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Dove l’arte si respira

29/04/2002

Lanterne, vasi, diffusori di essenze, ciotole, animali, scatole, strumenti, piatti, campanelle: ognuno di questi oggetti in terracotta, ispirati a forme, immagini e simboli primitivi, alla bottega Il Respiro rappresenta una nascita, generata dall’incontro di terra, acqua, aria e fuoco con il lavoro dell’uomo. In una tipica cascina lombarda a Pieve Fissiraga (Lo) esiste dal 1994 una bottega di scultura, attiva all’interno dell’Associazione Comunità “Il Gabbiano”, che da anni si occupa, sul territorio lombardo, di recupero, riabilitazione e reinserimento sociale di giovani che hanno fatto uso o abuso di sostanze stupefacenti.
Chi approda al “Gabbiano” ha già affrontato la difficile tappa della disintossicazione. In comunità si familiarizza con l’ergoterapia, un metodo riabilitativo basato sull’attività lavorativa: i ragazzi svolgono attività di imbiancatura, costruzione edile, giardinaggio, lavori che hanno anche un riscontro economico immediato e costituiscono quindi una sorta di autofinanziamento. Dal ’94 hanno anche la possibilità di esprimersi in modo creativo proprio grazie all’esistenza della bottega Il Respiro. Ne abbiamo parlato con lo scultore Tonino Negri, noto artista lodigiano spesso al fianco di Marcello Chiarenza in progetti di scenografie teatrali- il quale ha curato la gestazione della bottega e ne ha seguiti i percorsi per 7 anni.

Come è nata l’idea di questa preziosa realtà operativa?
“Conoscevo da anni il responsabile della comunità, Massimo Pirovano, il quale mi ha coinvolto in questo progetto per articolare le opportunità di recupero de “Il Gabbiano” – spiega Tonino Negri. Abbiamo iniziato a sperimentare l’idea nel ’94: i ragazzi venivano nel mio laboratorio e si confrontavano con la materia, l’argilla, con le tecniche e i risultati. La cosa funzionava. Quindi abbiamo allestito la Bottega all’interno della comunità: i ragazzi hanno costruito i forni a legna, hanno iniziato a lavorare con costanza, a partecipare a mostre, mercatini. Anche ad organizzare feste, durante le quali venivano fatte dimostrazioni pratiche di scultura e cottura dei pezzi: il forno viene aperto e si estraggono i pezzi davanti al pubblico. Sono momenti ricchi di suggestione, i partecipanti sono sempre entusiasti. In Bottega lavorano una o due persone fisse, che operano per lunghi periodi, con continuità. Vi è poi un’alternanza di tre o quattro ragazzi che si fermano per qualche mese, al massimo un anno”.

In cosa consisteva la tua collaborazione?
“Per quasi cinque anni – prosegue lo scultore – ho frequentato quotidianamente la bottega: ho cercato di insegnare il mestiere. I ragazzi dovevano imparare a conoscere la creta, le tecniche come il colombino, usato fin dai tempi più remoti in India, Africa, America Latina; gli strumenti, come il tornio; la decorazione a ingobbio, per dipingere i pezzi con terre di vari colori prima della cottura. Alla Bottega viene usata anche l’antica tecnica “Raku”, che in giapponese significa “gioire il giorno”. Con questa tecnica venivano decorate le tazze per la cerimonia del tè. Il pezzo smaltato viene preso incandescente dal forno e messo nella segatura o nell’acqua a seconda dell’effetto che si vuole ottenere. Ogni pezzo è unico perché fatto a mano”.

Come agisce la dedizione al lavoro creativo sul recupero degli ex tossicodipendenti?
“Noi diciamo che ogni oggetto che esce dalla Bottega, piccolo o grande che sia, respira di vita propria – continua Negri. L’alito della creazione ripercorre i pezzi prodotti e induce a ripensare il senso del lavoro. Nella nostra società assistiamo ad un crescente degrado produttivo su tutta la linea. Abbiamo perso il senso delle cose fatte a mano dalla A alla Zeta. Il meccanismo del lavoro, basato sulla velocità e sulla separazione, è irreversibile. Alla Bottega abbiamo rifiutato l’idea di introdurre macchinari per confezionare oggetti d’uso: avrebbero reso più redditizio il lavoro ma avrebbero vanificato gli scopi per cui la Bottega era stata creata e cioè dare spazio alla creatività, alla libertà d’espressione dei giovani che vi si dedicavano”.

E’ difficile coinvolgere ragazzi con un passato travagliato in un progetto simile?
“In comunità è difficile trovare l’armonia. Chi arriva qui ha perso la strada. La droga oggi non ha più niente di romantico –pensiamo ai paradisi artificiali vagheggiati negli anni ’60. Brucia la vita e basta. Sono in molti a perdersi in un mondo fasullo, una realtà dai risvolti tragici. Con il lavoro creativo si può scoprire una nuova autenticità, che porta a comprendere il mistero, il ritmo, l’energia della vita, l’armonia del cosmo attraverso la rivelazione degli elementi. L’esperienza di questi anni ci ha dato ragione: molti ragazzi sono passati attraverso Il Respiro: con le mani nella terra hanno capito il senso del loro fare, alcuni sono rimasti a condurre la Bottega, ad insegnare il lavoro agli altri che sono arrivati dopo e, ancora, a quelli che arriveranno”.

…e a lasciare un segno attraverso oggetti carichi di poesia…
“Non dimentichiamo che il valore della bottega sta anche nel fatto di dare delle regole. Chi ha ‘perso la strada’ ne ha un estremo bisogno. I ragazzi imparano ad essere responsabili di ciò che esce dalle loro mani, di oggetti che in più hanno la forma del loro sentire”.

Possiamo parlare di ‘arte’?
“Parliamo di artigianato di qualità, di oggetti che conservano il calore di qualcosa che è passato tra le mani. Non sono oggetti d’uso quotidiano, tuttavia non rispondono solo ad esigenze di decorazione. Le opere prodotte escono comunque da un percorso di esperienza artistica, anche in collaborazione con realtà complesse, come il Teatro-Scuola, o come le feste volte al recupero delle tradizioni popolari, legate ad immagini originali scaturite dai sedimenti delle vicende umane sulla terra”.

Il Respiro è quindi una realtà aperta verso l’esterno…
“Lo è a tutti gli effetti – conclude Tonino Negri. Periodicamente vengono organizzate mostre mercato per presentare le nuove creazioni della Bottega. Chi è interessato a questi prodotti può acquistarli direttamente in comunità oppure ordinare oggetti specifici, unici o in serie, compatibilmente al lavoro manuale”.

La Bottega è aperta al pubblico e si trova a Pieve Fissiraga (Lodi) – Associazione Comunità “Il Gabbiano”- Cascina Castagna – Tel. 0371/98106 – Fax 0371/98151

A cura di Silvia Merico

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