Prevenzione psicologica per allenare il nostro organismo a conoscersi e a gestire lo stress e dunque renderlo più forte per contrastare la potenziale insorgenza di malattie. È questa una delle nuove frontiere della psicologia.
Con il passare del tempo si sta assistendo a un aumento della dimensione preventiva della psicologia, utilissima per stare bene con sé stessi e con il proprio corpo.
Ne parliamo con Maria Stefania Rao, psicologa di Humanitas Centro Catanese di Oncologia.
Quali sono gli obiettivi della psicologia a livello di prevenzione?
«Innanzitutto è fondamentale individuare il sovraccarico di stress e tentare di contenerlo prima che sorga qualsiasi tipo di malattia: è un’attività che dovrebbero fare tutti e che risulta utilissima perché lo stress incide nello slatentizzare, nel tirar fuori cioè le patologie che l’organismo manifesta maggiormente se carico di ansia e stress.
Dobbiamo considerare il nostro organismo come una sorta di network, formato da quattro macrosistemi strettamente legati tra loro: psicologico, neurologico, endocrinologico e immunologico; quanto incide lo stress nel corretto funzionamento di questi quattro macrosistemi?
Quando lo stress ne colpisce uno, si ripercuote poi sugli altri tre e dunque un sovraccarico di stress che si protrae per molto tempo porta l’organismo a debilitarsi e ad avere dunque problematiche, soprattutto a livello immunologico. Ci sono evidenze scientifiche secondo cui l’insorgenza di una malattia è favorita da una dose considerevole di stress: ad esempio, malattie genetiche che altrimenti rimarrebbero potenzialmente silenti anche per tutto il corso della vita».
Che cosa possiamo fare per prevenire e gestire lo stress?
«È importantissimo prestare attenzione alla parte emotiva di tutto ciò che avviene nella nostra quotidianità: a volte subiamo degli stress e non ce ne rendiamo conto, li avvertiamo ma non li elaboriamo; non consideriamo quanto gli agenti stressogeni possano rappresentare per l’organismo un fattore indigesto.
Questi fattori, se non elaborati a dovere, vengono dunque depositati nel nostro inconscio, bacino interiore in cui finiscono tutte quelle esperienze e quei vissuti che non riusciamo a elaborare, che hanno colpito la persona ma che non sono stati metabolizzati ed espulsi. Dunque la prevenzione è importante perchè sicuramente stili di vita sani danno minore possibilità di stressarsi e conseguentemente di ammalarsi.
Alla fine di ogni giornata sarebbe opportuno per ognuno di noi valutare il percorso delle attività svolte, senza tralasciare ciò che ci ha causato dolore, sofferenza, ansia, paura, angoscia ovvero tutta la parte emotiva che tendiamo a scartare: è necessario capire che è controproducente evitare di pensare alle tematiche negative, essendo convinti che svaniranno da sole. È certamente un processo difficile, perché non è facile trasformare le emozioni in pensiero e ancor di più il pensiero in parola. Quando siamo emotivamente carichi spesso la nostra parte cognitiva decresce, facendo emergere eccessivamente quella emotiva: sarebbe invece opportuno trovare un giusto equilibrio delle due sfere per trovare un’adeguata gestione di sé stessi.
Quando finisce la fase acuta delle emozioni è bene rifletterci su ed elaborare, invece si tende ad accantonare l’evento negativo. È bene ri-pensare quell’esperienza e trarne beneficio, trasformando un evento negativo in momento di miglioramento e arricchimento; a volte dimentichiamo l’alfabeto delle emozioni e invece è importante decodificarle».
Quali consigli possiamo dare per tentare di collaborare psicologicamente col nostro organismo e con noi stessi?
«Parlare con qualcuno è importantissimo, sia con gli amici, sia in famiglia, sia con tutte quelle persone in cui riponiamo la nostra fiducia e che rappresentano per ognuno di noi punti di riferimento che possono offrirci un punto di vista esterno e farci aprire gli occhi su eventi che non riusciamo a elaborare da soli.
Poi è fondamentale conoscersi, ovvero tentare di ascoltare il proprio corpo per trovare il giusto equilibrio psico-fisico e individuare lo stile di vita migliore, soggettivamente diverso per ognuno di noi. È bene anche prestare la giusta attenzione a tutti quei potenziali campanelli d’allarme, ovvero a quelle variazioni comportamentali che denotano un cambiamento su cui soffermarsi: ad esempio mancanza di appetito, o variazioni della pressione arteriosa, o il manifestarsi dell’insonnia. Sono tutti elementi che, nella massima tranquillità, ognuno di noi deve ascoltare: è un aiuto che il nostro organismo ci offre per dirci di stare attenti».