Come rimuovere un tatuaggio?

Molte persone hanno sperimentato il rimpianto per un tatuaggio fatto magari in giovane età o in una parte del corpo che successivamente non è più stata di loro gradimento. Se prima i metodi per eliminarlo richiedevano molto tempo e non garantivano sempre risultati soddisfacenti, lasciando talvolta macchie sulla pelle, oggi con i laser all’avanguardia è diventato possibile rimuovere un tatuaggio in modo definitivo.

Cosa fare se si vuole togliere un tatuaggio e quanto tempo ci vuole? Ne parliamo con il dottor Salvatore Rini, dermatologo presso Humanitas San Pio X.

 

Rimuovere un tatuaggio: a chi rivolgersi

Prima di procedere alla rimozione di un tatuaggio, è indispensabile effettuare una visita dermatologica. Durante questo appuntamento, lo specialista esamina l’area interessata e raccoglie informazioni cruciali per determinare la fattibilità del trattamento e identificare eventuali controindicazioni. Il dermatologo deve valutare vari fattori specifici, come:

  • il tipo di tatuaggio da rimuovere
  • eventuali comorbidità dermatologiche che controindicano l’utilizzo del laser, prima tra tutte la vitiligine
  • tumori pregressi
  • cicatrici
  • traumi
  • terapie farmacologiche in atto
  • gravidanza
  • allattamento

Dopo un’accurata valutazione, il dermatologo sceglierà il tipo di laser più adatto e stabilirà il numero di sedute necessarie. I laser utilizzati variano in base ai colori, alle dimensioni e alla posizione del tatuaggio, e anche il numero di trattamenti e gli intervalli tra essi sono personalizzati. Questi intervalli sono cruciali per consentire alla pelle di rigenerarsi e alle cellule di ripararsi.

I tatuaggi neri o molto scuri sono più semplici da rimuovere rispetto a quelli chiari o con molti colori. Inoltre, la posizione del tatuaggio sul corpo gioca un ruolo significativo nella facilità di rimozione. I tatuaggi sulla schiena sono spesso più semplici da trattare rispetto a quelli in altre aree del corpo.

 

Come rimuovere un tatuaggio?

Per rimuovere i tatuaggi esistono diversi approcci e sicuramente quello laser oggigiorno rappresenta la metodica di scelta. Il laser più performante a disposizione attualmente è il picolaser il quale, utilizzando frequenze d’onde dell’ordine dei picosecondi (un millesimo di nanosecondo) ed ad alta energia, riduce in modo significativo il rischio di ipopigmentazioni ed iperpigmentazioni, alterazioni della texture cutanea e la comparsa di  cicatrici, anche rispetto a laser già soddisfacenti, come il laser a nanosecondi. Prima di inizare di rimozione, è fondamentale per la persona indossare occhiali protettivi specifici per salvaguardare la retina dai potenziali danni causati dalla luce del laser.

 

Come funziona il laser?

L’azione del laser si basa sul principio della fototermolisi selettiva: il raggio, penetrando all’interno delle molecole pigmentate del tatuaggio, le distrugge, frammentandole in tanti piccoli pezzettini. Questo processo produce un suono caratteristico, simile a quello del “popcorn”, che segnala la frantumazione dei pigmenti del tatuaggio in piccoli frammenti. Questi frammenti vengono poi eliminati dal corpo attraverso l’azione dei macrofagi, le cellule “spazzine” del nostro sistema immunitario, garantendo al contempo la preservazione dell’integrità della pelle.

In generale, per rimuovere efficacemente un tatuaggio sono necessarie almeno cinque sedute, ma questo numero può variare in base a diversi fattori, come il colore e la posizione del tatuaggio. Alcuni colori possono essere più difficili da rimuovere rispetto ad altri, e la posizione del tatuaggio può influenzare l’efficacia del trattamento laser.

 

Pelle: i sintomi dopo il trattamento

Dopo una seduta di rimozione del tatuaggio con laser, l’area trattata può manifestare alcune reazioni comuni, come arrossamento e lieve gonfiore, accompagnati talvolta da formazione di croste pruriginose. Questi effetti collaterali sono generalmente temporanei e tendono a risolversi entro pochi giorni, senza lasciare cicatrici.

Durante il processo di rimozione del tatuaggio, i pigmenti iniziano a sbiadire progressivamente. Con ogni seduta, i pigmenti diventano più deboli e meno visibili, fino a scomparire completamente. Questo processo è graduale e richiede pazienza e tempo.

Per garantire una guarigione ottimale e una rimozione efficace del tatuaggio, è necessario lasciare passare circa 3-4 settimane tra le sedute, permettendo alla pelle di recuperare completamente. Durante questo periodo di guarigione, è fondamentale prendersi cura dell’area trattata per evitare complicazioni o effetti indesiderati.

Nelle pause tra i trattamenti bisogna utilizzare creme solari ad alta protezione, che possano prevenire le alterazioni della pigmentazione causate dall’esposizione al sole, come macchie scure (quindi iperpigmentazione) o macchie più chiare del colore della pelle (ovvero ipopigmentazione).

Redazione Humanitas Salute: