Una condizione di frequente riscontro nel sesso maschile in età pediatrica è il criptorchidismo, ovvero la mancata discesa del testicolo nel sacco scrotale. Ma quali sono le conseguenze di lungo periodo sul benessere sessuale e sulla salute riproduttiva dell’uomo? Della relazione tra criptorchidismo e fertilità maschile ci parla il dottor Luciano Negri, Aiuto Andrologo del Fertility Center di Humanitas.
Primi mesi di vita cruciali
I testicoli sono gli organi dell’apparato genitale maschile responsabili della produzione del liquido seminale e degli ormoni maschili. A contenerli è lo scroto. In questa sacca i testicoli vengono accolti quando il bambino è ancora nell’utero, nell’ultima fase della gravidanza, o subito dopo la nascita. In genere la discesa dei testicoli avviene entro il nono mese di vita.
A determinare la mancata discesa del testicolo, più spesso quello destro, o di entrambi i testicoli, può essere una causa anatomica come per esempio la brevità del funicolo spermatico. Il criptorchidismo può essere endoaddominale o inguinale a seconda del distretto in cui viene interrotta la discesa dell’organo (addome o inguine).
Il criptorchidismo non è segnalato da altri sintomi se non dall’assenza del testicolo nel sacco scrotale. Pertanto l’osservazione dell’infante, con la palpazione ovvero il ricorso a esami strumentali sono sufficienti a diagnosticare questa condizione.
Nel corso del primo anno di vita il testicolo potrà discendere da sé mentre in altri casi sarà necessario il ricorso a un trattamento: «La correzione del criptorchidismo – aggiunge il dottor Negri – è attualmente raccomandata entro il secondo anno di vita, meglio se entro l’anno e mezzo. La terapia ideale del criptorchidismo è chirurgica (orchidopessi). I trattamenti ormonali sono attualmente considerati di ridotta efficacia (Linee Guida Siams-Società Italiana di Andrologia e Medicina della sessualità, 2018)».
I rischi futuri
Fino a quarantanove anni il tumore più diagnosticato nel sesso maschile è il tumore ai testicoli. La neoplasia, associata a una prognosi favorevole con oltre il 90% di sopravvivenza a cinque anni dalla diagnosi, trova proprio nel criptorchidismo un fattore di rischio.
Oltre a questo quali sono gli altri rischi di lungo periodo per chi è stato interessato dalla mancata discesa del testicolo? «Il criptorchidismo – risponde lo specialista – si associa a un aumentato rischio di ipofertilità o sterilità. Il 70-80% dei soggetti con criptorchidismo bilaterale e il 40-50% dei soggetti con criptorchidismo monolaterale presenta una oligozoospermia o azoospermia (Linee Guida SIAMS, 2018)».
Le caratteristiche della mancata discesa del testicolo sono fattori rilevanti per la relazione con la fertilità: «Il criptorchidismo addominale e bilaterale, l’intervento chirurgico eseguito dopo i due anni di vita e la concomitante presenza di malformazioni dei canali spermatici sono le condizioni più sfavorevoli per la futura fertilità del paziente».
Essere stati interessati da criptorchidismo potrà dunque essere un elemento rilevante negli anni: «Spesso i pazienti operati in giovanissima età hanno un ricordo vago dell’intervento o addirittura lo rimuovono. L’intervento eseguito in epoca scolare – continua l’esperto – può invece lasciare un ricordo sgradevole che comporta un’avversione alla visita andrologica. Nella grande maggioranza dei casi la storia di un criptorchidismo affiora nel momento di difficoltà a riprodursi. Meno frequentemente, per fortuna, al momento di una diagnosi di tumore testicolare. In generale, i genitori andrebbero informati di fare controllare un esame seminale e una ecografia scrotale al figlio una volta raggiunta la maggiore età», conclude il dottor Negri.