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Insieme per la Ricerca

10/09/2009

Scienziati italiani d’Italia e USA per una nuova governance del sistema. L’intervento del prof. Mantovani sarà incentrato sulla “battaglia dei cervelli”.

È  in programma per lunedì 21 settembre 2009, presso l’Università Bocconi di Milano, il convegno “Insieme per la Ricerca. Scienziati italiani d’Italia e USA per una nuova governance del sistema”.
Il Convegno, promosso dal Gruppo 2003 – scienziati italiani che lavorano nel nostro Paese e figurano negli elenchi dei ricercatori più citati al mondo nella letteratura scientifica (http://www.gruppo2003.org/) -, dall’Università Luigi Bocconi e dall’ISSNAF (Italian Scientists and Scholars in North America Foundation), verrà aperto dal prof. Guido Tabellini, rettore dell’Università Bocconi, e dal viceministro della Salute Ferruccio Fazio.
Da sempre il nostro Paese manca di uno sportello pubblico affidabile di finanziamento, che in tutto il mondo costituisce invece la base del sistema di ricerca. Si tratta quindi di una forte anomalia italiana. Di qui la proposta del Gruppo 2003 di istituire una serie di Agenzie di Ricerca, che distribuiscano finanziamenti agli scienziati sulla base di criteri internazionali, in modo assolutamente trasparente e meritocratico.

Al Convegno parteciperà anche il prof. Alberto Mantovani, direttore scientifico di Humanitas e docente dell’Università degli Studi di Milano. “Entrando in un laboratorio di ricerca nel nostro Paese si percepisce subito una profonda differenza rispetto a strutture analoghe presenti oltre i nostri confini: al di fuori di pochi istituti e di alcune strutture universitarie i ricercatori sono quasi tutti italiani, salvo rare eccezioni. Un’identica impressione emerge da una rapida scorsa agli autori delle pubblicazioni sulle riviste scientifiche internazionali: i lavori che provengono da laboratori USA o inglesi sono infarciti di nomi dai sapori esotici, mentre gli studi dei laboratori italiani denunciano una netta prevalenza di autori autoctoni.
Difficile non riconoscere, quindi, che il nostro sistema di ricerca soffre di una grave mancanza di internazionalizzazione. Un problema da non sottovalutare, poiché gli scambi culturali favoriscono il progresso delle conoscenze finalizzate a migliorare la qualità delle cure per i pazienti. La presenza di ricercatori stranieri arricchisce il Paese che li ospita e favorisce la crescita scientifica di quello da cui provengono, in una logica di apertura e di scambi che costituiscono l’essenza stessa della ricerca.
In questa vera e propria ‘war of brains’ che stiamo vivendo la soluzione non è concentrarsi sul rientro dei nostri cervelli, o almeno non solo.

Creare condizioni favorevoli per l’arrivo di giovani cervelli tutto il nostro Paese così come dall’estero è una priorità imprescindibile per immettere linfa nuova nel nostro sistema di ricerca. Per questo è importante creare per gli studiosi stranieri programmi ad hoc come borse di studio, oggi quasi del tutto inesistenti. Fondamentale, poi, facilitare la permanenza degli scienziati stranieri, evitando loro di dover fare i conti – oltre che con gli alti costi di alloggi e trasporti – con pratiche burocratiche interminabili, ad esempio per ottenere il permesso di soggiorno, che non hanno confronto negli altri Paesi. E che scoraggiano i giovani, soprattutto se provengono dal di fuori della Comunità Europea. Chiediamo quindi a gran voce un percorso preferenziale e separato per la gestione degli ingressi dei cervelli in Italia. E alle nostre città di diventare più accoglienti e amichevoli, facilitando ai giovani italiani e stranieri la permanenza sul territorio. Ad esempio potenziando la rete di trasporti, o meglio allargandola tenendo conto dell’ubicazione delle strutture scientifiche che troppo spesso sono difficili da raggiungere.

Ma chiediamo anche alle Università di adeguarsi. Da una ricerca recentemente condotta dalla Fondazione Rodolfo De Benedetti e dall’Università Bocconi di Milano sui dottorandi stranieri nelle università italiane, infatti, emerge che la burocrazia universitaria è citata come primo fattore di scontento dai PHD stranieri che giungono in Italia per la reputazione di alcuni specifici centri di ricerca. L’internazionalizzazione infatti rappresenta un obiettivo importante anche sul versante della formazione, che con la ricerca costituisce un binomio inscindibile: mentre si fa ricerca si fa formazione, e viceversa formarsi alla ricerca significa fare ricerca”.

Le tavole rotonde del convegno saranno dedicate alla situazione della Ricerca scientifica in Italia e negli USA, e alla proposta del Gruppo 2003/ISSNAF per una governance condivisa della ricerca in Italia. Parteciperà anche Gianfelice Rocca, Vice Presidente di Confindustria per l’Education e Presidente del Gruppo Techint. Chiuderà i lavori Maria Stella Gelmini, ministro dell’Istruzione.

Programma e scheda di iscrizione disponibili su La Scienza in Rete.

A cura della Redazione

 

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