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“Survivors”, una nuova vita dopo il tumore

14/09/2010

I pazienti guariti dal cancro, sempre più numerosi, richiedono un follow-up fatto di cure mediche e sostegno psicologico.

Grazie ai della medicina e della ricerca oncologica, oggi il cancro è una malattia con cui si può convivere, e sempre più curabile. I pazienti guariti dal cancro, i cancer survivors, richiedono un follow-up su più fronti, dalla sorveglianza di una ripresa di malattia, al controllo degli effetti della chemioterapia, al sostegno psicologico qualificato.
Nel contempo sono cambiati anche i bisogni e, in un certo senso, si è alzata l’asticella della sfida da affrontare: l’invecchiamento dell’età media della popolazione ha inevitabilmente aumentato l’incidenza della patologia oncologica ponendo in campo anche il rilevante problema della comorbidità, che comporta la necessità di una strategia terapeutica che sia insieme complessiva e ‘ritagliata’ sul singolo paziente. Ne parliamo con gli specialisti dell’Unità Operativa di Oncologia medica di Humanitas, diretta dal dott. Armando Santoro.

Dottor Cavina, qual è la percentuale di sopravvivenza per quanto riguarda i tumori maligni?
In Italia ci sono 2 milioni di persone che hanno avuto una storia di tumore nel corso della loro vita. Attualmente la percentuale di guarigione dei pazienti è intorno al 50/60 per cento.

C’è una fascia di età media che si presta maggiormente alla guarigione?
No, la guarigione è indipendente dall’età.

Quali sono i tumori meno invasivi e quindi più semplici da combattere?
I tumori con una maggior percentuale di sopravvivenza sono quelli della mammella, mentre hanno una percentuale minore di sopravvivenza i tumori al polmone e i sarcomi, per citare gli estremi.

Quali sono le emozioni maggiormente diffuse tra i sopravvissuti? Prevale la paura in una ricaduta o la speranza?
Sicuramente più passa il tempo e più la sensazione è quella di essere guariti. I timori maggiormente diffusi sono comunque legati alla possibile ricomparsa del tumore o agli effetti collaterali dei trattamenti eseguiti, sia di tipo chirurgico, sia radiante, sia farmacologico. E’ pertanto molto importante valutare con attenzione queste nuove tossicità che possono avere un impatto non indifferente sulla qualità di vita o sui rapporti sociali del paziente.

Per quanto riguarda gli effetti collaterali, ci sono differenze tra pazienti appartenenti a diverse fasce di età?
Normalmente gli effetti collaterali sono indipendenti dall’età. Quello che può cambiare, nel caso di pazienti anziani, sono le altre comorbidità, quindi gli effetti collaterali della chemioterapia potrebbero peggiorare quelle che sono le malattie concomitanti che i pazienti anziani generalmente presentano. Il paziente giovane, invece, avendo un’aspettativa di vita più lunga, può invece avere degli effetti collaterali a lungo termine legate al trattamento cui è stato sottoposto.

Humanitas offre un servizio in risposta ai bisogni dei sopravvissuti al cancro. Quali sono le attività messe a disposizione?
Questo servizio è nato appositamente con l’idea di seguire da vicino questi pazienti e comprendere quali possano essere gli effetti collaterali a distanza dei trattamenti su tutti gli organi. Altro obiettivo è valutare il paziente non solo da un punto di vista oncologico ma anche per quanto riguarda alcune malattie che possono comparire sia in relazione indipendentemente dal tumore stesso. Un altro servizio offerto è un percorso di controlli a lungo termine per il paziente al fine di evidenziare l’eventuale insorgenza di secondi tumori, fornendo quindi un programma di controlli adeguato al singolo paziente. Infine viene valutato attentamente l’impatto a lungo termine dei trattamenti eseguiti dal punto di vista della qualità di vita e dei rapporti sociali.

È quindi previsto anche un supporto psicologico?
Il servizio offre un supporto psicologico che segue i pazienti e che comprende colloqui e compilazione di questionari per comprendere meglio qual è l’impatto psicologico dei trattamenti a lungo termine sulla vita quotidiana e sociale. Anche il lato psicologico è molto importante.

E per quanto riguarda i familiari dei sopravvissuti?
Quello su cui si cerca di puntare è anche la valutazione del rischio dei parenti, in caso di determinate patologie, di sviluppare alcuni tipi di tumore. I familiari quindi dovrebbero seguire un programma di prevenzione e screening. Se fosse necessario, anche i parenti potrebbero essere coinvolti in un programma di supporto psicologico.

Esistono particolari terapie complementari?
Ne sono segnalate molte ma non c’è ancora una linea guida condivisa. Lo scopo è valutare quali sono i bisogni, le sofferenze e le cause di stress dei pazienti per cercare poi di costruire il percorso più adeguato a seconda del singolo caso.

A cura della Redazione

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