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Tumore al seno, che ruolo ha la risonanza magnetica nella diagnosi?

L’importanza della risonanza magnetica nella diagnosi del tumore al seno. Ulteriori tumori al seno individuati da una risonanza magnetica sono, a volte, più estesi e potenzialmente più aggressivi di quelli trovati con la mammografia. Pertanto potrebbe essere necessaria una nuova terapia. L’indicazione arriva da una ricerca pubblicata su Radiology.

Il team di ricercatori ha preso in esame i dati relativi a oltre 2mila pazienti con una diagnosi di tumore al seno, sottoposte a biopsia dopo una risonanza magnetica preoperatoria. Nel 14% casi (285 donne) la risonanza magnetica è riuscita a scovare un ulteriore tumore al seno, sfuggito alla mammografia. In 73 pazienti la risonanza ha identificato questo tumore addizionale in un quadrante del seno diverso dalla sede del carcinoma rilevato dalla mammografia e/o dalla palpazione del seno.

(Per approfondire leggi qui: Tumore al seno, in aumento i casi nelle under 50: screening da rivedere?)

Nelle donne più giovani e nelle donne con una mammella più densa, in generale, la risonanza magnetica riesce a rilevare quello che è noto come “carcinoma mammario multicentrico”, ovvero tumori al seno che comprendono due o più tumori primari, di solito in diversi quadranti della mammella. Questi carcinomi multicentrici erano più estesi in 17 pazienti su 73. Nel 25% dei casi le lesioni erano maggiori di un centimetro. Come evidenzia uno dei ricercatori, una lesione di queste dimensioni è clinicamente rilevante.

Risonanza magnetica eseguita dopo mammografia ed ecografia

«Per la diagnosi precoce del tumore al seno bisogna sottolineare l’importanza della famosa e storica tripletta: esame clinico, mammografia ed ecografia. Esse risultano nella stragrande maggioranza dei casi complementari tra loro, raggiungendo una sensibilità pari al 97%, soprattutto nelle mammella caratterizzate da struttura prevalentemente ricca di componente tissutale ghiandolare. È necessario tener presente che mammografia ed ecografica rilevano reperti differenti e che l’esame clinico e l’autopalpazione completano il percorso della prevenzione. Spesso nella mammelle dense, più frequentemente in pazienti di età inferiore ai 40 anni, la mammografia non viene eseguita di routine, al contrario dell’ecografia», spiega la dottoressa Mariagiorgia Farina, radiologa dell’ospedale Humanitas.

«La risonanza magnetica viene utilizzata in determinati casi e in genere sempre dopo mammografia ed ecografia. Per un ristretto gruppo di pazienti (con elevato rischio di carcinoma mammario eredo-familiare) è indicata come controllo annuale in associazione a mammografia ed ecografia. Diversi studi hanno dimostrato come presenti un elevato valore predittivo negativo per lesioni mammarie e un’elevata sensibilità e specificità per rilevare carcinomi in diversi quadranti della stessa mammella e più lesioni patologiche nello stesso quadrante».

(Per approfondire leggi qui: Tumore al seno, imparare la cultura della prevenzione fin da giovani)

«Fondamentale la risonanza tutte le volte in cui vi è discordanza tra il dubbio clinico e strumentale, o tra questi due e l’esito di eventuale ago biopsia/esame citologico, per caratterizzare ulteriormente dal punto di vista morfologico e dinamico (funzionale) il nostro reperto di non univoco significato».

Spesso la risonanza magnetica richiede una valutazione ecografica successiva

«Importante la risonanza magnetica della mammella tutte le volte in cui è necessario approfondire lo studio delle cicatrici in esiti di uno o più interventi chirurgici, in questi casi tale metodica diventa complementare all’ecografia. Molto spesso la risonanza, esame dotato di elevata sensibilità, necessita di una valutazione ecografica successiva (second look ecografico), per poter ulteriormente tipizzare un’eventuale alterazione focale della mammella e stabilire l’eventuale progressione dell’iter diagnostico potendo orientare il radiologo senologo e il clinico per un tipo di approfondimento diagnostico cito-istologico».

«Di frequente la risonanza viene eseguita in fase preoperatoria, in quanto permette di rilevare forme tumorali addizionali, o meglio permette di rilevare una maggiore estensione di malattia. Sicuramente la risonanza magnetica è un importante strumento di diagnosi del tumore al seno, un grosso aiuto per i clinici ed per il radiologo senologo nel risolvere alcuni dubbi della pratica quotidiana, pur essendo un esame fortemente influenzato nelle pazienti fertili, dallo stato ormonale, da eventuali artefatti da movimento della paziente nel corso dell’esame stesso, che richiede spesso un second look ecografico per la sua elevata sensibilità».