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Giorgio Mastrota: amo stare all’aria aperta

04/02/2003

Giorgio Mastrota è uno dei volti più conosciuti del piccolo schermo. Vince il concorso Il più bello d’Italia e comincia a lavorare in televisione con Gianfranco Funari a “Mezzogiorno è” con una sua rubrica. Il successo del grande pubblico arriva con trasmissioni sulle reti Rai e poi anche a Mediaset. A Retequattro nel programma “Bellezze al bagno” incontra Natalia Estrada e con la soubrette spagnola nasce un rapporto professionale e sentimentale. Assieme infatti conducono anche una delle fortunate edizioni del “Gioco delle coppie”. La separazione con Natalia coincide con una piccola crisi d’identità, ma Giorgio rimane nel giro dei superospiti della tv e si specializza nelle televendite, entrate ormai in tutti i palinsesti delle tv nazionali.

Come si tiene in forma?
“Faccio attività fisica, vado in palestra, pratico molto sport, anche solo per il piacere di farlo. Amo stare all’aria aperta, fare footing e quando posso vado in campagna. Ho la fortuna di non avere mai avuto problemi di sovrappeso”.

Allora fa attenzione all’alimentazione…
“Non particolarmente. Mangio di tutto, mi attira la buona cucina, non ho un menù tipo. Magari a pranzo cerco di alternare un buon piatto di pasta a un insalata. Se vado al ristorante, mangio in base al tipo di cucina: pesce crudo o sushi, se mi trovo in un ristorante giapponese; il gulash se mi trovo in un ristorante ungherese. Metto invece molta attenzione quando sono con mia figlia: i bambini hanno gusti semplici e amano cibi genuini”.

Come si tiene informato sui temi della salute?
“Se mi capita, leggo riviste oppure approfondisco la mia conoscenza parlando con amici medici dei temi di attualità o che mi colpiscono di più. Trovo che “Elisir”, il programma di medicina condotto da Michele Mirabella su Raitre, sia un’ottima trasmissione di informazione medica soprattutto perché non è urlata. Il messaggio è chiaro garbato, comprensibile”.

Si sottopone a controlli come prevenzione?
“Per natura, sono molto tranquillo. Non sono uno che al primo sintomo corre dal medico, ma ritengo giusto avere cura della propria persona. E mi riprometto spesso di fare un check up anche se poi succede che non sempre ci riesco. Nonostante tutte le mie buone intenzioni”.

Le sembra che quando si parla di medicina venga usato un linguaggio comprensibile?
“Mi sembra che venga usato un messaggio urlato, statistico e viziato da una comunicazione pseudo pubblicitaria. Chi lo riceve rischia di rimanere disorientato”.

Le è mai capitato di curarsi all’estero?
“Non ne ho mai avuto bisogno; se penso alla sanità americana la vedo come un modello che privilegia standard elevati ma per pochi: anche una semplice visita ha costi eccessivi. In Italia ci si può avvalere fortunatamente di ottime strutture ospedaliere sia private sia pubbliche, con medici preparati e professionali”.

Quali devono essere le doti di un buon medico?
“Un buon medico è soprattutto una persona, una persona che prima di tutto deve essere rassicurante, saper comunicare con semplicità. Sapere ascoltare e avere pazienza. Credere in quello che fa. Del resto è un mestiere che ti porta via l’anima e il tempo”.

In questi ultimi anni si è abbassata la guardia sul virus HIV. Cosa ne pensa e cosa suggerirebbe ad un giovane?
“Si è abbassata l’attenzione perché da quando la malattia si è diffusa se ne è sempre parlato in termini catastrofici e statistici, mentre il rischio contagio sembra meno difficile di quello che i mass media hanno comunicato. Creando così panico e allarmismo anche per una semplice stretta di mano. Soprattutto i bambini devono imparare a conoscere correttamente il pericolo e le conseguenze della malattia”.

E’ iscritto a qualche associazione o presterebbe la sua immagine per scopi benefici?
“Non sono iscritto a nessuna associazione, ma mi sta molto a cuore l’attività dei medici-clown alla Patch Adams e di quanti cercano di far sorridere i bambini ricoverati in ospedale. Cerco di aiutarli, facendo il loro testimonial”.

A cura di Alessandra Capato

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