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	<title>A tavola in salute Archives - Humanitas Salute</title>
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	<title>A tavola in salute Archives - Humanitas Salute</title>
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		<title>Pane e pasta, perché eliminarli dalla dieta?</title>
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		<dc:creator><![CDATA[Redazione Humanitas Salute]]></dc:creator>
		<pubDate>Sun, 20 Oct 2002 22:00:00 +0000</pubDate>
				<category><![CDATA[A tavola in salute]]></category>
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					<description><![CDATA[<p>Non è vero che per dimagrire è necessario eliminare i carboidrati dalla tavola. I consigli della dietista</p>
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										<content:encoded><![CDATA[<p>Ci si mette a dieta e subito si elimina o si decide di ridurre il consumo di <strong>pasta e pane</strong>, pensando che i carboidrati siano i principali responsabili dell’aumento di peso. Invece questi <strong>nutrienti</strong>, se consumati delle giuste quantità, sono indispensabili per mantenere un buono stato di salute e di forma fisica. Che cosa sono i <a href="http://www.humanitasonline.com/HOL/index.cfm?ID=19764" target="_blank" rel="noopener">carboidrati</a>? Qual è la loro funzione? Perché non devono mai mancare nell’<a href="http://www.humanitasonline.com/HOL/index.cfm?ID=18754" target="_blank" rel="noopener">alimentazione</a> quotidiana? Abbiamo rivolto queste domande a <strong>Manuela Pastore</strong>, dietista di Humanitas. </p>
<p><strong><a href="http://www.humanitasonline.com/HOL/index.cfm?ID=23631" target="_blank" rel="noopener">Nutrienti</a> indispensabili</strong> <br />“I carboidrati – spiega <strong>Manuela Pastore </strong>– sono chiamati anche zuccheri o <a href="http://www.humanitasonline.com/HOL/index.cfm?ID=21931" target="_blank" rel="noopener">glucidi</a> (da glucos = dolce): tutti sinonimi che identificano lo stesso gruppo di nutrienti. I carboidrati, insieme alle <a href="http://www.humanitasonline.com/HOL/index.cfm?ID=24503" target="_blank" rel="noopener">proteine</a> e ai <a href="http://www.humanitasonline.com/HOL/index.cfm?ID=22880" target="_blank" rel="noopener">lipidi</a> (o grassi), sono i nutrienti che ci forniscono l&#8217;energia necessaria per il corretto funzionamento dell&#8217;organismo e lo svolgimento delle normali attività quotidiane. Svolgono importanti funzioni biologiche: prima di tutto, sotto forma di <a href="http://www.humanitasonline.com/HOL/index.cfm?ID=21892" target="_blank" rel="noopener">glicogeno</a> nel <a href="http://www.humanitasonline.com/HOL/index.cfm?ID=21462" target="_blank" rel="noopener">fegato</a> e nei <a href="http://www.humanitasonline.com/HOL/index.cfm?ID=23441" target="_blank" rel="noopener">muscoli</a>, costituiscono una riserva energetica di rapida utilizzazione nelle ore notturne o fra un pasto e l’altro. <br />Si suddividono in carboidrati semplici, come i monosaccaridi e i <a href="http://www.humanitasonline.com/HOL/index.cfm?ID=20759" target="_blank" rel="noopener">disaccaridi</a>, e carboidrati complessi, come l’<a href="http://www.humanitasonline.com/HOL/index.cfm?ID=18811" target="_blank" rel="noopener">amido</a>. <br />I principali monosaccaridi sono il glucosio, contenuto in frutta e verdura; il <a href="http://www.humanitasonline.com/HOL/index.cfm?ID=21741" target="_blank" rel="noopener">galattosio</a>, che costituisce parte del <a href="http://www.humanitasonline.com/HOL/index.cfm?ID=22739" target="_blank" rel="noopener">lattosio</a>; il <a href="http://www.humanitasonline.com/HOL/index.cfm?ID=21706" target="_blank" rel="noopener">fruttosio</a>, diffuso nei vegetali, nella frutta e nel miele. I principali disaccaridi sono il maltosio, costituito da due molecole di glucosio, che si trova nell’orzo fermentato (malto); il lattosio, l’unico zucchero di origine animale, che si trova nel latte ed è formato dall’unione di galattosio e glucosio; il <a href="http://www.humanitasonline.com/HOL/index.cfm?ID=24884" target="_blank" rel="noopener">saccarosio</a> (il comune zucchero da cucina), composto da una molecola di glucosio e una di fruttosio. Il più comune e polisaccaride di interesse alimentare è l&#8217;amido, costituito molte unità di glucosio. E’ il componente basilare dell’alimentazione umana ed è contenuto in cereali, legumi e tuberi”. </p>
<p><strong>Il giusto equilibrio</strong> <br />“Un&#8217;alimentazione equilibrata – sottolinea la dietista – deve essere composta dal 55-60% delle calorie giornaliere di carboidrati di cui non più del 10% da monosaccaridi e disaccaridi, 25-30% dell’apporto calorico quotidiano di lipidi, e circa 1 g/kg di peso corporeo di proteine. I monosaccaridi vengono assorbiti rapidamente dall’organismo e forniscono energia immediatamente disponibile, ma che si esaurisce in fretta: per questo motivo sono l’ideale quando si ha bisogno di un po’ di carica, ma il loro consumo deve essere limitato. Sono i polisaccaridi a costituire il vero e proprio combustibile del nostro organismo, poiché vengono assorbiti più lentamente e forniscono energia in modo graduale. <br />Le percentuali riportate dovrebbero essere rispettate qualunque sia l&#8217;apporto calorico totale suggerito sulla base delle necessità individuali. Quindi anche nel caso di diete con apporto calorico ridotto. Infatti più della metà delle <a href="http://www.humanitasonline.com/HOL/index.cfm?ID=19696" target="_blank" rel="noopener">calorie</a> introdotte deve sempre provenire da carboidrati prevalentemente complessi. Pasta e pane non devono mai mancare anche quando le calorie vengono ristrette. Ogni pasto, colazione, pranzo e cena, infatti, deve includere almeno una porzione, anche ridotta, di un carboidrato complesso. Un grammo di carboidrati fornisce 3,75 kcal, un grammo di proteine fornisce 4 kcal, un grammo di lipidi 9 kcal”. </p>
<p><strong>Non vanno mai eliminati</strong> <br />“Troppo spesso, a causa di una cattiva informazione, la decisione di seguire una dieta fai da te parte dall’esclusione o dalla netta riduzione dei carboidrati. Il risultato – avverte <strong>Manuela Pastore</strong> – è una dieta sbilanciata a favore dei grassi. Quando i carboidrati della dieta vengono ridotti eccessivamente l’organismo deve fabbricarsi da sé il glucosio, indispensabile per le sue funzioni, utilizzando come substrati proteine e grassi. La formazione di zuccheri dagli <a href="http://www.humanitasonline.com/HOL/index.cfm?ID=18840" target="_blank" rel="noopener">amminoacidi</a> delle proteine porta, se protratta, a una riduzione della massa magra (prevalentemente muscolo) che è una componente fondamentale dell’organismo, oltre a una perdita di minerali; mentre la liberazione di una quantità eccessiva e forzata di acidi grassi provoca, nel lungo periodo, una condizione patologica che si chiama <a href="http://www.humanitasonline.com/HOL/index.cfm?ID=18574" target="_blank" rel="noopener">acidosi</a>, che consiste in uno squilibrio pericoloso per la salute. In sostanza, una carenza di carboidrati alimentari porta l&#8217;organismo a doverseli procurare utilizzando altre sostanze che vengono reperite dai depositi, e non sempre dai depositi di grasso, portando squilibri dannosi per l’organismo”. </p>
<p><strong>Sono fondamentali nella dieta degli sportivi</strong> <br />“Sempre più si tende a dare importanza ai carboidrati nella <a href="https://www.humanitasalute.it/la-dieta-perfetta-per-gli-sportivi/"><strong>dieta degli sportivi</strong></a> – conclude la dietista – soprattutto negli sport di tipo aerobico, se praticati a un buon livello (bicicletta, sci, nuoto, ecc.), che richiedono maggiore resistenza. Gli zuccheri infatti, soprattutto l’amido, sono il miglior combustibile per il lavoro muscolare. Introducendo la giusta quantità di pane, riso, pasta, legumi, frutta si riesce ad assicurare la quota energetica necessaria. Se ciò non accadesse avremmo effetti negativi sulla prestazione fisica, con i tipici segnali di stanchezza fisica e mentale. Inoltre, quando le scorte diminuiscono drasticamente, vengono utilizzate ingiustamente le proteine. Di conseguenza il ruolo dei carboidrati nell&#8217;alimentazione dello sportivo è anche quello di risparmio della massa magra (muscoli). In occasione di gare o allenamenti particolarmente intensi può essere utile uno spuntino a base di carboidrati complessi un paio di ore prima e, se necessario, introdurre ad intervalli piccole dosi di energia attraverso bevande contenenti zuccheri semplici e minerali”. </p>
<p>A cura di Elena Villa </p>
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		<title>Funghi, sì ma con attenzione</title>
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		<dc:creator><![CDATA[Redazione Humanitas Salute]]></dc:creator>
		<pubDate>Mon, 02 Sep 2002 22:00:00 +0000</pubDate>
				<category><![CDATA[A tavola in salute]]></category>
		<category><![CDATA[avvelenamento]]></category>
		<category><![CDATA[chiodini]]></category>
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		<category><![CDATA[intossicazione]]></category>
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					<description><![CDATA[<p>Annata boom per gli appassionati di ovoli, chiodini, prataioli e porcini. Gli esperti consigliano di usare molta cautela e di fare analizzare alle Aziende Sanitarie Locali il proprio raccolto</p>
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										<content:encoded><![CDATA[<p>Per crescere bene i <strong>funghi</strong> hanno bisogno di acqua. E quest’anno non si può certo dire che sia mancata. Le piogge numerose fanno pensare a una buona stagione e un’<strong>abbondante raccolto</strong> per la felicità di tutti coloro che si recheranno nei boschi in collina o montagna alla ricerca di funghi. E’ proprio questo il periodo migliore (in realtà con un largo anticipo) per coglierli e prosegue per tutto l’autunno. Ma è importante fare molta attenzione. Sono 40.000 i casi di persone che ogni hanno vengono intossicate da funghi velenosi. Per evitare spiacevoli inconvenienti è consigliabile farli esaminare presso gli Ispettorati Micologici delle Aziende Sanitarie Locali. Il servizio è completamente gratuito e integrato da un attestato di commestibilità e indicazioni per il corretto consumo. Un anno eccezionale per la quantità di funghi, ma sono numerosi sia quelli commestibili sia quelli velenosi. In anticipo rispetto gli scorsi anni si sono già verificati casi di intossicazione e per questo motivo è importante garantire che nulla di pericoloso arrivi sulle tavole. </p>
<p>Nei giorni scorsi si è verificato l’ennesimo episodio di <br /><a href="http://www.humanitasonline.com/HOL/index.cfm?ID=22354" target="_blank" rel="noopener">intossicazione</a> acuta. Due coniugi in vacanza sull’Appennino bolognese hanno ingerito un fungo tra i più temuti: l’Amanita Falloide, in grado di provocare un’ <br /><a href="http://www.humanitasonline.com/HOL/index.cfm?ID=21150" target="_blank" rel="noopener">epatite</a> acuta fulminante che determina in poco tempo la distruzione del <br /><a href="http://www.humanitasonline.com/HOL/index.cfm?ID=21462" target="_blank" rel="noopener">fegato</a>. Per questo motivo si è reso necessario il <br /><a href="http://www.humanitasonline.com/HOL/index.cfm?ID=25734" target="_blank" rel="noopener">trapianto</a> dell’ <br /><a href="http://www.humanitasonline.com/HOL/index.cfm?ID=23759" target="_blank" rel="noopener">organo </a>leso. Alla luce di quanto accaduto gli esperti ricordano che per prevenire l’avvelenamento da funghi è opportuno seguire alcune semplici ma importanti regole. </p>
<p><strong>Alcune norme utili per i raccoglitori a cura dell’UNPISI, Unione Nazionale del Personale Ispettivo Sanitario d’Italia</strong> <br />&#8211; Evitare la raccolta indiscriminata di tutti i funghi per non provocare danni all’ecosistema. <br />&#8211; Raccogliere i funghi solo se interi e non in stato d’alterazione, cioè se presentano muffe o se sono eccessivamente umidi. <br />&#8211; Una volta raccolti devono essere trasportati in contenitori rigidi e che permettano una buona areazione. Particolarmente indicati sono i cestini in vimini perché consentono un’ulteriore disseminazione delle spore ed evitano lo schiacciamento e la fermentazione dei funghi. <br />&#8211; Non raccogliere i funghi se si trovano in aree inquinate, come presso discariche o vicino a strade o autostrade. <br />&#8211; Non fidarsi di chi si proclama esperto. Fare sempre controllare il raccolto dagli Ispettori micologi delle Aziende Sanitarie Locali. </p>
<p><strong>Consigli per il consumo</strong> <br />&#8211; Per verificare se un fungo sia velenoso non esistono metodi casalinghi, come prove con l’aglio o con monete d’argento. <br />&#8211; I funghi mortali rimangono velenosi anche dopo la cottura o l’essicazione poiché le loro <br />&#8211; <a href="http://www.humanitasonline.com/HOL/index.cfm?ID=25700" target="_blank" rel="noopener">tossine</a> sono termostabili e quindi non perdono la loro tossicità. <br />&#8211; Tutti i funghi vanno mangiati ben cotti! Se crudi la <br />&#8211; <a href="http://www.humanitasonline.com/HOL/index.cfm?ID=20725" target="_blank" rel="noopener">digestione </a>è particolarmente difficile se non velenosa, poiché contengono tossine termolabili che si distruggono durante la cottura. Anche il comune “chiodino” Armillaria mellea è tossico so non viene fatto bollire per almeno 15/20 minuti. <br />&#8211; E’ bene che donne in stato di gravidanza, bambini, persone che hanno manifestato intolleranze ad alcuni farmaci o disturbi allo stomaco, al fegato o al pancreas si astengano dal mangiare funghi senza il consenso del proprio medico. </p>
<p><strong>Cosa fare in caso di avvelenamento da funghi</strong> <br />&#8211; In caso di disturbi che si presentano dopo l’ingestione di funghi è bene recarsi immediatamente al pronto soccorso più vicino. <br />&#8211; Portare tutti gli avanzi dei funghi disponibili, anche i pochi residui gettati in pattumiera per permettere agli specialisti il riconoscimento della specie. <br />&#8211; Evitare di intraprendere iniziative personali, rivolgersi solo a medici competenti. </p>
<p><em><strong>Principali funghi mortali</strong> <br />Amanita phalloides <br />Amanita verna <br />Amanita virosa <br />Lepiota specie <br />Cortinarius orellanus</em> </p>
<p>A cura di Lucia Giaculli  </p>
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		<title>Quando pane e pasta sono un veleno</title>
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		<dc:creator><![CDATA[Redazione Humanitas Salute]]></dc:creator>
		<pubDate>Mon, 06 May 2002 22:00:00 +0000</pubDate>
				<category><![CDATA[A tavola in salute]]></category>
		<category><![CDATA[celiachia]]></category>
		<category><![CDATA[celiaci]]></category>
		<category><![CDATA[dieta]]></category>
		<category><![CDATA[glutine]]></category>
		<category><![CDATA[intolleranza]]></category>
		<category><![CDATA[Preatoni]]></category>
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					<description><![CDATA[<p>Celiachia ovvero una malattia che stravolge le abitudini alimentari</p>
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										<content:encoded><![CDATA[<p>In Italia sono <strong>35 mila</strong> le persone celiache, forse molti di più. Si calcola un rapporto di 1 ogni 150 persone sane circa. Ciò significa che su dieci celiaci uno solo sa di esserlo. Negli ultimi anni i casi di celiachia sono cresciuti in maniera vertiginosa: negli anni ’80 l’incidenza della celiachia era di 1 soggetto ogni 2-3000 persone; negli anni ’90 il rapporto è diventato di 1 a 1000. Ma di cosa si tratta? E quali problemi causa? Anche le operazioni più comuni della vita quotidiana come <strong>mangiare una pizza, un piatto di pasta o comprare il pane</strong>, sono per il celiaco un ostacolo invalicabile. Gli specialisti di Humanitas parlano della celiachia, una malattia che, parallelamente al numero di casi, vede anche crescere i mezzi che permettono di affrontarla con meno disagi.</p>
<p><strong>Cos’è la celiachia?</strong><br />
Si tratta di una malattia cronica dell’<a href="http://www.humanitasonline.com/HOL/index.cfm?ID=22348" target="_blank" rel="noopener noreferrer">intestino</a> tenue causata dall’<a href="https://www.humanitasalute.it/celiachia-come-e-perche-si-e-intolleranti-al-glutine/">intolleranza al <strong>glutine</strong></a>. È, questa, una proteina vegetale presente in alcuni cereali quali il <strong>frumento</strong>, l’orzo, la segale, e in alcuni loro derivati, tra cui il malto. Più precisamente l’intolleranza è dovuta a una componente del glutine, la <strong>gliadina</strong>. Altri cereali tra cui il riso e il mais ne sono invece privi. L’intolleranza è mediata da meccanismi immunologici che vengono innescati quando il glutine entra in contatto con la mucosa intestinale. Questo evento provoca una reazione abbastanza complessa che porta i <a href="http://www.humanitasonline.com/HOL/index.cfm?ID=22850" target="_blank" rel="noopener noreferrer">linfociti</a>, importanti cellule del sistema immunitario, a produrre sostanze tossiche per le cellule che possono determinare fenomeni infiammatori.</p>
<p><strong>Da cosa è causata?</strong><br />
Perché la malattia si sviluppi è necessaria una <strong>predisposizione genetica</strong> che rende chi ne è portatore ipersensibile al glutine e lo espone alla sua potenziale tossicità. Numerosi fattori ambientali concorrono a rendere clinicamente manifesta la celiachia negli individui predisposti. Tra questi compaiono la <a href="http://www.humanitasonline.com/HOL/index.cfm?ID=22003" target="_blank" rel="noopener noreferrer">gravidanza</a>, lo <a href="http://www.humanitasonline.com/HOL/index.cfm?ID=25406" target="_blank" rel="noopener noreferrer">stress</a> psicofisico, le <a href="http://www.humanitasonline.com/HOL/index.cfm?ID=22266" target="_blank" rel="noopener noreferrer">infezioni</a> dell’apparato gastroenterico. Che vi sia una predisposizione genetica è confermato dalla particolare distribuzione della malattia nell’ambito di una stessa famiglia. Si sa infatti che la celiachia si manifesta nel 75 % dei gemelli identici ed è presente, anche se spesso senza dare alcun segno, nell’8-10 per cento dei familiari di primo grado (per esempio fratelli e sorelle) di persone dichiaratamente celiache. Questa malattia inoltre è spesso associata ad altre patologie per le quali si riconosce una causa immunologica come il Diabete di tipo I insulino – dipendente e le tiroiditi autoimmuni. Nel sesso femminile compare con maggiore frequenza rispetto a quello maschile con un rapporto di 2 : 1.</p>
<p><strong>Come si manifesta?</strong><br />
Le manifestazioni cliniche sono varie. Nella forma franca, quella cioè con i sintomi più caratteristici, la malattia compare più spesso durante lo svezzamento, a distanza di qualche settimana (ma a volte anche di mesi) dalle prime pappe a base di cereali. Le manifestazioni sono dovute sostanzialmente a fenomeni di <strong>malassorbimento</strong> e si manifestano gradualmente con tendenza al peggioramento. In generale si tratta di <strong>diarrea cronica</strong>, <a href="http://www.humanitasonline.com/HOL/index.cfm?ID=25346" target="_blank" rel="noopener noreferrer">steatorrea</a>, cioè perdita di grassi non assorbiti con le feci, <strong>carenze nutritive multiple</strong>, rallentamento nella crescita, <a href="http://www.humanitasonline.com/HOL/index.cfm?ID=22215" target="_blank" rel="noopener noreferrer">inappetenza</a> e <a href="http://www.humanitasonline.com/HOL/index.cfm?ID=26107" target="_blank" rel="noopener noreferrer">vomito</a>. Il morbo celiaco può però presentarsi anche con sintomi estranei all’apparato digerente, nel qual caso dà luogo a manifestazioni più varie ma meno specifiche e generalmente anche meno gravi rispetto alla malattia franca. In questi casi sono comuni disturbi quali <a href="http://www.humanitasonline.com/HOL/index.cfm?ID=20450" target="_blank" rel="noopener noreferrer">crampi</a>, debolezza muscolare, formicolii, <a href="http://www.humanitasonline.com/HOL/index.cfm?ID=21059" target="_blank" rel="noopener noreferrer">emorragie</a>, gonfiore alle caviglie, dolori ossei, facilità alle fratture, alterazioni cutanee, <a href="http://www.humanitasonline.com/HOL/index.cfm?ID=18691" target="_blank" rel="noopener noreferrer">afte</a>, disturbi psichici; molto frequente, soprattutto negli adulti, è l’<strong>anemia sideropenica</strong>, ovvero da carenza di ferro, che non risponde alla somministrazione per via orale di quantità anche massicce di ferro. Alcune persone possono essere affette da celiachia pur senza saperlo, dal momento che esistono molti casi in cui la malattia non crea sintomi particolarmente gravi né nel bambino né nell’adulto. Non esiste un’età in cui è più probabile che la celiachia si manifesti. Nel bambino in genere sono più comuni le forme franche di malattia, mentre nell’adulto si rilevano più spesso le forme clinicamente meno definite, ma questo solo perché le prime, che producono una forte sintomatologia, sono più facili da diagnosticare. Spesso la celiachia compare in forme atipiche, legate probabilmente a un danno minore della mucosa intestinale, che esordiscono più tardi, dopo il secondo anno di vita. In certi individui una forma di malattia latente viene rivelata da manifestazioni secondarie. È il caso della dermatite erpetiforme nella quale un accumulo di anticorpi tipici della celiachia, fa comparire a livello dei gomiti e degli avambracci, delle ginocchia e dei glutei caratteristici arrossamenti e permette di arrivare indirettamente alla diagnosi.</p>
<p><strong>Perché questi sintomi?</strong><br />
La risposta immunitaria che il morbo celiaco induce nell’apparato digerente ha come risultato ultimo, per progressiva distruzione delle cellule che li costituiscono, l’appiattimento dei <strong><a href="http://www.humanitasonline.com/HOL/index.cfm?ID=26062" target="_blank" rel="noopener noreferrer">villi intestinali</a></strong>. Si tratta di piccole strutture che sporgono verso il lume dell’intestino conferendo, con il loro elevatissimo numero, un aspetto vellutato alla mucosa e aumentandone moltissimo la superficie a vantaggio dei processi di assorbimento. I villi, infatti, hanno il compito di moltiplicare la superficie “assimilante” del tubo digerente. Tanto più grave è la malattia, tanto più la superficie intestinale risulta piatta, atrofica. L’appiattimento dei villi, preposti all’assorbimento, determina una riduzione significativa nell’assorbimento dei principi nutritivi che si trovano negli alimenti. Ciò si traduce in uno stato di cattiva nutrizione: si tratta quasi di una sorta di “digiuno” involontario, che comporta oltre a una carenza energetica anche un deficit di elementi essenziali come <strong><a href="http://www.humanitasonline.com/HOL/index.cfm?ID=26093" target="_blank" rel="noopener noreferrer">vitamine</a></strong>, <strong><a href="http://www.humanitasonline.com/HOL/index.cfm?ID=21498" target="_blank" rel="noopener noreferrer">ferro</a></strong> (con conseguente anemia), <strong><a href="http://www.humanitasonline.com/HOL/index.cfm?ID=19677" target="_blank" rel="noopener noreferrer">calcio </a></strong>(con possibile comparsa di osteoporosi) e altri <a href="http://www.humanitasonline.com/HOL/index.cfm?ID=23681" target="_blank" rel="noopener noreferrer">oligoelementi</a>.</p>
<p><strong>Come si effettua la diagnosi?</strong><br />
“Per confermare un sospetto clinico di celiachia, è indispensabile osservare se, al livello del piccolo intestino, è presente il danno che le reazioni immunitarie descritte sopra producono. Questo controllo viene effettuato grazie a una <strong>biopsia</strong>, cioè l’osservazione microscopica di un campione di tessuto prelevato tramite l’esofagogastroduodenoscopia detta più comunemente <a href="http://www.humanitas.it/pazienti/diagnosi/esami-invasivi/788-gastroscopia"><strong>gastroscopia</strong></a>. Sempre a fini diagnostici si ricerca nel sangue la presenza degli anticorpi antigliadina (AGA) e antiendomisio (EMA). Bisogna però considerare che questi anticorpi non si sviluppano in una percentuale di malati del 2 – 3% e quindi non rilevarne la presenza può non essere determinante. Il loro dosaggio, quando presenti, viene utilizzato anche per seguire l’andamento della malattia una volta iniziata l’alimentazione adeguata. Oltre che per arrivare a diagnosi certa, l&#8217;endoscopia è importante anche per la diagnosi &#8220;legale&#8221; di celiachia. Per ottenere <strong>l’esenzione del ticket</strong> cui hanno diritto, infatti, le persone affette da questo morbo devono fornire una dimostrazione istologica della malattia celiaca con endoscopia e biopsia della parte più profonda del duodeno.</p>
<p><strong>Come si cura?</strong><br />
L’unico modo di trattare la celiachia consiste nell’<strong>eliminare completamente</strong> dalla dieta gli alimenti che contengono glutine. Una tale restrizione alimentare fa regredire la malattia nel 98% dei casi, e, nell’arco di un anno o poco più, l’intestino recupera appieno le sue funzioni. Dato che il regime dietetico va seguito per tutta la vita, il celiaco ha diritto all’esenzione del ticket che gli permette di acquistare fino a 12 Kg al mese di prodotti che non contengono glutine. Al momento della diagnosi di malattia in genere vengono valutati i fattori che sono indice di anemia, la funzionalità tiroidea e, nelle donne, il livello di mineralizzazione ossea mediante la mineralometria ossea computerizzata (<a href="http://www.humanitasonline.com/HOL/index.cfm?ID=23371" target="_blank" rel="noopener noreferrer">MOC</a>). Occorre tener presente che i pazienti che vengono curati per il morbo celiaco rappresentano solo la punta di un <strong>iceberg</strong>; infatti molti sono quelli ai quali, soffrendo di forme atipiche, la malattia non viene diagnosticata.</p>
<p><strong>Quali sono le norme alimentari che deve seguire un celiaco?</strong><br />
Per assicurare comunque un adeguato apporto di carboidrati, le sostanze nutritizie presenti nei cibi “proibiti”, ci sono molti alimenti alternativi. Tra questi, di facile reperibilità senza dover ricorrere a marchi specializzati, il <strong>riso</strong>, il grano saraceno, il <strong>mais</strong> e il miglio, nonché, tra i tuberi, le <strong>patate</strong>. Sono, inoltre, non solo permessi, bensì raccomandati la frutta e la verdura, la carne, il pesce, il latte, i formaggi freschi e gli stagionati come il parmigiano. Per permettere una dieta variata esiste anche una grande quantità di alimenti certificati per celiaci. Non basta infatti eliminare dall’alimentazione i cereali incriminati: spesso contengono glutine anche cibi insospettabili, nelle cui fasi di lavorazione sono stati utilizzati, per esempio, alcuni derivati del frumento come gli addensanti. Questo è vero per tante specialità alimentari: chi penserebbe che molti insaccati o alcuni wurstel o certe bresaole, solo per fare qualche esempio, siano alimenti proibiti per un celiaco? Ma anche la carne impanata, alcuni hamburger preconfezionati e il surimi? Esiste per questo un prontuario che elenca, prodotto per prodotto con tanto di marca, tutti gli alimenti accessibili al celiaco disponibili nella grande distribuzione.</p>
<p><strong>Se non si segue la dieta?</strong><br />
Le forme lievi che producono sintomi vaghi e aspecifici spesso non vengono riconosciute e sono causa di una pletora di manifestazioni minori come anemia e <a href="http://www.humanitasonline.com/HOL/index.cfm?ID=23841" target="_blank" rel="noopener noreferrer">osteoporosi</a>. Chi non cura una celiachia in forma franca rischia, come conseguenza estrema, la vita stessa e comunque vede aumentare la possibilità di sviluppare altre malattie. Tra queste, diventa doppio il rischio di ammalarsi di tumore all’intestino rispetto alle percentuali comuni, mentre aumenta del 70 – 80% la possibilità di andare incontro a linfoma di Hodgkin. Inoltre, aumenta del 20% circa anche l’incidenza dei tumori alla bocca, all’esofago e alla faringe. Esistono numerose associazioni che si occupano dei problemi legati alla celiachia, pronte a fornire informazioni e consigli a chiunque ne faccia richiesta. Tra queste è molto attiva l’associazione italiana celiachia che si trova su internet all’indirizzo <a href="http://www.celiachia.it" target="_blank" rel="noopener noreferrer">www.celiachia.it.</a></p>
<p>A cura di Giorgia Diana</p>
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