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Osteoporosi: la parola alla politica

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E’ stata la Senatrice Emanuela Baio Dossi a proporre il 19 febbraio dello scorso anno, aderendo ad una richiesta del presidente della Società italiana sull’osteoporosi, una indagine conoscitiva della Commissione Igiene e Sanità del Senato riguardante la patologia osteoporotica, proposta approvata e che ha dato corso a numerose audizioni di esperti e di rappresentanti di Società medico-scientifiche. Il presidente della Commissione Sanità, Sen. Antonio Tomassini, ha ricordato la diffusione della malattia, che “non riguarda – ha precisato – come si crede, esclusivamente la popolazione femminile, ed ha anche un’ampia area di diffusione geografica in Italia”. L’indagine conoscitiva é ormai giunta alla sua conclusione. La Sen. Rossana Boldi ha elaborato il testo di uno schema di relazione in corso di approvazione da parte della Commissione Sanità. A lei Humanitas Salute ha rivolto alcune domande.

Cos’è l’osteoporosi?
Si tratta di una malattia degenerativa delle ossa, caratterizzata da una loro “rarefazione”, per cui si fratturano facilmente. Nel nostro Paese ha assunto aspetti di una vera e propria malattia sociale con danni soggettivi gravi, quali fratture e forme di disabilità con relativi elevati costi personali e sociali.

Perché è stata realizzata una indagine conoscitiva sulla malattia?
Sono ancora poco chiari alcuni aspetti della malattia. Perciò é stato importante raccogliere dati epidemiologici e clinici attendibili sulla patologia, sulle sue complicanze e sul suo impatto sociale per pervenire a soluzioni sulla “gestione” nell’ambito delle attività del servizio sanitario nazionale. Abbiamo svolto una indagine completa, traendo da essa e dalle numerose audizioni svolte utili elementi per una valutazione accurata della malattia e sulle possibilità di prevenzione e di trattamento terapeutico. Ed i risultati della nostra indagine saranno resi pubblici.

Può precisare i risultati dell’indagine ?
E’ stato rilevato che l’osteoporosi colpisce una elevata percentuale della popolazione italiana, soprattutto le donne ed aumenta col progredire dell’età. L’interessamento del Parlamento europeo nei confronti di questa patologia ne sottolinea la valenza sociale. E si tratta di una malattia che si va particolarmente diffondendo in Italia, dove si registra una vita media tra le più alte del mondo e che fa ritenere il nostro Paese tra le aree a maggiore rischio di diffusione della malattia in questione.

A che punto siamo con la prevenzione ?
E’ purtroppo difficile l’attivazione di programmi di prevenzione a causa della carenza di dati dovuta a un elevato numero di medici generici e di specialisti coinvolti nella “gestione” della malattia, alle difformi indicazioni sull’approccio preventivo e terapeutico, alle continue novità scientifiche che la riguardano. E’ tuttavia indispensabile una prevenzione primaria della malattia da attuarsi fin dalla giovane età con stili di vita corretti, a partire dall’alimentazione che dev’essere ricca di calcio e vitamina D, all’eliminazione del fumo e dell’alcol in quantità elevate, dall’esercizio fisico regolare. Nell’attivazione di programmi di prevenzione non bisogna dimenticare che vi sono soggetti “ad alto rischio” (coloro che sono in cura con cortisonici, menopausa precoce, predisposizione ereditaria, precedenti fratture non dovute a traumi) ed altri “a rischio ridotto” (donne in terapia ormonale, persone di sesso maschile). Purtroppo la conoscenza del “problema osteoporotico” da parte degli italiani e degli stessi medici é tuttora scarsa…”

Alla luce dei risultati dell’indagine, quali provvedimenti vengono suggeriti ?
Il ministero della Salute dovrebbe includere l’osteoporosi tra le malattie croniche e invalidanti e favorirne l’inserimento tra le iniziative di prevenzione del servizio sanitario nazionale. Inoltre dovrebbe agevolare il suo inserimento nei principali settori della ricerca biomedica e sanitaria e valutare la possibilità di una specifica raccolta di dati statistici sulla patologia in questione. Lo stesso ministero dovrebbe dar corso a campagne informative ed educative tra la popolazione e tra gli operatori sanitari.

E le Regioni ?
Saranno proprio le Regioni a dovere attivare programmi specifici di prevenzione sulla base degli indirizzi generali elaborati dal ministero della Salute. Le regioni che hanno più anziani dovranno considerare nei loro Piani sanitari la malattia osteoporotica come una “emergenza sanitaria”, promuovendo progetti regionali specifici e campagne di prevenzione “pilota” in aziende Usl.

Quali sono le altre proposte ?
La Commissione unica del farmaco (CUF) deve riesaminare la nota nr.79 allargando la disponibilità dei farmaci posti in fascia A, del tutto gratuiti, a soggetti a rischio osteoporotico, che non abbiano ancora subito fratture diagnosticate. E l’osteoporosi dovrà essere “collocata” nei livelli essenziali di assistenza alla luce dei fattori di rischio individuati.

Alcuni dati sull’osteoporosi
Secondo lo studio “Esopo”, il 23 per cento delle donne italiane di oltre 40 anni ed il 14 per cento con più di 60 anni é affetto da osteoporosi.La mortalità per questa malattia é del 15-25 per cento.La disabilità motoria colpisce più della metà dei pazienti nell’anno successivo alle fratture e solo il 30-40 per cento di essi riprende autonomamente le attività quotidiane della vita.
A livello europeo, il numero di fratture da osteoporosi previste é in costante aumento. Solo nelle donne si stima di passare dalle oltre 300 mila del 2000 a quasi 800 mila nei prossimi anni.

A cura di Raffaele Bernardini