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Howe: riposare è importante, quanto la voglia di vincere

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Finalmente è arrivato il momento della conferma per Andrew Howe, campione emergente dell’atletica leggera italiana. Il 4 marzo scorso a Birmingham si è aggiudicato il titolo europeo indoor nel salto in lungo, con m 8,30, stabilendo anche il nuovo record italiano, vecchio di 20 anni. “Una vittoria contro me stesso, vista la bruttissima qualificazione che avevo ottenuto”. Ventun anni, studente di Scienze motorie, gareggia per l’Aeronautica militare e ha un’allenatrice d’eccezione: sua madre René Felton, ex ostacolista statunitense. Attenta e scrupolosa, si occupa anche della sua salute.

Quando hai cominciato? E da quando hai scelto di puntare più sul salto in lungo che sulla corsa?
“Ho corso la mia prima gara a 4 anni. Ma la mia scelta di fare atletica non è stata obbligata nonostante fosse ovvio che a mia madre avrebbe fatto piacere. Dall’anno scorso mi sono concentrato sul salto in lungo perché mi riesce più naturale, ottengo migliori risultati, ma soprattutto mi piace: è stata una decisione a cuore aperto”.

A che età avvieresti un bambino all’atletica?
“Innanzitutto gli lascerei libera scelta come è stato per me. E lo farei cominciare, come gioco, verso i 10 anni. È uno sport naturale e istintivo, per niente costoso (al massimo ci vogliono le scarpe chiodate) e vale come preparazione a qualsiasi altra attività sportiva: in tutte, infatti, c’è sempre un po’ di atletica. Avrà tempo in seguito di decidere se continuare con un impegno più serio. Rispetto al calcio ha il grande vantaggio che i genitori fanno meno pressioni”.

Che facoltà fisiche e psicologiche sviluppa questo sport?
“Ti insegna ad abbattere gli ostacoli che ti stanno di fronte, a vincere quando stai perdendo, a credere nei tuoi obiettivi. Maturi presto come persona e ti abitui ad affrontare situazioni analoghe a quelle che potranno capitarti nella vita in ambito non sportivo. Richiede intelligenza oltre che preparazione atletica e come sport individuale insegna a lottare per i propri diritti”.

Il tuo stile di vita come è condizionato dalla pratica sportiva?
“I sacrifici sono tanti, ricompensati però dalle soddisfazioni. Certo non posso andare in discoteca tutte le sere e seguo una vita abbastanza regolare e tranquilla, ma non per questo da eremita. Sai quando puoi e quando non puoi ‘trasgredire’. Mi alleno dalle 10.30 alle 12.30 e dalle 15.30 alle 18.30, dal lunedì fino al sabato mattina incluso e poi riposo. Il riposo serve tantissimo e ugualmente il sonno notturno. Abbiamo bisogno di 8 ore per notte, senza sconti. Io mi sveglio alle 8 e se vado a letto a mezzanotte e un minuto è come se andassi a letto alle 2. Ho provato, davvero è così”.

Che tipo di alimentazione segui? Che cosa mangi prima di una gara?
“Seguo una dieta varia, soprattutto alterno le proteine e tutti i tipi di carne, con pasti regolari nel corso della giornata. Prima di una gara di solito preferisco il pollo, con riso e insalata, o anche pomodori”.

Stai attento in qualche modo a non ammalarti prima delle gare?
“Non ci penso molto. In Finlandia, lo scorso inverno, ho gareggiato con 38 di febbre tirando fuori tutte le mie energie. Il mio punto di riferimento per curare le malattie di ordinaria amministrazione è sempre mia madre”.

Hai mai avuto infortuni seri? Come si superano?
“Nel 2003 mi sono rotto lo scafoide. Sono stato fermo un anno, poi, nel 2004, durante le deludenti qualificazioni ai Giochi olimpici di Atene in cui non ho raggiunto le semifinali, mi sono infortunato di nuovo. Ho seguito le terapie e la lunga riabilitazione, durante le quali succede a tutti di scoraggiarsi. Io, in particolare, non ero ancora un atleta affermato, ma solo un ragazzetto che aveva vinto i Mondiali juniores e che aveva appena fallito alle Olimpiadi. C’erano molte persone che mi davano per finito e la voglia di vincere contro di loro è stata una spinta determinante per farcela”.

Come credi vada affrontato il problema del doping?
“L’arma principale sono i controlli, che di fatto sono sempre più frequenti. Io posso dire che quest’anno sono già stato controllato a sorpresa due volte, oltre ai test previsti di regola a ogni gara”.

Oltre all’atletica, pratichi altri sport per divertimento?
“Mi diverto a giocare a pallone”.

I prossimi appuntamenti?
“Il 10 giugno si comincia la stagione all’aperto con la tappa del Grand Prix Eugene negli Stati Uniti poi il 23 e 24 giugno ci sarà la Coppa Europa a Milano; ma l’obiettivo più importante è in calendario a fine agosto: i Mondiali di Osaka”.

A cura di Francesca Blasi

Immagini Giancarlo Colombo per OMEGA/FIDAL