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Cataratta: addio in mezza giornata

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Una progressiva opacizzazione del cristallino che ostacola il passaggio della luce nell’occhio, necessaria ad una visione nitida: è la cataratta, una patologia che può avere cause diverse, fra le quali età, traumi, malattie, come per esempio il diabete, uso prolungato di alcuni farmaci o fattori ereditari. Ma come si riconosce e come si cura? La parola al dottor Paolo Vinciguerra, responsabile dell’Unità Operativa di Oculistica di Humanitas.

Quali sono i sintomi e come si cura?
“Generalmente la cataratta provoca sintomi precisi – spiega il dott. Vinciguerra – alterazione della percezione dei colori, annebbiamento, riduzione della capacità visiva, facile abbagliamento e, in alcuni casi, transitorio miglioramento della visione da vicino. L’unica terapia per la cataratta è la sua rimozione chirurgica: non esistono farmaci, colliri, occhiali o laser in grado di bloccarne lo sviluppo o di ridare trasparenza al cristallino opaco”.

In cosa consiste l’intervento?
La metodica tradizionale di intervento prevede un’incisione di circa 11 millimetri a filo della cornea, da cui si estrae il cristallino naturale per poi inserirne uno artificiale rigido e suturare il tutto. La metodica chirurgica più all’avanguardia, però, è la facoemulsificazione: una sonda ad ultrasuoni (facoemulsificatore) frammenta e aspira attraverso un’apertura di pochi millimetri il cristallino naturale, al posto del quale viene inserita una lente sintetica.
“La facoemulsificazione – precisa il dottor Vinciguerra – può essere eseguita in diversi modi: l’utilizzo di lenti rigide richiede un’incisione più ampia e la necessità di suturare. Humanitas, invece, è uno dei pochi centri in Italia in cui si utilizzano sempre lenti pieghevoli, che possono essere introdotte attraverso un’apertura talmente piccola da non richiedere la sutura. Questa tecnica riduce i tempi della chirurgia a poco più di un quarto d’ora, e consente una riabilitazione pressoché immediata, anche perché l’assenza di sutura scongiura il rischio dell’astigmatismo postoperatorio. Inoltre, il materiale molto particolare con cui sono realizzate queste lenti determina un’incidenza molto bassa della cataratta secondaria (una nuova opacizzazione del cristallino qualche tempo dopo l’intervento chirurgico). E il loro ampio diametro, il 30% in più in media (nel momento dell’inserimento la lente è piegata), consente una visione ottimale anche al buio, quando la pupilla si dilata”.

I vantaggi del Day-Hospital
Questo intervento viene effettuato in Day Hospital: il paziente arriva al mattino e viene dimesso nel pomeriggio. Questo perché la facoemulsificazione non richiede un’anestesia generale: è sufficiente quella topica, con gocce di collirio anestetico, o quella peribulbare (due iniezioni perioculari che tolgono la sensibilità e la motilità dell’occhio, e provocano una temporanea riduzione della vista). “Questo tipo di anestesia – spiega la dottoressa Roberta Monzani, responsabile del Day Hospital Chirurgico – è spesso motivo di apprensione per i pazienti. Per questo prima di effettuare questa anestesia somministriamo al paziente una blanda sedazione che gli fa perdere la percezione della realtà per tre-quattro minuti, tempo necessario per praticare le iniezioni perioculari. Poi il paziente entra in sala operatoria perfettamente cosciente ma senza il ricordo dell’esecuzione dell’anestesia, e durante l’intervento può seguire le spiegazioni del chirurgo”.

Il percorso del paziente nel Day Hospital
Il giorno dell’intervento il paziente si presenta a digiuno all’accettazione del Day Hospital, viene fatto accomodare nello spogliatoio e preparato per l’intervento programmato: gli viene assegnato un letto, lo stesso sul quale entrerà in sala operatoria, collegato ad un monitor che terrà sotto controllo continuamente i suoi parametri vitali e respiratori. Dopo l’intervento il paziente viene sottoposto, in linea di massima nel corso di una giornata, ad una serie di esami ematochimici e strumentali, visita chirurgica, valutazione anestesiologica, ed eventuali consulenze specialistiche (visita cardiologica se il paziente ha più di 40 anni e radiografia del torace se ne ha più di 60 anni o è affetto da patologie respiratorie). Subito dopo l’operazione, il paziente fa colazione e rimane in osservazione da un minimo di una ad un massimo di due ore. Al momento della dimissione, riceve dal chirurgo le indicazioni per i controlli successivi ed un recapito telefonico al quale rivolgersi in caso di necessità.

A cura di Monica Florianello