Le lenti a contatto sono uno strumento di correzione della vista utilizzato da moltissime persone. Il loro utilizzo scorretto però potrebbe essere la causa di micro lesioni o infezioni. Abbiamo parlato con Il professor Paolo Vinciguerra, Responsabile del Centro Oculistico di Humanitas e docente di Humanitas University, che ci ha spiegato come utilizzarle correttamente, quali tipi di lenti a contatto esistono e di come decidere quali usare.
Utilizzo corretto e manutenzione
È importante, qualsiasi sia il periodo di durata delle lenti scelte, di non utilizzarle per più tempo di quanto consigliato, oltre a non indossarle dopo la scadenza indicata.
Le lenti morbide sono infatti costituite da materiale organico in cui i batteri si riproducono facilmente; e se nessuno immaginerebbe di tenere del pesce consumato un poco alla volta ogni giorno poiché “va a male”, similmente una lente a contatto usata poco e spesso non è conservabile a lungo, perché il materiale tende a deperire con il tempo.
Per quanto riguarda la conservazione delle lenti (escluse quelle usa e getta, che appunto non vanno riutilizzate), bisogna cambiare la soluzione nel cofanetto ogni giorno, perché più i batteri rimangono nel liquido, più contrastano il suo funzionamento attraverso la formazione di un biofilm. Il biofilm è uno strato di batteri che aderisce alle pareti: ci possiamo accorgere della sua presenza dalla patina untuosa che sentiamo al tatto.
La prassi corretta quindi è: svuotare il contenitore, lavarlo con la soluzione apposita e lasciarlo asciugare prima di riempirlo con il nuovo liquido. Per indossare e togliere le lenti è fondamentale l’igiene delle mani, che devono essere lavate con il sapone per almeno venti secondi, e poi bisogna assicurarsi che tutto il sapone sia stato sciacquato via.
Lavare le lenti con l’acqua corrente (che non solo non contiene disinfettanti adatti alla loro detergenza, ma può anche contenere parassiti che possono attaccare la cornea) rappresenta un rischio per la salute. Per questo non andrebbero utilizzate in tutte le occasioni di contatto prolungato con l’acqua, come la doccia, la piscina o il bagno in mare. Per chi pratica sport in acqua che non permettono l’uso degli occhiali, il consiglio è quello di proteggere gli occhi dal contatto con l’acqua con l’uso di occhialini appositi.
Infine chi utilizza le lenti a contatto con frequenza o per orari prolungati farebbe bene ad avere sempre con sé un paio di occhiali di scorta, nel caso in cui le lenti dovessero dare fastidio o nel caso in cui se ne perdesse una.
Come scegliere le lenti a contatto
Le lenti a contatto si dividono in rigide, semirigide e morbide, e si differenziano in base al numero di giorni durante i quali possono essere indossate. Possono quindi essere giornaliere, quindicinali, mensili e annuali.
Le lenti a contatto sono la soluzione adatta soprattutto per chi fa sport e ha problemi di vista, perché è difficile che si rompano e possono essere indossate con attrezzature sportive come maschere e caschi. In questo caso sono da preferire le lenti morbide, che hanno un minor rischio di spostarsi e rompersi.
La morbidezza di queste lenti deriva dalla composizione con acqua che le rende confortevoli ma anche più stabili. Hanno il difetto però di potersi contaminare con facilità, e quindi richiedono molta attenzione nell’igiene e nella manutenzione. Il rischio di contaminazione si può limitare scegliendo lenti morbide dalla periodicità bassa (come per esempio quindicinale). Le lenti giornaliere sono quelle più consigliate, perché essendo usa e getta e non richiedendo pulizia sono quelle con meno rischio di entrare in contatto con batteri.
L’attenzione alla scelta delle lenti e alla loro manutenzione è importante soprattutto in questo periodo a causa del rischio di contagio da coronavirus. Una delle strategie per diminuire le possibilità di contagio è proprio quella di non toccarsi occhi, naso e bocca, ma per chi indossa le lenti il contatto con l’occhio è inevitabile.
Lenti a contatto ai tempi del Coronavirus
Uno studio pubblicato sul Journal of hospital infection ha dimostrato che il coronavirus può rimanere sul silicone, uno degli elementi di cui sono composte le lenti, fino a 5 giorni. Per questo, il consiglio in questo periodo è di usare gli occhiali per minimizzare le possibilità di contagio tramite le lenti. In caso contrario la soluzione migliore è l’utilizzo delle lenti usa e getta.
La cornea (la parte dell’occhio su cui poggia la lente) non è a forma di sfera, come potremmo pensare, ma ha una forma complessa. La sua curvatura diminuisce in modo non lineare mano a mano che si avvicina alla “parte bianca” (la sclera). Quindi un esperto applicatore ha il compito di scegliere la lente a contatto che meglio si adatta alla cornea misurandola con il topografo e ordinando una lente che spesso deve avere 3, 4 zone di curvatura diversa per essere idonea a quel paziente specifico.
Immaginiamo una scarpa: questa può essere indossata anche 12 ore o più al giorno purché sia del numero giusto per quel piede; diversamente, lo deformerà. Se deve essere la cornea ad adattarsi a una lente a contatto non ben studiata, avviene lo stesso con distorsioni corneali che ne peggiorano le caratteristiche e nel tempo divengono pericolose.
Quindi è bene a qualche mese dall’applicazione recarsi da un esperto oculista che con topografia e tomografia studi se non si stanno creando deformazioni pericolose, in gergo “warpage corneale”.