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AIDS: si può guarire senza farmaci?

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La rivelazione arrivata il 13 novembre dal News of the World ha suscitato incredulità, scetticismo e molte discussioni. Un giovane britannico di 25 anni avrebbe “miracolosamente” sconfitto il virus dell’AIDS senza alcuna medicina. Sarebbe il primo caso al mondo.
Sottoposto ad esami nel 2002, il giovane era risultato sieropositivo. I controlli effettuati poco più di un anno dopo, però, hanno evidenziato che nel suo sangue non c’era più traccia del virus, nonostante egli non avesse preso medicine. In passato casi del genere si sono sempre rivelati una falsa speranza per i malati di AIDS. Ma questa volta i medici del giovane, che nel frattempo ha accettato di diventare un caso di studio per aiutare i ricercatori a trovare nuove forme di lotta contro il virus, escludono qualsiasi scambio di campioni o confusione di cartelle cliniche.
Un “miracolo” che apre le porte ad un vaccino o semplicemente un errore? Lo abbiamo chiesto al prof. Alberto Mantovani, Direttore Scientifico di Humanitas e immunologo dell’Università degli Studi di Milano: “Non è mai accaduto prima d’ora che un soggetto che abbia contratto la malattia sia guarito spontaneamente. Sarebbe il primo caso, decisamente eclatante. Questo non significa che sia impossibile, ma per dare un parere fondato bisognerebbe analizzare la documentazione clinica, essere certi che la prima diagnosi fosse giusta e che non si sia trattato di un ‘falso positivo’. Di un caso, cioè, di positività di anticorpi contro il virus dell’HIV che però, per varie ragioni, non viene confermata nel tempo: ad un esame approfondito questi pazienti rivelano differenze rispetto a quelli realmente infettati dal virus HIV.
Fino ad oggi è successo, ed è stato documentato da pubblicazioni e studi scientifici, che persone esposte al virus non si siano infettate. Per alcuni di questi soggetti – per lo più concentrati nei Paesi del Nord – il motivo è genetico: nel loro sistema immunitario manca una delle ‘porte di entrata’ del virus dell’HIV. Per altri soggetti ‘resistenti’ o ‘refrattari’ non si conoscono invece ancora le cause genetiche.
Ci sono poi altre persone nelle quali la malattia non progredisce: si infettano ma raggiungono un equilibrio con il virus”.
Dagli anni ’90, quando è stato scoperto il virus responsabile dell’AIDS, molti passi in avanti sono stati fatti. Grazie alle campagne informative e di sensibilizzazione, che hanno permesso di ridurre il contagio e la diffusione della malattia. E grazie ai farmaci retrovirali, capaci di bloccare la moltiplicazione del virus riducendo la mortalità. In attesa di ulteriori conferme o smentite riguardo al caso del giovane inglese, appare fondamentale non abbassare il clima di allerta verso il virus dell’HIV.

Di Monica Florianello