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L’Imperatore del male. Premio Pulitzer per la biografia del cancro

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Il libro di Siddartha Mukherjee, ricercatore indiano, ha vinto il Premio Pulitzer. Racconta la storia della diagnosi e della cura della malattia che ha segnato il ventesimo secolo e fa anche riferimento all’Italia, con il suo rilevante contributo alla ricerca. Il commento del dott. Armando Santoro, direttore di Humanitas Cancer Center.

Dal ritrovamento di un antichissimo prontuario medico redatto più di 4.500 anni fa dal medico egiziano Imhotep, che sembrerebbe contenere la prima descrizione storica di un tumore al seno, agli albori della radioterapia, fino ad arrivare alle più recenti scoperte. Siddartha Mukherjee, quarantunenne ricercatore della Columbia University di New York è balzato agli onori delle cronache per aver vinto il Premio Pulitzer per la saggistica, con un libro che racconta la storia della diagnosi e della cura della malattia che ha segnato il ventesimo secolo e che si calcola abbia fatto, nel solo 2010, più di sette milioni di vittime. L’imperatore del male. Una biografia del cancro è un collage di storie, più o meno note ma sempre raccontate in maniera suggestiva; non mancano anche riferimenti al nostro paese, che ha dato un rilevante contributo alla ricerca, specialmente nella seconda metà del novecento. Un commento del dottor Armando Santoro, Direttore di Humanitas Cancer Center.

Dott. Santoro, cosa pensa del libro del dott. Mukherjee?
“Si tratta certamente di un bel libro, scritto da una persona che conosce profondamente l’argomento e lo affronta con il giusto approccio. La storia del trattamento dei tumori è fatta di coraggiosi tentativi più o meno riusciti, dalla chirurgia ‘radicale’ del dott. Stewart Halsted nel XIX secolo ai primi esperimenti di chemioterapia degli anni quaranta ed ai più recenti campi di investigazione come ad esempio lo studio dei biomarcatori o le ‘targeted therapies’. L’opera analizza molto bene anche il motivo per il quale il cancro è una malattia molto più diffusa ai nostri giorni che nell’antichità: l’aumentata incidenza è dovuta, prima di tutto, al miglioramento della capacità diagnostica, grazie alla quale oggi si scoprono tumori in fase sempre più iniziale (e questo spesso coincide con esiti positivi), all’aumento dell’età media (è una patologia che in moltissimi casi ha una crescita lenta) ed al fatto che le persone non adottino stili di vita sani, nonostante le conoscenze sui fattori di rischio oncologico siano aumentate esponenzialmente negli ultimi decenni. È significativo che ad un’opera di questo genere vengano attribuiti riconoscimenti: ciò vuol dire che, finalmente, anche i media pongono l’accento sulla componente ‘umana’ del problema cancro e questo non può che essere positivo. L’attenzione al paziente, in ogni sua accezione, deve essere considerata sempre più centrale, sia dal punto di vista psicologico (non siamo tutti uguali) che dal punto di vista della qualità di vita del paziente o delle terapie collaterali e delle comorbidità, ovvero della presenza contemporanea di più patologie oltre a quella trattata”.

Se dovesse pensare a questo libro, scritto però fra 50 anni, come lo vedrebbe?
L’imperatore del male. Una biografia del cancro è un’opera molto interessante ma ha comunque un piccolo difetto: una certa aria di fatalismo, eccessiva anche per il tempo in cui viviamo. I passi avanti che sono stati fatti, specialmente negli ultimi anni, sono considerevoli: oggi si può dire che dei nuovi casi di tumore che vengono scoperti, circa la metà vengono guariti. È possibile senz’altro rilevare, grazie al miglioramento delle terapie e ad un approccio che tiene conto, in maniera differente rispetto al passato, di gestione del dolore e terapie di supporto, un notevole incremento della durata e della qualità della vita di tutte le persone che ricevono una diagnosi. Sono ottimista sul fatto che lo stesso libro, se venisse riscritto fra 50 anni, descriverebbe certamente la storia dei tanti sacrifici e degli sforzi che sono stati compiuti nel corso della lunga era della lotta ai tumori, ma nell’ultimo capitolo racconterebbe di sicuro della fine della guerra e di come il cancro, in conclusione, è stato battuto”.

A cura della Redazione