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Humanitas è rosa

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ONDa, Osservatorio Nazionale sulla salute della Donna, ha assegnato tre bollini all’Istituto Clinico Humanitas, premiando l’impegno dei suoi specialisti nell’organizzazione, prevenzione e cura delle malattie femminili. Premiato anche Humanitas Mater Domini, con 2 bollini rosa.

Premiare le strutture che mostrano particolare attenzione sia alla medicina delle patologie femminili sia alle specifiche esigenze delle donne ricoverate. Questo l’obiettivo del Progetto Ospedale Donna, promosso da O.N.Da, Osservatorio Nazionale sulla salute della Donna, a cui Humanitas ha preso parte insieme ad altre 103 strutture italiane per l’anno 2009. L’ospedale ha ottenuto ieri, durante una cerimonia a Roma presso la Camera dei Deputati, il massimo riconoscimento (tre bollini rosa) per le sue attività di cura e ricerca sulla salute della donna.
È stato dunque premiato l’impegno dell’ospedale e di tutti gli operatori – medici, infermieri e staff – che lavorano per creare percorsi e spazi per accogliere le pazienti e offrire loro il meglio sul fronte della prevenzione, diagnosi e cura. A partire dal Centro Donna, uno spazio dove da maggio sono concentrate la maggior parte delle attività relative alla ginecologia, medicina della riproduzione e senologia.
Tra gli ospedali premiati da O.N.Da anche Humanitas Mater Domini di Castellanza (Varese), che si è aggiudicato 2 bollini rosa.

La sanità “a misura di donna” è sempre più diffusa in Italia: 93 le strutture che quest’anno si sono aggiudicate i prestigiosi bollini rosa (su 103 candidate) e che si aggiungono alle 96 premiate nel bando 2008 e alle 44 del 2007 per un totale di oltre 230 ospedali “in rosa” sull’intero territorio nazionale. Nello specifico, sono stati assegnati 3 bollini a 27 strutture, 2 a 38 e 1 bollino a 28. Il Nord è ancora la realtà geografica più rappresentata con il 52% delle candidature, ma il Sud è in recupero con il suo 25%. Un dato interessante: svelate eccellenze nelle strutture italiane all’estero come al Cairo (Egitto) e Bellinzona (Svizzera). E sempre più donne in posizioni apicali e personale infermieristico femminile: fino al 90% in unità complesse per patologie che interessano le donne.
È la terza edizione del progetto Ospedaledonna promosso da O.N.Da, che premia con i bollini rosa le strutture attente alle esigenze delle donne che, con 5 milioni di ricoveri ogni anno – per un totale di 9 milioni di italiani – rappresentano l’utenza maggiore dei servizi sanitari. Ma gli ospedali, progettati, diretti e gestiti da uomini, spesso non sono in linea con le esigenze tipicamente femminili. Grazie a O.N.Da, però, qualcosa si è mosso. Tre esempi su tutti dai 3 migliori bollini rosa di quest’anno: un percorso a 360° per il trattamento della patologia della mammella con psico-oncologa e prevenzione in rosa all’Ospedale Maggiore di Crema, eccellenza nella fisiopatologia della riproduzione e diagnosi prenatale al Centro per la Tutela della Salute della Donna e del Bambino S. Anna di Roma, radiologia senologica con certificazione di qualità ISO 9001:2000 e parto-analgesia gratuita al Presidio Ospedaliero San Paolo di Bari. Gli women’s hospitals anche in Italia sono, quindi, un obiettivo raggiungibile.

La classifica è stata stilata da una apposita Commissione scientifica presieduta da Laura Pellegrini (Direttore Generale dell’Istituto Malattie Infettive Spallanzani di Roma), che ha ridefinito i requisiti per l’assegnazione dei bollini per una migliore selezione delle strutture: presenza da 1 a 3 unità operative per le malattie di genere, presenza femminile in posizioni dirigenziali con almeno 3 donne nel Comitato Etico e personale infermieristico prevalentemente femminile, produzione di pubblicazioni scientifiche su patologie femminili. Le strutture premiate verranno monitorate per verificare che i requisiti siano mantenuti e, per chi ha ottenuto meno di 3 bollini, migliorati per ottenerne 3.
I risultati del bando sono disponibili sul sito http://www.ondaosservatorio.it/. L’elenco completo è anche raccolto in una Guida pubblicata con IlSole24Ore. E nel 2010 ci sarà un nuovo bando di concorso.

“Siamo alla terza edizione del progetto Ospedaledonna – spiega la dott.ssa Francesca Merzagora, Presidente di O.N.D.a – una iniziativa che mette al centro le esigenze delle donne con l’obiettivo di identificare nel panorama sanitario italiano gli ospedali a loro più vicini. Le donne, infatti, rappresentano la principale utenza dei servizi sanitari. Ma quando si ammalano devono fare i conti con ospedali ben poco ‘a misura di donna’, in cui le peculiari esigenze femminili non sono considerate o forse non sono conosciute. Negli Stati Uniti, esistono gli women’s hospitals, centri organizzati per le diversità di genere. Anche in Italia non si può ignorare la situazione. E a distanza di tre anni dalla prima edizione del progetto – continua Francesca Merzagora – è possibile affermare che qualcosa si è mosso. I risultati parlano da sé, con oltre 230 ospedali in rosa presenti sul territorio nazionale. In questa terza edizione, inoltre, si sono svelate eccellenze anche nei centri più piccoli e in provincia fino alle strutture italiane all’estero. L’ospedale per le donne anche in Italia è un traguardo raggiungibile”.

“Attraverso il progetto dei bollini rosa – spiega il prof. Giovanni Scambia, Dirigente medico dell’Istituto di Clinica ostetrica e ginecologica, Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma – è stato messo in luce un problema: il modello maschile finora utilizzato negli ospedali non può funzionare anche per le donne. E non solo per quanto riguarda l’ambito strettamente femminile come la ginecologia, ma anche nella altre discipline come la cardiologia o la neurologia, che presentano caratteristiche diverse tra uomini e donne. La medicina di genere in Italia deve prendere esempio dagli women’s hospitals statunitensi. L’Università Cattolica – continua il prof. Scambia – nei suoi due centri principali di Roma (Policlinico Gemelli) e di Campobasso (Centro Giovanni Paolo II), entrambi premiati con 3 bollini rosa nel 2008, sta cercando di creare un team di specialisti nella salute femminile. Allo stesso tempo, si sta dedicando allo sviluppo di un reparto di terapia sperimentale per testare i nuovi farmaci anche nel sesso femminile. E non si deve dimenticare l’aspetto psicologico-sociale, che si esplica attraverso due canali: la creazione di una cultura della prevenzione da una parte, per far sì che le donne non si preoccupino solo della salute della famiglia, ma prestino maggiore attenzione anche alla loro, e l’aiuto alle famiglie dall’altra, per supportare il partner e i bambini durante la malattia del loro punto di riferimento”.

“Sempre più donne nelle posizioni dirigenziali – spiega Luigi Ablondi, Direttore Generale dell’A.O. Ospedale Maggiore di Crema – aiuta ad avere un punto di vista diverso e una maggiore sensibilità e attenzione verso le loro esigenze del tutto peculiari al fine di erogare cure mediche specifiche come il percorso a 360° per la cura della patologia della mammella con il supporto della psico-oncologa” .”Il nostro Centro – afferma Carlo Saponetti, Direttore Generale del Centro per la Tutela della Salute della Donna e del Bambino S. Anna di Roma- è nato quasi 100 anni fa per la tutela della maternità delle donne e, recentemente ristrutturato, è stato dotato di diversi ambulatori e di un reparto di Day Surgery vantando diverse eccellenze come nella fisiopatologia della riproduzione, diagnosi prenatale e nella chirurgia senologica”. “I 3 bollini rosa – afferma Lea Cosentino – Direttore Generale Asl Provincia di Bari P.O. San Paolo – sono un riconoscimento importante, che premia lo sforzo delle strutture e, nel nostro caso, della Direzione dell’ASL, di promuovere politiche di genere nell’erogazione delle cure mediche. Fiore all’occhiello è il percorso completo per la patologia della mammella e corsi specifici per le mamme”.

A partire dalla prossima settimana, su Humanitas Salute gli articoli di approfondimento sui percorsi e la salute al femminile in Humanitas.

A cura della Redazione