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Corsa “senza scarpe”: usa i tuoi piedi!

Corsa minimalista, corsa naturale o barefoot running. Tre modi per intendere la stessa cosa, un modo di correre senza scarpe, o quasi. I piedi sono assoluti protagonisti di questo tipo di corsa, con le scarpe che giocano un ruolo marginale, se pur decisivo. Le scarpe hanno una suola sottile, il minimo indispensabile per coprire il piede, ma la pianta “sente” comunque la superficie su cui si corre, o si cammina: «È una vera e propria esplorazione sensoriale», dice il dottor Manuel Profili, radiologo dell’ospedale Humanitas.

Lui è un barefoot runner da 3 anni, da quando casualmente ha scoperto sul web questo atipico modo di correre. Da allora ne ha fatto una pratica che va al di là dell’esercizio fisico: «Corro un’ora al giorno e copro più di 2000 km, quasi 2500 km l’anno. Inoltre uso questo tipo di scarpe anche se non devo correre, nella vita di tutti i giorni, soprattutto nel tempo libero», aggiunge. Il suo entusiasmo ha contagiato un anno fa anche un suo collega, il dottor Ezio Lanza, anche lui radiologo di Humanitas.

(Per approfondire leggi qui: Mal di schiena, scarpe “a dondolo”? Meglio quelle da corsa)

Nella corsa minimalista l’avampiede “sente” il terreno e fa da ammortizzatore

Di corsa minimalista “quasi a piedi scalzi” si è interessata anche la ricerca scientifica. Nel 2009 la prestigiosa rivista Nature ha pubblicato uno studio di un team di ricercatori dell’università di Harvard (Stati Uniti). «I ricercatori sono partiti da questo dato: con un uso sempre più massiccio e sofisticato della tecnologia per confezionare scarpe da corsa, il numero degli infortuni anziché diminuire era aumentato – spiega il dottor Profili. Si sono dunque domandati se non fosse meglio una corsa naturale. Hanno condotto così uno studio su diversi tipi di corsa e hanno visto che le scarpe moderne possono indurre a correre con una tecnica non corretta».

(Per approfondire leggi qui: Scarpe “a dondolo”? Per il movimento è come avere i tacchi a spillo)

Tutt’altra cosa invece la corsa “senza scarpe”: il team di scienziati ha dimostrato come questa tecnica fosse «corretta, sfruttando tutti i muscoli e i legamenti del piede e soprattutto la propriocezione: la pianta del piede, a contatto con il terreno, fa sì che i recettori sentano l’impatto».

Le scarpe da corsa minimalista sono molto basse, senza dislivello tra punta e tallone

Con questo tipo di corsa, e anche di scarpe, cambia il modo in cui il piede impatta il terreno. Non si atterra sui talloni bensì con la parte anteriore del piede: «Correre sui talloni comporta un sovraccarico della colonna vertebrale e può essere causa di mal di schiena», precisa il dottor Lanza.

Pertanto chi corre in questo modo non ha bisogno di scarpe con alti ammortizzatori posteriori. «La scarpa è davvero flessibile, leggera e molto bassa; il dislivello fra punta e tallone è nullo ed è l’avampiede stesso che, “sentendo” il terreno, fa da ammortizzatore. La suola è sottilissima e anche se all’inizio si può avvertire fastidio, a lungo andare invece si può provare piacere a correre su superfici irregolari: è una sorta di massaggio», confessa il dottor Profili.

(Per approfondire leggi qui: Corsa e cuore, occhio all’affanno)

Tuttavia la corsa minimalista non è un’opzione immediatamente alla portata di tutti. Chi ha un piede sano può ricorrere al barefoot running e persino beneficiare di questa corsa quasi a piedi nudi per la postura, ad esempio. Chi invece ha un piede in particolari condizioni, con anomalie come il cosiddetto “piede piatto” o l’alluce valgo, deve fare più attenzione e rivolgersi a un centro specializzato per ricevere le giuste indicazioni sulla possibilità di usare questo tipo di scarpe.