E’ causata dal virus A-H5N1 e colpisce i polli: è la tanto temuta “influenza aviaria”, di cui si sente spesso parlare in questi giorni. Nel 1997 per la prima volta questo virus riuscì a passare all’uomo, causando 6 morti e 18 infetti. Nel Sud Est asiatico finora ha contagiato 120 persone, e la metà di queste sono decedute. E in Italia? Dobbiamo davvero temere questo virus?
Il decreto legge approvato il 16 settembre dal governo contiene un piano di prevenzione e di azione nel caso in cui l’influenza aviaria si trasmettesse da uomo a uomo e arrivasse nel nostro Paese. Le misure di prevenzione adottate, che prevedono la disponibilità di 35 milioni di dosi di vaccino, indicano uno stato di attenzione che non deve però diventare allarmismo. “Mantenere alta la guardia è giustificato – sostiene il prof. Alberto Mantovani, immunologo dell’Istituto Clinico Humanitas e dell’Università degli Studi di Milano -. Tuttavia questo non significa che si deve smettere di mangiare carne di pollo o uova per timore di essere contagiati.
Stiamo parlando di un virus che colpisce gli animali, e che per ora all’uomo si è trasmesso solo con il contatto diretto con il pollo vivo. Sono stati casi limitati, anche se quando ciò è accaduto il virus ha causato un’elevata mortalità (superiore al 50%), rivelandosi un temibile nemico”.
E se è vero che da molti anni l’Organizzazione Mondiale della Sanità è in allerta perché teme il diffondersi di un virus influenzale molto aggressivo, come in passato ‘la spagnola’ che provocò milioni di morti, non vi sono certezze che il virus tanto temuto possa essere proprio l’A-H5N1.
“Attualmente le armi a nostra disposizione contro l’aviaria – spiega ancora il prof. Mantovani – sono i normali farmaci antinfluenzali, capaci di bloccare un enzima fondamentale perché il virus entri nell’organismo: per essere efficaci, però, devono essere somministrati precocemente. La preoccupazione maggiore è che compaia un variante virale in grado di consentire la trasmissione del virus da uomo a uomo, creando il rischio di una vera pandemia. E poiché stiamo parlando di un’eventuale variante di un virus mutevole, è difficile mettere a punto a priori un vaccino sicuro ed efficace ad hoc. Tuttavia, il comune vaccino anti-influenzale potrebbe rappresentare una misura preventiva sensata”.
A cura della Redazione