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La ricetta della felicità? Musica, compagnia e altruismo

La ricetta della felicità arriva dall’Inghilterra. Cinque semplici regole per star meglio sin da subito: ascoltare un pezzo della propria musica preferita, stare cinque minuti in più con le persone che piacciono, trascorrere del tempo all’aperto, aiutare qualcuno, fare una nuova esperienza. A proporle è Paul Dolan, professore della London School of Economics e consulente del governo britannico su come rendere gli inglesi un popolo più felice.

Nel corso del suo intervento all’Hay Festival, una kermesse dedicata ad arte e letteratura, l’esperto ha illustrato la sua personale ricetta della felicità. Questa si basa su un semplice consiglio: fare piccoli cambiamenti può portare gioia e benessere nella vita di ognuno. Una canzone, un giro con gli amici, uscire di casa, aiutare il prossimo e fare qualcosa di nuovo possono mettere di buon umore. Se i benefici di queste attività sono comprovati, è sufficiente farle diventare un’abitudine: così la ricerca della felicità sarà molto più facile.

É importante inoltre creare un ambiente favorevole per il raggiungimento degli obiettivi che possono rendere felici. Dolan suggerisce di modificare le password facendole diventare affermazioni per aiutare a ricordare questi obiettivi. Chi vuole smettere di spendere soldi, ad esempio, può utilizzare una nuova password per l’accesso online al conto bancario che aiuti a focalizzarsi sull’obiettivo, come “bastaspenderesoldi”. Ancora, secondo Dolan, molte delle cose che per alcuni spalancherebbero le porte della felicità possono invece avere un impatto negativo. Ad esempio una promozione sul lavoro potrebbe comportare più stress piuttosto che maggiore felicità.

«La “felicità” è un’emozione e come tale risulta condizionata da una molteplicità di fattori diversi in grado di influenzare diversamente ogni singolo individuo. Non credo quindi esista una ricetta della felicità valida per tutti e generalizzabile per ciascun individuo, sarebbe meglio parlare di tante ricette della felicità: una per ogni persona sulla faccia della Terra», dice il dottor Enrico Lombardi, psicologo e psicoterapeuta di Humanitas.

«Fatta questa doverosa premessa, possiamo affermare che aiutare gli altri in molti casi è qualcosa che ha un ritorno positivo: ci fa sentire utili, amabili e gratificati. Alcuni studi, per esempio, hanno associato le attività di volontariato al benessere delle persone impegnate nel sociale, registrando un numero inferiore di casi di depressione. O ancora, stare all’aria aperta ha un effetto benefico, una semplice passeggiata può mettere di buon umore; anche solo il contatto con la luce naturale ha un effetto positivo, basti pensare che la luce è usata per il trattamento di alcune forme di depressione stagionale».

 

Perché la musica e lo stare insieme possono rendere felici?

«Una canzone è spesso legata a un bel ricordo, come una vacanza, e ai ricordi associamo emozioni di vario genere che sperimentiamo mentre ascoltiamo. Come l’attività fisica all’aperto, anche la musica può favorire il rilascio di endorfine, i cosiddetti “ormoni della felicità”. Stare insieme significa condividere esperienze, anche nuove, o ricevere sostegno da qualcuno, ad esempio. Il valore della condivisione emerge chiaramente se pensiamo ai gruppi di auto-aiuto: affrontare insieme problematiche comuni è uno strumento utile per poterle risolvere», sottolinea il dottor Lombardi.

Ma come si diceva prima, bisogna stare molto attenti a generalizzare perché quello che può valere e funzionare per una persona, può scatenare effetti opposti in un’altra. «Sono quindi regole valide, utili anche nell’ambito della psicoterapia a indirizzo cognitivo-comportamentale, ma che devono essere ricondotte al singolo individuo focalizzando l’attenzione nel tempo presente sulle specifiche sue attività quotidiane, per aumentarne la consapevolezza su quanto pensieri, emozioni e comportamenti influenzino il nostro benessere e quindi modificandoli se necessario.

Queste indicazioni vanno ricondotte alla personalità dei singoli individui, a come ciascuno le adatta alla propria vita e secondo le proprie inclinazioni. Quindi, ad esempio, farci carico dei bisogni altrui nel volontariato o nelle nostre relazioni, senza limiti, in maniera rigida e inflessibile può avere delle controindicazioni e causare rabbia invece che felicità; o ancora per alcuni un contesto relazionale ristretto può essere più in linea col proprio benessere, piuttosto che essere immerso in una rete relazionale più allargata; per alcuni la ricerca di novità può essere vissuta con ansia e timori, preferendo di gran lunga la consuetudine. Così come per qualcuno una promozione sul lavoro, inseguita per tanto tempo, può davvero essere la sua ricetta della felicità», conclude lo specialista.

 

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