spesso la persona si perde in dettagli, fatica a completare gli obiettivi perché mai perfetti, risulta poco capace di delegare ai colleghi perché ha bisogno di avere sempre tutto sotto controllo…una gran fatica insomma».
Perché perfezionismo e burnout sono legati tra loro?
«Il burnout sarebbe il risultato della interazione tra queste caratteristiche prettamente personali e una società, e un mondo del lavoro in particolare, sempre più esigenti e selettivi. E, neanche a dirlo, spesso sono le donne le più colpite, sicuramente anche per fattori culturali. I pericoli che possono derivare sono l’esclusione dalle relazioni sociali, le somatizzazioni, i disturbi del sonno e dell’alimentazione, la scarsa concentrazione, ansia e depressione».
Secondo i ricercatori, la nostra società tende a considerare il perfezionismo come qualcosa di virtuoso, invece i risultati dell’analisi dimostrano come il perfezionismo è un elemento distruttivo che i datori di lavoro non dovrebbero considerare come un criterio di successo. Diligenza, flessibilità e perseveranza sono delle qualità migliori che i lavoratori dovrebbero possedere, suggeriscono i ricercatori.
Ci sono delle strategie per evitare che la ricerca della perfezione abbia questo effetto?
«Cercare di essere più tolleranti verso se stessi, coltivare il più possibile la propria creatività, fare esercizio di flessibilità e ricordarsi dell’impossibilità di tenere sempre sotto controllo tutto perché umanamente impossibile», conclude la dottoressa Rastelli.