Il tumore del colon retto è una neoplasia maligna che deriva dalla degenerazione delle normali cellule intestinali: dapprima in forme tumorali benigne come i polipi adenomatosi e, successivamente, in tumore. Nonostante la sua evoluzione sia lunga nella maggior parte dei casi (possono volerci anche quindici anni prima che si sviluppi), il tumore del colon-retto figura tra le neoplasie con maggiore incidenza in Italia: è il terzo tipo di tumore più frequente negli uomini e il secondo nelle donne.
È un tumore dal quale, soprattutto quando diagnosticato nei primi stadi, si può guarire: per questo è importante conoscere i fattori di rischio e i comportamenti da mettere in atto per prevenirlo.
Nell’ambito della prevenzione esistono, per alcuni individui e fasce di popolazione considerate più a rischio, programmi di screening periodici che permettono di scoprire le lesioni benigne che potrebbero trasformarsi in questa neoplasia, o di accorgersi precocemente della sua presenza.
Approfondiamo l’argomento con il professor Antonino Spinelli, responsabile dell’Unità operativa di Chirurgia del Colon e del Retto in Humanitas.
Fattori di rischio
Le cause specifiche dell’origine delle neoplasie colorettali sono attualmente poco conosciute, tuttavia, sono stati identificati alcuni fattori che aumentano il rischio di sviluppare un tumore del colon e del retto. Tra questi:
- Età: la maggior parte delle diagnosi avviene dopo i 50 anni (oltre il 90% dei cas). Tuttavia, l’insorgenza di sintomi compatibili non è assolutamente da trascurare anche nel caso di persone giovani, nei quali questo tumore è in incremento secondo molti studi recenti
- Storia in famiglia di tumori del colon e del retto (in particolare genitori o fratelli)
- Storia personale di malattie infiammatorie croniche dell’intestino come la Malattia di Crohn o la Colite Ulcerosa
- Storia personale o familiare di polipi intestinali
- Storia personale di tumori maligni di mammella, utero od ovaie.
Oltre a questi fattori principali, anche uno stile di vita poco salutare caratterizzato da obesità, sedentarietà, fumo, consumo di alcolici, dieta ricca di carne rossa, insaccati, zuccheri raffinati e grassi di origine animale, può avere un ruolo nella genesi di questi tumori.
Prevenzione: stile di vita e controlli
Intervenire sul proprio stile di vita fin dalla giovane età è uno dei metodi più efficaci per prevenire il tumore al colon retto. Un fattore fondamentale è l’alimentazione: una dieta con un elevato apporto calorico, ricca di carne rossa o processata, di insaccati o altri grassi animali, di farine raffinate e zucchero può predisporre il paziente allo sviluppo di questo tumore.
Per questo gli specialisti consigliano una dieta equilibrata, povera di carboidrati raffinati ma particolarmente ricca di fibre (sotto forma di frutta, verdura, legumi) e di vitamina D.
Anche abitudini di vita scorrette, come la sedentarietà, il fumo e l’alcol possono contribuire a un aumento del rischio. Svolgere attività motoria moderata e regolare e mantenere il proprio peso forma per evitare sovrappeso e obesità sono altre abitudini preventive che si possono adottare.
Oltre ad agire sul proprio stile di vita, controlli tempestivi nel caso di sintomi sospetti o di situazioni a rischio permettono di individuare e poi eliminare i polipi che potrebbero diventare maligni con il passare del tempo.
I segnali da non sottovalutare
“È importante che i pazienti stiano particolarmente attenti ai sintomi e si sottopongano, quando indicato, a visite preventive. Non bisogna sottovalutare sintomi come alterazioni delle proprie abitudini nell’andare in bagno, presenza di muco o sangue nelle feci, perdita di peso, carenza di ferro e debolezza, o dolori addominali che non sono spiegabili altrimenti. In caso si riscontrino questi sintomi è necessario un consulto medico e l’esecuzione di alcuni esami che può portare alla diagnosi precoce del tumore”, spiega il professor Spinelli.
Screening: sangue occulto nelle feci e colonscopia
Il tumore al colon retto può non mostrare alcuna sintomatologia per molto tempo; i polipi adenomatosi da cui può originarsi possono evolvere in forme maligne anche dopo 15 anni. Queste lesioni possono essere individuate precocemente tramite la colonscopia e quindi rimosse durante la stessa procedura prima che si trasformino in tumore.
In Italia sono attivi programmi regionali di screening di popolazione per riuscire ad individuare le forme pretumorali o, se fosse già insorto, il carcinoma nei suoi stadi iniziali, così da intervenire tempestivamente con la rimozione o con le cure diminuendone il tasso di mortalità.
Gli esami proposti nelle campagne di screening sono: il test del sangue occulto nelle feci e la colonscopia.
La ricerca del sangue occulto nelle feci viene raccomandata ogni 2 anni a partire dai 50 anni di età. Se il test risulta positivo occorre sottoporsi a una colonscopia che confermi o escluda la presenza di un tumore o di polipi (lesioni precancerose) quale causa della positività del test. Humanitas è centro di riferimento per la Regione Lombardia per l’esecuzione della colonscopia nell’ambito dei programmi di screening.
“Il test del sangue occulto si esegue su un campione di feci raccolto direttamente dal paziente e consiste nella valutazione della presenza di tracce di sangue invisibili a occhio nudo. L’esame più importante, tuttavia, è la colonscopia, un test di approfondimento diagnostico che permette di esaminare interamente il colon-retto e rimuovere tempestivamente eventuali polipi. Questi sono i primi passi fondamentali nella diagnosi e nel trattamento del tumore del colon-retto a cui, eventualmente, seguiranno altri trattamenti conservativi o chirurgici.
La prevenzione dei tumori del colon e del retto è al centro di un’intensa attività di ricerca. Tra le nuove metodiche di screening in sviluppo, una tra le più promettenti è l’analisi multiomica delle cellule circolanti ottenuta su prelievi ematici. La multiomica è un nuovo tipo di approccio analitico per lo studio contemporaneo di diverse molecole e strutture biologiche, principalmente del genoma e del proteoma, contenute nelle cellule circolanti. Questo approccio consente di integrare informazioni provenienti da diversi livelli di dati biologici per gli scopi più diversi, come ad esempio l’individuazione di cellule tumorali.
Alcuni recenti studi multicentrici hanno dimostrato una capacità di individuare tumori del colon e del retto agli stadi iniziali superiore al 90%. Dall’affinamento di queste tecnologie, deriveranno in futuro modalità di screening più semplici, che ne faciliteranno la diffusione.
Oggi, anche nei casi in cui è necessaria la chirurgia (tumori o polipi non asportabili con l’endoscopia) è possibile eseguire gli interventi con tecniche mininvasive che permettono di minimizzare l’impatto sul paziente”, conclude il Prof. Spinelli.